martedì 30 aprile 2013

LE TECNICHE D'ORO DELLA MOUNTAIN BIKE: SURPLACE, IMPENNATA E BUNNY HOP




 
scritto da Fabio Cappelli

PREMESSA

molti biker's come del resto il sottoscritto iniziano ad andare con una certa costanza in mountain bike quando non si è più bambini, quando cioè il germe dell'incoscienza ha lasciato pian piano spazio ad una più obiettiva e ponderata valutazione dei rischi a cui ci si espone praticando questo tipo di sport; è indubbio infatti che un fondamentale numero di automatismi, tecniche e modalità con il quale si deve imparare a padroneggiare questo mezzo, si apprendono, o perlomeno sarebbe auspicabile apprenderle in un'età dove il nostro corpo, e in particolar modo la nostra mente si dimostrano più recettivi nell'immagazzinare tutta una quantità di informazioni che diverranno un bagaglio permanente e inscindibile dell'individuo stesso.
Nella mountain bike la capacità di improvvisare, di adattarsi alle continue variabili ai quali sia il mezzo che l'individuo verranno sottoposti, diventa una discriminante fondamentale per far si che si possano affrontare con disinvoltura e con un ampio margine di sicurezza, percorsi caratterizzati da difficoltà tecniche che per altri risultano insormontabili.
Posso garantire per esperienza che l'allenamento paga, esso infatti e il miglior maestro anche quando non si inizia da bambini; imparare a conoscere i propri limiti, ascoltare i segnali che il fisico ci invia e cimentarsi di volta in volta in difficoltà tecniche progressive, fa fare al corpo, ma principalmente alla mente, un salto qualitativo importante, tuttavia talvolta non è sufficiente, poiché a parte il conservare in noi stessi quella sopracitata vena d'incoscienza che c'è l'hai o non c'è l'hai scritta nel tuo DNA, per il resto è tecnica acquisita in quel tempo della vita dove gli errori hanno un peso diverso.
Di seguito riporto alcune tecniche utili, anzi fondamentali per la pratica della mtb che, specie se acquisite in tenera età si dimostreranno preziose per la conduzione della bicicletta entro una amplissima varietà di situazioni nelle quali ci possiamo imbattere nel momento in cui decidiamo di intraprendere la “via del biker”.



IL SURPLACE

Apparentemente la tecnica del surplace può sembrare superflua non quando addirittura contraddittoria rispetto alle capacità tecniche che dovrebbero distinguere un biker, qualcuno infatti si potrà chiedere a cosa mai possa servire imparare a stare fermi e in equilibrio in sella ad una bicicletta, quando poi, proprio la bicicletta ha come scopo quello di farci spostare viaggiando, da un posto all'altro!
Nella realtà il surplace è nato proprio con la bicicletta, specie nelle gare su pista, questa particolare tecnica è parte integrante della competizione, gli atleti si sfidano in lunghissimi ed estenuanti testa a testa nell'attesa che uno dei due contendenti rompesse gli indugi e scattasse in maniera fulminea nella speranza di prendere di sorpresa l'avversario.
A prescindere dal fatto che esercitarsi nel surplace è propedeutico con qualsiasi tipo di bicicletta, nella mountain bike esso diviene addirittura fondamentale! La mountain bike infatti a causa dei tipi di tracciati che vengono affrontati, necessità di una notevole capacità di equilibrio, su salite sconnesse, caratterizzate da solchi, avvallamenti e terreno incoerente, che costringono il biker ad effettuare dei continui cambi di velocità , diventa utilissimo saper padroneggiare la bicicletta, non di meno la stessa cosa vale in discese tecniche, o di fronte ad imprevisti lungo il percorso.

Esecuzione del Surplace:

Il surplace si può eseguire sia stando seduti in sella che in piedi sui pedali, qualcuno sostiene che il surplace non serve esclusivamente per non mettere il piede in terra in corrispondenza di un semaforo rosso, l'affermazione mi trova d'accordo, però aggiungo, visto che rado si monta in bici proprio per imparare/migliorare questa tecnica, il semaforo rosso diventa un ottimo momento per far pratica, piuttosto che appoggiarsi ad un lampione o peggio ancora attraversare!
Per spiegare come si esegue il surplace si possono spendere mille parole più o meno esaustive, io dirò semplicemente che bisogna salire in bicicletta e cercare di stare in equilibrio (piedi sui pedali), stando il più fermi possibile per un tempo illimitato, e affidandosi il meno possibile all'aiuto dei freni.....facile no?!




IMPENNATA

La tecnica dell'impennata rientra a pieno titolo nell'ABC del vocabolario della mountain bike, non è infatti neppure immaginabile un approccio a questa disciplina senza conoscerne i rudimenti.
Attenzione! C'è da fare una netta distinzione fra un'impennata acrobatica, esibita per dar spettacolo e che naturalmente presuppone ottime capacità di equilibrio, preparazione, automazione del gesto, ed un'impennata al servizio del biker in funzione dell'utilità del momento, come può essere ad esempio lo scavalcamento di una radice affiorante dal terreno oppure l'attraversamento di un solco poco ampio oppure ancora di un gradino o una roccia; mi fermo qui, ma le casistiche sono infinite!
In questi casi, e quindi più sovente di quanto pensiamo, in maniera del tutto istintiva, di fronte a queste situazioni utilizziamo l'impennata! Ovviamente la sua esecuzione non lascia a bocca aperta nessuno per la meraviglia, ma ad ogni modo la base di quel gesto è già tutta li, altrettanto ovviamente un modo di interpretare l'impennata in termini così limitati ne svaluta la sua efficacia di fronte a ostacoli appena appena più minacciosi, esponendoci al facile, ma poco elegante rimedio, di mettere piede a terra, o peggio facendoci perdere l'equilibrio e cadere! Si dimostra quindi molto utile razionalizzare e fare nostro un movimento che già il nostro inconscio utilizza di base!
Ecco in sintesi i passaggi essenziali per svolgere un'impennata efficace, che con dedizione e perseveranza può portarci a compiere autentici giochi di funambolismo:
Gioco forza di questa tecnica è quella di trovare un punto di equilibrio sulla ruota posteriore della bicicletta, si procede eseguendo in simultaneamente due azioni distinte, 1) trazione del manubrio all'indietro con le braccia semiflesse e 2) una pressione col piede sul pedale più avanzato, conviene a tal proposito usare dei rapporti corti.
Una volta staccata di circa 30 cm da terra, si continua a pedalare mantenendo questa posizione, e se ci accorgiamo che la bicicletta inizia ad impennarsi troppo si agisce con tempismo e leggerezza sulla leva del freno della ruota posteriore.
I più bravi riescono a stare in equilibrio un tempo “infinito”, anche con mezzi che per loro stessa natura mal si presterebbero a certe acrobazie, i video qui riportati chiariranno meglio quel che dico!




BUNNY HOP

Il bunny hop, ovvero, letteralmente tradotto "il salto del coniglio", è un singolare tipo di tecnica utilizzata nella mountain bike il cui nome ci da un'idea abbastanza precisa in merito alla sua esecuzione e che ha come scopo quello di saltare anche in corsa, degli ostacoli altrimenti insormontabili. 
Quando si parla di ostacoli insormontabili si possono intendere grossi rami caduti, fosse, manufatti artificiali, pietroni e più in genere tutti quegli ostacoli che non consentono un loro attraversamento con la classica impennata, limitandosi poi a “trascinare” la ruota posteriore sull'ostacolo; no! In questo caso la natura dell'ostacolo, vuoi per la sua eccessiva sporgenza dal terreno, o per la sua ampiezza, non renderebbero sufficiente una semplice impennata, essa non garantirebbe infatti uno scavalcamento agevole e sicuro, con il conseguente rischio di un arresto improvviso e pericoloso della marcia; è proprio in queste circostanze che può tornare utile il bunny hop! 
Niente paura!! Se è vero infatti che la tecnica del bunny hop risulta di non facile apprendimento, nella normalità delle escursioni fra amici è pressoché inutilizzata poiché non indispensabile a causa del tono semiserio che queste uscite intendono avere, essa infatti è indirizzata più che altro ai campioncini in erba, che fin dalla tenera età vengono avviati a tutte le sfaccettature delle ruote grasse, più raramente diventa oggetto di studio da parte di atleti più adulti che lo fanno semmai per una normale propensione ad apprendere tecniche via via sempre più evolute. Ben inteso, tanto per non essere fraintesi, il bunny hop non è una finezza o uno sfizio fine a se stesso, utile per strappare qualche l'applauso dei presenti! Esso entra a pieno titolo del protocollo dei corsi dei svolti dai maestri di mountain bike, che devono trasmetterlo in maniera ottimali alle nuove leve, e chiunque e ad ogni età dovrebbe quanto meno capirne i rudimenti.
Ma veniamo alla sua esecuzione:


La tecnica del bunny hop si sviluppa in 3 fasi distinte:
  1. Salto: una volta individuato l'ostacolo, il corpo si rannicchia leggermente verso il basso, giunti a pochi centimetri dall'ostacolo solleviamo con un azione rapida il manubrio tirandolo a noi e mantenendo le braccia tese, spostando il peso all'indietro, facendo alzare così la ruota anteriore.
  2. Volo: La parte del volo è, con ogni probabilità il segmento più difficile nell'esecuzione del bunny hop. Il corpo dovrebbe distendersi in avanti e con un'operazione sincronizzata e fulminea dovremmo spingere sui pedali per far si che la ruota posteriore si stacchi, così come l'anteriore, anch'essa da terra.

  1. Atterraggio: la linea di pensiero relativa a come si dovrebbe atterrare nel bunny hop non è univoca, chi sostiene con la ruota posteriore, chi con l'anteriore e c'è chi in ultimo sostiene di privilegiare un contatto del suolo con ambedue le ruote contemporaneamente.
    Molte sono, a mio modesto parere, le variabili che incidono sulla scelta di ognuna di queste versioni d'atterraggio, es: il tipo di ostacolo, la velocità, la natura del terreno, la padronanza della tecnica etc... il consiglio è di trovare la soluzione più congeniale a noi stessi con un sistematico allenamento e ricordate è che solamente giunti con esito positivo in questo segmento del bunny hop che potrete dire che l'esercizio è stato ben svolto, diversamente è probabile che assaggerete la nuda terra.