venerdì 31 dicembre 2010

....A PROPOSITO DI SMARTARC

di Fabio Cappelli

E' circostanza recente la mia partecipazione ad una escursione con Smartarc, per chi non fosse a conoscenza di cosa sia Smartarc e di conseguenza non sapesse di cosa stia parlando, è invitato a visionare il blog al quale è possibile accedere dai link del mio(blog), ciò premesso vorrei tornare alla escursione guidata in località Moriolo, alla ricerca del leggendario castello che ivi era stato eretto a guardia e difesa dei confini di San Miniato.
Il punto di partenza è stato in corrispondenza della chiesa di Moriolo dove ci ha accolti il parroco, Don Luciano, il quale si è di buon grado unito alla nostra compagnia per recarci appunto alla ricerca di ciò che  restava di questa fortificazione medievale.
Il gruppo nel complesso ha contato 8 partecipanti; queste escursioni vale la pena sottolineare, non hanno un tono accademico, e seppure si prefiggano lo scopo di divulgare conoscenza e cultura del nostro territorio, non tendono a divenire lezioni noiose e sterili, bensì ricognizioni sui luoghi d'interesse, aperti a chiunque, e a titolo gratuito
Giunti in corrispondenza di un edificio non troppo distante dalla chiesa, sono stati letti dei passi, tratti da documentazione storica atti ad avvalorare l'autenticità del sito, sono state distribuite anche copie di antichi stradari riportanti la viabilità e i nuclei abitati dell'epoca, a tutto ciò ha corrisposto un riscontro tangibile relativo alla struttura che ha messo in evidenza quelle che sono con ogni probabilità le uniche parti ancora in piedi del castello.
L'edificio, oggi proprietà privata e in fase di ristrutturazione, mostra una porzione con mattoni fortemente usurati che ne dovrebbero garantire un'origine medievale, in particolare salta all'occhio un contrafforte posto in un angolo del probabile maniero, a tal proposito questo elemento architettonico potrebbe indicare una struttura a torre, forse una rocca, e non un vero castello così come vuole l'immaginario colletivo, verosimilmente una guarnigione di soldati con preminente funzione d'avvistamento in prossimità del passo di Moriolo.
La visita è poi proseguita all'interno della struttura, scendendo in un piano seminterrato, caratterizzato da pareti in pietra e mattoni e da bellissime volte a soffitto, in particolare  mi sono soffermato a guardare quella che apparentemente sembrava una normale porta di accesso verso un piano di livello inferiore e che in realtà si è dimostrato poi essere un pozzo, il che nella logica militare del tempo, caratterizzata anche da lunghi assedi, era un' indispensabile fonte di autonomia, che permetteva agli assediati di asserragliarsi dentro le mura in attesa dell'interevento di forze amiche.
Salendo ai piani superiori abbiamo potuto vedere ed apprezzare l'importante attività di recupero, attuando per quanto possibile, una fedele opera di conservazione.
Fra una spiegazione e l'altra, un commento e una domanda, questa mattinata gelida di fine novembre e volata via velocemente, non prima però di aver visitato la chiesa e la cononica di San Germano a Moriolo. 
A quanto fin'ora scritto, aggiungo un doveroso ringraziamento all'organizzazione di Smartarc e al suo fondare Francesco, che con dovizia di particolari e qualità d'indagine fuori dal comune ci ha regalato dei flash di storia, un grazie anche a tutti gli altri partecipanti Alessio, Don Luciano, Massimo, Meri, Rita e la piccola Matilde.

domenica 26 dicembre 2010

IL TRIO DELLE MERAVIGLIE SUL SELLA RONDA

di Fabio Cappelli

Campitello di Fassa - 23-27 giugno 2010 - La 4 giorni tridentina, che ha conosciuto la sua degna apoteosi nel Sella Ronda bike day, ha visto sullo scenario impareggiabile delle vette dolomitiche un trio di assoluta eccezione! Dimitri, Michele e il sottoscritto, esibendoci in una full immersion ciclistica dando sfoggio di capacità atletiche inusitate.
E' iniziata con l'arrivo in loco, scarico dei bagagli e presa di possesso delle camere presso l'albergo Enrosadira, che si è dimostrato all'altezza delle aspettative con camere ben ordinate, colazioni e cene commisurate alle tante fatiche, e personale cortese e pronto ad assecondare le nostre richieste.
La prima giornata e volata via in attesa dell'indomani, e il domani è arrivato! Sveglia presto, ma non troppo, un'adeguata colazione, un'ultima verifica a pneumatici e catene e via in sella! Con un pò di spirito d'improvvisazione ci siamo avviati verso il primo passo dolomitico, il Fedaia, obiettivamente abituati alla pressione atmosferica di casa nostra l'arrivo all'ombra della Marmolada si è dimostrato più affannoso del previsto, ma è stato sufficiente dare tempo al tempo per il giusto adattamento all'alta quota e tutto è filato via bene.
il trio delle meraviglie sul p.so Fedaia
Il giro è proseguito con la ripida discesa verso Malga Ciapela, da li ,dopo pochi chilometri, in località Rocca Pietore abbiamo virato per Livinallongo del Col di Lana e successivamente proseguito in direzione Arabba per trovarsi ai piedi del passo Pordoi, un nome che mette soggezione e rispetto per essere stato il teatro di innumerevoli sfide ciclistiche fra campioni che hanno fatto grande questo sport. 
Tra un colpo di pedale e l'altro anche il Pordoi è stato portato a termine e con esso il primo giro di ricognizione/avvicinamento all'importante evento di domenica 27.
In albergo, la sera, abbiamo pianificato l'itinerario del giorno dopo, e complice un gestore del medesimo, abbiamo incautamente accettato la sua proposta che prevedeva l'itinerario Campitello-P.so Costalunga-P.so Lavazè-Campitello, un percorso ignoto a tutti noi, sulla carta non presentava partocolari difficoltà e dopo qualche titubanza abbiamo deciso di accettare il guanto di sfida, gran bell'azzardo! Intendiamoci, il giro paesaggisticamente parlando, così come tutti quelli affrontati prima e dopo si è dimostrato bellissimo, ma sul fisico ha lasciato il segno, un'autentica odissea verso l'ignoto, un tragitto affrontato all'insegna del "chissà che troveremo!" di certo tanta salita, dapprima quella per scollinare il P.so di Costalunga, confine  tra Trentino e Alto Adige, poi dopo una breve sosta a rimirar le acque turchesi del lago di Carezza, abbiamo puntato veloci nella valle sottostante con una discesa interminabile, giunti all'altezza di Nova Ponente, abbiamo  svoltato per il P.so del Lavazè, da noi ribattezzato del Vuvuzela, ma no in onore delle terribili trombette che proprio in quei giorni risuonavano negli stadi sud africani, ma per via degli incredibili sciami di mosche che come le trombette ci hanno ronzato nelle orecchie fino in cima ai 1808 m s.l.m. del passo.
Vale la pena sottolineare che il P.so di Lavazè affrontato da Nova Ponente presenta una lunghezza di ca.12 km per una pendenza media del 7,7% che mette a dura prova gambe e testa, di bello c'è che è un tratto di strada poco trafficato e quindi libero da tubi di scappamento, ma per il resto, tra il sole, la fatica già accumulata, l'incertezza dei chilometri che ancora ci attendevano ha fatto assistere a scene di ordinaria follia, come la faccia da psyco di Michele che credevamo di aver già perso a metà salita!
Giunti allo scollinamento abbiamo preso per la discesa, una picchiata assai più irta rispetto alla parte atesina, da qui siamo passati per il piccolo abitato di Stava, frazione del comune di Tesero e per il quale vale la pena spendere due parole in memoria delle vittime di una delle più gravi catastrofi causate dall'uomo che nel 1985 causò un'immane distruzione e la morte di 285 persone, un tragedia evitabile della quale si è parlato poco e che sarrebbe giusto invece trasmettere alle future generazione a perenne monito di cosa possa provocare l'incuria umana.
Chiusa la triste parentesi della Val di Stava, il giro è proseguito all'insegna dello sfinimento fisico per i tanti km ormai sul groppone e per i molti ancora da fare per ritornare a Campitello.
Vittima illustre di tanto faticare ne è stato Dimitri, che attanagliato da una tremenda crisi di fame ha superato se stesso dovendo attingere a ogni risorsa energetica rimasta per tornare all'albergo; in breve il giro è proseguito per una parte della val di Fiemme e praticamente tutta la val di Fassa, un costante falso piano che sembrava non dovesse avere mai fine.
Con questo sforzo sovrumano si è chiuso anche il secondo giorno, con la certezza che quello successivo sarebbe stato caratterizzato dal riposo assoluto in vista del Sella Ronda e infatti così è stato! 
La mattina del terzo giorno è iniziata con la passeggiata in scioltezza nella val Duron, fra l'altro in quel giorno campo di gara della Sella Ronda Hero, una massacrante gara di mountain bike su distanze e dislivelli pazzeschi, e poi proseguita con una puntata a Canazei e da li in auto su per i tornanti del Sella, così, tanto per assaggio a ciò che ci sarebbe toccato da li a poche ore! Conclusa la giornata abbiamo preso confidenza col letto per l'ultima sera, quella che ci avrebbe portati dritti dritti sulle strade dei mitici 4 passi del Sella.
E' arrivò il Giorno, uno di quelli che entrano nella storia atletica di un individuo, quelle giornate di cui si parlerà ancora negli anni a venire, l'aria è frizzante, il sole splende già alto e il cielo è di un azzurro terso, le bici vengono portate fuori per l'ultima volta dal loro deposito, una controllata veloce e poi si parte, direzione Canazei, da li il traffico stradale è stato interdetto dalle ore 8:30 è lo rimarrà fino alle 15:30, quando varchiamo le transenne che danno il via ufficiale all'impresa, sono già molti quelli che in sella a qualunque cosa che abbia 2 ruote (purchè spinte da trazione umana) si stanno arrampicando per i sinuosi curvoni dolomitici, la compagnìa è d'eccezione, uomini e donne, di ogni età di ogni estrazione sociale e in ogni stato di forma prendono confidenza con con le prime pedalate, la strada da fare è molta ma e molto anche l'entusiasmo che ci accompagna, un carosello di colori, di dialetti, di stravaganze portate a spasso con più o meno convinzione, consapevoli che non conta il risultato ma conta esserci, a godersi per una volta l'anno una serie di prospettive panoramiche che hanno fatto di quest'angolo d'Italia un autentico paradiso.
I 4 passi si sono susseguiti nel seguente ordine, Sella, Gardena, Campolongo e Pordoi, che complice una bellissima e temperata giornata di fine giugno, sono stati apprezzati nel migliore dei modi, con un ritmo ciclo turistico e con un' atmosfera tipica dei grandi eventi, vissuta in un clima di festa collettiva, con incontri anche d'eccezione come quando sul Sella prima e appena fuori Corvara poi, abbiamo avuto il piacere di incrociare il nostro cammino con quello del grande Gilberto Simoni, uno fra i molti personaggi illustri che con la propria presenza ha deciso di onorare questa variopinta girandola con il suo numero complessivo di partecipanti che ha dell'incredibile! Si parla infatti di circa 20000 presenze!!
Bè cosa aggiungere di più se non il mio personale ringraziamento ai miei compagni d'avventura, con l'auspicio che si possano ripetere in futuro repliche di tale levatura e di non perdersi ovviamente neppure sui circuiti di casa nostra.

domenica 19 dicembre 2010

E' nato

di Fabio Cappelli

Finalmente è nato!

Stanotte poco dopo le 24:00 ha emesso i sui primi vagiti il mio blog, timido e impaurito, impacciato e senza le idee troppo chiare si è affacciato a questa vita virtuale! Con l'auspicio che possa essere nel tempo motivo di orgoglio e di tante belle cose, il suo creatore, si congeda stanco per un parto così difficile e travagliato.

sabato 18 dicembre 2010

LORENZO VS FABIO

di Fabio Cappelli

Riporto di seguito un articolo inserito all'interno di un sito amico che consiglio a tutti di visionare, http://www.amiciperlabici.it/ con tanto di introduzione fatta dal presidente della società medesima, risale a fine agosto, ma visto che il mio blog è stato aperto molto più tardi, ho ritenuto comunque opportuno inserirlo adesso:

Ciao a tutti cari amici,
questa pausa estiva sta davvero finendo, ma per quanto mi riguarda ….. si chiude in bellezza.
Venerdi scorso, ottimo giro in bici di 100 km tra le le campagne del buon vino, del tartufo e dei funghi dietro la guida sicura di un nuovo acquisto per la nostra squadra…. Fabio. (un biker prestato alla bici su strada).
In qualita’ di Presidente, devo farmi davvero i complimenti per l’ottima e corposa campagna acquisti estiva, sforando ampiamente il tetto ingaggi (ben 8 nuovi acquisti e nessuna cessione) fronteggiando bene  situazioni di infortunii e ciclisti ancora non inseriti nel gruppo ma che li aspetto a braccia aperte con in mano la maglia  nonostante proposte di auto-radiazione.
foto pixTornando a Fabio, e al bellissimo giro in strade toscane a me sconosciute lascio alle sue parole la descrizione della bella giornata di sport e amicizia:
…..”Il giorno:
27 agosto 2010
i protagonisti:
Lorenzo AMICI PER LA BICI – GREVE’S BRIDGE
Fabio MTB 100% – SAN MINIATO
gli antefatti: ….. e quindi si erano persi di vista qualche mese prima per cause di forza maggiore, con la promessa di far si che quel minimo comun denominatore che è la bicicletta, li avrebbe fatti ritrovare presto o tardi spalla a spalla per chissà quali strade d’Italia.
Ci erano andati vicini già in occasione del Sella Ronda bike day tenutosi alla fine di giugno sullo sfondo di quel superlativo scenario naturale che sono le Dolomiti, ma in quell’occasione un problema di carattere logistico aveva impedito l’incontro dei due, che avevano dovuto accontentarsi di percorrere solo a distanza le stesse strade in compagnìa di una giostra variopinta di amici su e giù per i tornanti delle valli tridentine.
I fatti: Entrambi ci avevano sperato, entrambi ci stavano pensando da un po’, ma ogni volta subentrava un impedimento che faceva sfumare una salutare uscita in bici, pareva proprio, volendo scomodare riminiscenze di manzoniana memoria, che quell’incontro non s’avesse a fare, ne ora ne mai, il principale ostacolo ovviamente era la distanza, poi una coincidenza favorevole ha fatto sì che alla fine l’incontro ci sia stato, con tanti chilometri divorati sotto un sole cocente, immersi in un palcoscenico di prim’ordine, la sinuosa campagna toscana a cavallo fra le province di Firenze e Pisa.
la cronaca: il rendez-vous è stato fissato per le ore 9:00 all’incrocio semaforico sullo stradone che da Empoli porta a Montespertoli, dopo i consueti saluti ha preso il via ufficialmente il tour di questa calda e umida giornata di fine agosto, l’inizio è stato naturalmente tranquillo, fra una parola e l’altra i due hanno iniziato a scaldare le gambe, mentre i polmoni hanno preso confidenza con aria davvero pesante.
L’asfalto è scivolato sotto le ruote e così si sono ritrovati ben presto ai piedi della prima salitella di giornata, che conduce ad Ortimino, poi giù verso Castelfiorentino, dopo una sosta obbligata, causa passaggio a livello chiuso, hanno proseguito in direzione Gambassi, qui ad aspettarli la vera grande salita del giro, una lunga e interminabile striscia di catrame, esposto per gran parte al sole e con pendenze che nel tratto finale hanno oltrepassato il 10%.
E’ iniziata la lenta e affannosa ascesa verso il culmine del poggio di Gambassi, la calura ha reso il manto stradale un forno ribollente e qui non si ragiona in chilometri ma in metri, uno dietro l’altro, in esercizio di costante sopportazione, chissà cosa è passato nella mente dei due scalatori, sgomento? Rassegnazione? Chi puoi dirlo? Sono saliti, con un senso del dovere sono saliti! Son arrivati a Pillo, circa a mezza strada prima dalla vetta e hanno sfilato d’innanzi la bellissima pieve romantica già citata da Sigerico come sosta lungo la via Francigena, e ancora si sale, ora lo scenario cambia, sembra un breve tratto di un raccordo autostradale, i due sono piccoli su questa larga lingua d’asfalto, le pendenze non lasciano scampo, ombra!? Neppure a parlarne, ancora poche pedalate, chi in sella chi sui pedali, finalmente in cima! E seppure manchi ancora un bel po’ per la via del ritorno, vi è la consapevolezza di aver messo alle spalle il tratto sicuramente più ostico di tutto l’itinerario.
Il periplo a questi punti si snoda sulla direttrice che congiunge Gambassi a Montaione, lo scenario è quello tipico della campagna toscana, fra strade bianche punteggiate di cipressi, casolari in pietra sui crinali e tutto il fascino di una terra che racchiude in se tutte le epoche che si sono avvicendate nel corso della storia.
Ma torniamo alla cronaca, indubbiamente i muscoli ora sono caldi, la pelle trasuda da ogni poro fiumi di liquidi mischiati a sali minerali, e i nostri argonauti sono in procinto di entrare a Montaione, qui una piccola sosta tecnica e qualche minuto per osservare la bella vallata che si apre ai loro occhi dalla terrazza di paese, purtroppo la visibilità non è delle migliori, non di meno però lascia intravedere il magnifico orizzonte circostante.
Usciti da Montaione finalmente una lunga e ventilata discesa, arriva come una benedizione! Dopo tanto salire concede una tregua ai nostri intrepidi girovaghi, peccato che da questo punto di vista le discese non siano mai troppo lunghe!
Ma il viaggio prosegue e ai piedi della discesa hanno svoltato a destra diretti verso la frazione di Corazzano, primo avamposto della provincia di Pisa, fuori dall’abitato ad attenderli è un lungo rettifilo che giunti al termine del medesimo, il percorso svolta a sinistra, prosegue tutto pianeggiante fino ad attraversare la frazione del La Serra, e ancora a sinistra lungo un altro dirizzone che si ricollega con la provinciale che da Palaia porta a Montopoli, e proprio questo borgo sarà il successivo snodo che hanno attraversato i nostri ormai esausti protagonisti.
Altra salita fino al centro del paese e una sosta rifocillante sotto la torre della Maddalena per immettersi poi nel tratto più verdeggiante di tutto il tragitto, la macchia di Montebicchieri, un’area caratterizzata da una fitta vegetazione e da un tracciato distante dalle arterie trafficate non molto lontane da qui, eppure in quest’oasi di pace sembra che la vita scorra a un ritmo diverso, sembra quasi che qui la natura reclami per se un piccolo ritaglio di selvaggia bellezza, lasciando fuori i rumori delle vicine aree industrializzate, ma bando ai romanticismi, e tempo di riprendere la strada maestra, incontro alla ultima fatica di giornata, l’ascesa a San Miniato, il sole ora non da davvero tregua, ogni respiro è aria rovente che finisce dritta nei bronchi, e anche se si iniziano a intravederne la fine, il giro a questi punti sembra un’ odissea, e chi fa ciclismo sa di cosa parlo!!
foto sanminiatoComunque anche il castello Samminiatese è espugnato, dieci secoli di storia hanno accolto benevoli i due prodi viandanti sotto l’ombra della torre di Federico II, una sosta per ammirare i tratti caratteristici della cittadella e poi giù verso la valle per un ultimo mordi e fuggi culturale, gli scavi archeologici di San Genesio.
Ormai le gambe frullano per forza d’inerzia, son le ultime gloriose pedalate per ritornare laddove tutto era iniziato più di 4 ore prima, di certo stanchi, intrisi di sudore, con la mente offuscata, ma consapevoli di aver terminato un giro dai molti volti, e di aver onorato un appuntamento troppe volte rinviato, per concludere, volendo fare una sintesi anche di carattere numerico, alla fine il bilancio di questa uscita conterà, un totale di 83 chilometri (100 con i trasferimenti), un dislivello in salita di 1009 m, una velocità media di 20,9 km/h, un tempo complessivo di 3h 58′ 57” comprese le soste (ca. 4h 50′ includendo i trasferimenti), circa 3200 Kal bruciate.”
Grazie ancora Fabio e in bocca al lupo per tutto il resto…………..
a prestissimo Lorenzo.

mercoledì 15 dicembre 2010

SULLE TRACCE DEGLI MTB 100%

di Fabio Cappelli

Cosa sono le MTB 100%?
Sono un gruppo di amici, che accomunati dalla passione per la mountain bike, si ritrovano con cadenza regolare ogni fine settimana per affrontare in sella alle proprie bici, strade di ogni genere, dall'asfalto ai più impervi sentieri di bosco, animati dalla volontà di scorgere nuovi angoli di natura altrimenti irraggiungibili!
Le escursioni seguono normalmente itinerari all'interno del Comune di San Miniato e in quelli immediatamente confinanti, tuttavia specialmente durante la bella stagione, può accadere che vengano organizzate delle uscite a più ampio raggio, così come si può verificare che alcuni componenti prendano parte a gare in ambito locale o regionale.
 Chiunque può unirsi a questo gruppo, non occorrono tessere, ne inviti speciali o raccomandazioni, non serve essere dei campioni o fissati dell'allenamento, serve una buona mountain bike, e il giusto spirito di avventura per affrontare sentieri noti.... e ignoti! Il gruppo è formato da individui eterogenei fra loro, c'è ad esempio Riccardo il veterano, il diversamente giovane del gruppo, eppure mai domo di far frullare le gambe, poco dotato in  tecnica, compensa con una resistenza inesauribile, davvero un gran brutto cliente sulle lunghe distanze, c'è poi Stefano il mastino, che fa dello scatto devastante un punto di forza, pressoché completo dal punto di vista atletico che non sfigura neppure sui campi di gara nonostante che la carta d'identità attesti che i 50 siano passati da un pezzo! E che dire di Filippo il funambolo! La salita non sarà probabilmente il suo campo di battaglia preferito, ma quando le strade si fanno sentieri tortuosi e scoscesi diventa più agile di un felino su un ramo d'albero, e poi Alessio il presidente, sono rare le sue apparizioni, ma che lasciano il segno per una tenacia e una tecnica fuori dal comune.
Fabrizio il metodico, che nel tempo ha con umiltà e costanza messo in campo una capacità di colmare lacune al punto da sovvertire un ordine che sembrava scritto e che invece lo ha visto competitivo su molti campi di gara!! E ancora, Francesco il tecnico, in grado di smontare e rimontare una bici con assoluta disinvoltura, apprezzabili le sue capacità di scalatore ed equilibrista! E che dire di Giorgio il pragmatico? Più il gioco si fa duro e più mette in evidenza un potenziale ragguardevole, un mix di energia e follia, per questo soffre la noia in caso di salite troppo monotone! Vincenzo il siculo, capace di rimonte impossibili, potente nella pedalata e determinato a non cedere mai il passo, orgoglio e tecnica allo stato puro, e pensare che un sacco di energia la consuma in chiacchiere.....! E' doveroso evidenziare che quelli appena citati sono i componenti che vestono i colori ufficiali del gruppo, in realtà la rosa di chi ogni sabato e/o domenica affronta con entusiasmo e perseveranza le strade del nostro bel territorio è assai più ampia e variegata così come di coloro che hanno a più riprese arricchito nel tempo con la loro presenza le allegre scorribande sulle due ruote, dai singoli agli altri gruppi che sparsi un pò qua e la a San Miniato e nei comuni limitrofi, contrbuiscono a rendere ancor più entusiamante fare ciclismo fuori strada.
Ah dimenticavo! Fra i componenti ci sarebbe anche colui che scrive , ma per quanto riguarda la mia descrizione, bé lascio ad altri il gravoso compito di tracciare un profilo.