mercoledì 31 luglio 2013

GRANFONDO DEL CASTELLO 09.06.13 DI ROSIGNANO MARITTIMO

introduzione di Fabio Cappelli

Quello che sto per scrivere a molti potrà sembrare un'ovvietà, ma forse meglio di chiunque altro potrà capire quel che intendo dire chi come Michele Musetti, autore del prossimo articolo, è sceso almeno una volta su un circuito di una gara in bicicletta; la sensazione che spesso ho avuto, quando in passato ho preso parte a manifestazioni di questo genere, è che una volta tagliato il traguardo, il momento della partenza apparisse ormai lontano, benchè nella realtà fossero passate al massimo 3 ore dal via! Sembrava cioè che la stanchezza fisica e mentale accumulata, avesse distorto la cognizione del tempo, una sensazione simile l'ho ritrovata anche in qualche impegnativa girata domenicale, tuttavia il potere amplificante di una gara è indubbiamente maggiore.
La cosa può suonare come un paradosso, più si cerca di correre verso l'arrivo e più il tempo non sembra passare mai con l'inevitabile idea di farci apparire più lento lo scorrere dei minuti e dei chilometri, di fatto è l'esatto opposto!
Una spiegazione può essere riconducibile al fatto che ci sono situazioni, tipiche di una gara, che si concentrano tutte in fila, una dietro l'altra, tanto che appunto il tempo sembra dilatarsi; in gara si può partire con il sole e arrivare con la pioggia, tagliare il traguardo col caldo dopo aver valicato cime gelide, attraversare scenari molto diversi anche racchiusi in una manciata di chilometri, si può cadere, si può forare, si può dare una mano a un amico in difficoltà, si può agonizzare in salita e avere il terrore della discesa, si accelera e si rallenta, si gioisce e si impreca, si sorpassa, si sta a ruota, si lotta col mal di schiena, la cervicale, e si lotta contro le voci interne che ci soffiano facili soluzioni come quelle di mollare tutto, ci si automotiva e si stringe i denti.... e poi c'è la foga che fa il resto, si la foga! Quel sacro fuoco che brucia dentro e che, nonostante l'allenamento improvvisato e una carta d'identità impietosa ci spinge comunque a dar fondo a tutte le nostre energie.... e tutto questo ripeto, potrebbe accadere appunto in appena 3 ore!!
Forse, fermandosi un po' a riflettere, sulla base di quanto appena scritto, si potrebbero ricavare anche da una gara ciclistica, gli spunti per farne una metafora sulla vita, gli ingredienti ci sono tutti!! Per il momento mi basta aver scritto queste righe introduttive alle parole che Michele ha trovato per parlarci della sua ultima fatica atletica e letteraria, ci sono aneddoti interessanti e dediche fatte col cuore; una gara è uno spaccato di umanità in movimento che da quando si mette in moto fino al traguardo, crea un microcosmo di cui di seguito ne avrete un degno assaggio.



vissuto, ideato e scritto da Michele Musetti

Anche se ormai è passato un pò di tempo, e anche se non ero sicuro di proporre questi righi, mi sono deciso e vi racconto questa mia esperienza !!



Avete mai provato la sensazione di essere gli ultimi durante una manifestazione ciclistica tipo una granfondo? No? allora ve la racconto io........



Rosignano Marittimo 09.06.13 Granfondo del Castello. ore 7:30 iscrizione. Numero di pettorale 451. Squadra inedita composta da 2 unita', il sottoscritto e il gregario d' eccezione Dimitri. Partenza ore 9:00. la nostra griglia di partenza come al solito era l'ultima. Meteo alla partenza accettabile. All' ora prestabilita viene sancito il via che (come annunciato dallo speaker) dovra' mantenere un'andatura iniziale blanda per tutta la discesa fino a Castiglioncello e solo una volta fuori dall'abitato la vettura della giuria scatenera' la competizione. Questo giustamente per dar modo di non rischiare subito l' osso del collo sui tornanti della prima discesa fino a Castiglioncello, ma per permettere ai concorrenti di scaldare i muscoli e stare tranquilli tranquilli per un breve tratto evitando velocita' pericolose che avremmo potuto raggiungere. Difatti dopo 100 metri dal via la velocita' si stabilizzava inesorabilmente sui 60 km. orari, in c...o all' organizzazione e ad ogni buon intento sulla sicurezza!! in 5 minuti raggiungiamo, sempre in gruppo compatto, l'inizio della salita verso Nibbiaia e quindi Castelnuovo Misericordia. Salita non tanto dura con pendenze dolci, ma se affrontata a tutta potrebbe compromettere il resto della corsa. Intanto Dimitri mi aveva sicuramente dato quei 4/5 minuti di distacco, mentre io ero costretto anche a fermarmi per togliere dalla ruota un fastidioso pezzo di nastro adesivo, rimediato accidentalmente, che mi batteva sul telaio durante il movimento. Per far cio' mi ero portato in testa al mio gruppetto in modo da anticiparmi, fermarmi e rimuovere celermente tale appiccicume per poi riportarmi con un rapido gesto in coda. Tutto sembrava filare liscio, stavo abbastanza bene, avevo dato anche un paio di cambi in testa con la presunzione di riprendere il gruppo base, e tutto sommato avrei anche potuto dare di più, ma l’incubo che i miei amici crampi mi avrebbero fatto visita prima dell’arrivo mi portava a modulare gli sforzi e la fatica. L’impiccio del nastro adesivo però era un campanello d’allarme su quello che il proseguio della corsa mi avrebbe riservato. Prima di arrivare a Pomaia infatti una subdola, indesiderata e altrettando maledetta gocciolina si andava a depositare sul mio braccino destro e di rimando un piove, piove, piove tra gli altri corridori echeggiar s’udiva nell’aria. Di li a poco acqua a secchiate. Riesco a infilarmi la mantellina di protezione appena in tempo, ma lo sforzo del movimento mentre spingevo sui pedali in salita senza mani lo raccomando a chi avesse dubbi in simili frangenti se bagnarsi o proteggersi dalla pioggia. Tutti insieme raggiungiamo Castellina Marittima nella bufera e ci accingiamo ad affrontare la lunga ed estenuante discesa che porterà alle Badie. Premetto che durante il tratto Pomaia-Castellina un paio di ambulanze ci avevano superato a sirene spiegate per andare a soccorrere qualcuno di cui al momento non conoscevo l'identita', ma soprattutto non mi rendevo conto di cosa fosse successo. Una volta intraprersa quella micidiale discesa a folle velocità con asfalto bagnato, mentre pioveva, notando ai lati e sparsi ovunque nella carreggiata borracce, pompe, barrette ecc. con anche un ciclista che davanti a me si andava ad infilare in una siepe drizzando una curva a sx, mi sono reso conto di dover dare un taglio a quell’ atmosfera race che fino a quel momento mi aveva galvanizzato. Non e' che mi manchi il coraggio per affrontare situazioni "estreme" come questa, anzi ho molto coraggio, coraggio da vendere, purtroppo e' la paura che mi frega! Rallentando mi vedevo sfilare uno dopo l’altro tutti i componenti del gruppo di cui facevo parte. Pensavo che avrei proseguito la corsa con uno dei gruppetti arrettrati ai quali avrei voluto aggregarmi una volta raggiunta la pianura. Ebbene, sul finire della discesa un ritorno di lucidita' mentale mi riportava a pensare sulla mia posizione per giungere lentamente ad una atroce conclusione: il gruppo che se n' era appena andato era l'ultimo e dietro di me solo la macchina del fine corsa, che puntualmente mi superava avallando la mia amara supposizione. Ecco, in quel momento guardando dietro di me non vedevo nessuno, ERO IO LA MAGLIA NERA su circa 400 corridori. Potete immaginare il mio stato d' animo, ho pensato anche di togliermi il numero di pettorale e fingermi turista! che figura! A circa 300/400 metri scorgevo una sagoma e poi un' altra e un' altra ancora. Deciso a recuperare quei concorrenti spingevo sui pedali nella pioggia e nel vento per poter riagguantare qualcuno con cui condividere tale sofferenza e portare a termine la corsa. Dopo circa 5/6 km riesco a raggiungere i miei futuri compagni di avventura nonche' di sofferenza con i quali ho affrontato e superato le ultime asperita' della tabaccaia per Guardistallo e poi la salita finale di Rosignano. Tre uomini e una donna. Oramai isolati, dispersi, scordati dall' organizzazione il nostro orgoglio ci portava a collaborare per portare a termine il giro. Forse sono io un po' ficoso, ma le situazioni che si verificavano erano queste: se mi mettevo in testa a tirare tra pioggia e vento andavo in soglia dopo un minuto e schiantavo, se mi mettevo in scia e oltre alla pioggia che cadeva da sopra mi dovevo sorbire anche l'acqua che veniva dalla ruota posteriore di quello davanti. Picchia e mena dopo una sessantina di km e dopo aver abbozzato varie strategie con le quali giustifiacre il nostro ritardo, (foratura, sbaglio di strada, passaggi a livelli chiusi, boing 747 precipitato e soccorso superstiti ecc...) giungiamo finalmemte in prossimita' del traguardo. Classifica finale 201^ su 219 in 3 ore e 53 minuti alla media di 29.58. Un ringraziamento/saluto a Massimiliano e Sara fedeli alleati di questa dura battaglia. Un grande applauso al mio gregario Dimitri che essendo alla sua prima mediofondo e vedendo il suo capitano in difficolta' si e' accollato la responsabilita' di un buon piazzamento riuscendo ad ottenere la 130^ posizione in 3 ore e 30 minuti alla media di 32.81. ...Un augurio di pronta guarigione a Saccomanni E. che in quella fatidica discesa verso le badie e' stato vittima di una caduta riportando danni alla spalla e alla scapola, prontamente soccorso dalle ambulanze mensionate in precedenza.........E' ormai passato quasi un mese dall' evento e solo adesso ho trovato la voglia di descrivervelo, spinto anche dalla volonta' di voler dedicare tale esperienza condita da giuste dosi di sofferenza, di adrenalina, di armonia, di legami fugaci con gli altri partecipanti, ma soprattutto di gioia nell' averla portata a termine, a un ponteaelsese doc che dello sport ha fatto uno stile di vita, per il rispetto dell'avversario l'amicizia e la disponibilita' che non negava a nessuno. La dedica e' tutta x lui, seguita anche da un ringraziamento da parte di un bimbo (ormai sono passati quasi 33 anni da quel giorno in cui ebbi l'occasione di conoscerlo x la prima volta) al quale fece credere ed assaporare, seppur per qualche istante, la felicità di essere un piccolo campione fingendo di non riuscire a parare i tiri che al campo sportivo di ponte a elsa, con immenso impegno tale fanciullo gli calciava, riempiendolo di orgoglio, gioia e di speranza. Lui era un giovinotto di 15/16 anni, io un bambino di circa 7 anni. Aveva 47 anni quando il 29 giugno un malore improvviso lo ha colpito. Lui era e restera' per sempre "Acciuga”.