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lunedì 18 novembre 2013

CICLOTARTUFANDO 2013




scritto da Fabio Cappelli

 
Come da calendario, domenica 17 novembre ha avuto luogo la seconda edizione di Ciclotartufando a San Miniato, anche quest'anno l'organizzazione è stata curata dal CAI di Pontedera che nelle persone di Alessandro Taverni, noto professionista del comprensorio sanminiatese che ha vestito per l'occasione gli abiti di guida ufficiale dell'evento e Sonia Montagnani pontederese DOC nonché provetta escursionista d'alta quota prestata per un giorno alle ruote grasse, ha visto come luogo di ritrovo il piazzale del Sombrero a San Miniato Basso.
Contrariamente allo scorso anno la mia sveglia stavolta è suonata puntuale, niente imprevisti ne sorprese dell'ultimo minuto, quindi, così come prestabilito, alle 8:20 da La Scala, io e mie amici David, Michele e Stefano ci siamo diretti nel luogo prestabilito per unirci all'allegra brigata, appena giunti in loco è stata una piacevole sorpresa constatare che il numero dei partecipanti, rispetto alla prima edizione, è più che raddoppiato, una rapida conta indica una cinquantina di partecipanti, ma forse la cosa più bella è vedere la notevole frammentazione di persone che vi partecipano, bambini e over 60, donne e uomini, ex campioni e soggetti alle prime armi, tutti uniti dalla passione per la bicicletta e la natura, mi guardo un po' intorno e vedo tante facce nuove vicine ad altre che già conosco, anche quest'anno ci sono Francesco con suo babbo, Maurizio dei Glemas di Montopoli spalleggiato a questo giro anche dal figlio, molti componenti del CAI Pontedera, e poi ci sono Stefano “Daccordi” (che riconoscerò solo più avanti a giro iniziato), il nutrito gruppo di Ponte a Elsa e tanti altri ancora.
Contrariamente ai bollettini meteo consultati la sera precedente, che promettevano sole, il cielo si è invece dimostrato particolarmente avaro dei tanto sospirati tiepidi raggi essendo rimasto completamente velato per gran parte del giro, ma bando alle ciance la pedalata ha inizio...pronti via! Si parte!! Alle 9:00 in punto il serpentone variopinto, come una nave ferma nel porto, molla finalmente gli ormeggi a guadagnarsi il mare aperto; quest'anno, e ritengo sia un bene, non sono state distribuite le anonime pettorine arancioni che appiattivano l'identità dei singoli partecipanti, ognuno invece ha portato con la propria maglia colorata uno spicchio di vivacità sulle strade di questa uggiosa giornata autunnale.
La prima asperità a cui il gruppo è andato incontro, a pochi chilometri dalla partenza, è stata la salita di Bauli, che dalla valle omonima, imboccata poco prima all'altezza della Catena, s'impenna improvvisamente per ricongiungersi alla soprastante strada delle Colline; fin da subito non ci siamo fatti mancare nulla fra intoppi tecnici, inspiegabili ritiri e un'inevitabile lunga sosta che tuttavia non hanno minimamente scalfito il morale dei tanti prosecutori, continuando il tour per la vicina via di Paesante; scollinato il promontorio e giunti nella piana de La Serra abbiamo imboccato la fangosa via delle Gronde, da qui, il gruppo, allungatissimo, si è di nuovo inerpicato per una classica strada di campagna di questa zona, via Mugnana e Scorno.
Ricompattate le schiere in località Moriolo, dove due biker's in erba hanno dato prova delle loro indubbie doti tecniche e di coraggio buttandosi a capo fitto giù per un ripido ciglione, abbiamo avuto modo di incrociare sul nostro cammino anche il gruppo degli MTB 100%, biker's locali che hanno fatto della mountain bike una filosofia di vita sotto la guida sicura del loro team leader ed amico Filippo G.; ripartiamo! Viriamo in una stretta curva a gomito per via Bramasole, una bella strada sterrata adagiata su un crinale dal quale s'intravede ogni tanto la valle dell'Egola, dopo una serie di continui saliscendi fra profonde pozze d'acqua e spessi tappeti di foglie arriviamo in località Collebrunacchi, di qui in discesa, lungo una sinuosa, quanto viscida strada asfaltata andiamo a riprende lo stradone di fondo valle Genovini-Corazzano, anche qui il tempo necessario per serrare le fila e si riparte svoltando a destra per poi piegare nuovamente dopo poche centinaia di metri, stavolta a sinistra, per località Fornacino.
A questo punto Alessandro è costretto, un po' per gli orari obbligati, un po' per un cielo malandrino che a tratti rovescia su di noi una pioggerellina fine quanto insidiosa, a prendere decisioni che porteranno inevitabilmente a rimaneggiare il giro pianificato inizialmente, viene quindi deciso, con buona pace di chi odia le salite ostiche, di arrampicarci a Gello passando per la greppa che costeggia la stupenda Pieve di San Giovanni a Corazzano, questa via inizialmente asfaltata si aggrappa sulla collina con pendenze velenose, poi spiana su strada sterrata circa un chilometro più in su, per poi inclinarsi nuovamente su un fondo dissestato fino allo scollinamento; l'acido lattico avvelena i muscoli, sparpagliati in piccoli gruppetti, con le gambe tagliate dalla stanchezza, arrancando chini sul manubrio, tutti i prodi ciclonauti arrivano in vetta.
Qui Michele M. ci lascia, non senza aver dato prova come sempre è accaduto, delle ormai risapute doti di grandi capacità atletiche e soprattutto di una importante duttilità mentale, passando dalla più amata bicicletta da corsa, alle estemporanee ma mai disdegnate uscite in mountain bike, lo salutiamo lasciandolo sulla via del ritorno in compagnia di un suo compaesano, noi invece proseguiamo all'interno di un gruppo sempre più schiccolato verso San Quintino, li ci aspetta un agognato quanto meritato ristoro, passiamo davanti alla fattoria di Mellicciano e poi giù fino all'imbocco della Francigena, proseguiamo fino all'altezza di Campriano, poi dopo aver oltrepassato una modesta salita procediamo per località Capo di Vacca; qui transitiamo per quella che io ritengo essere una delle strade di crinale più suggestive e panoramiche della zona, dinnanzi a noi infatti si parano i profili frastagliati delle Alpi Apuane e gli Appennini massicci e smussati, sulla nostra destra giace la Valdelsa, contornata dalle colline empolesi e più in la il Montalbano, a sinistra i poggi di San Miniato che culminano col colle più alto che custodisce il centro storico della città, teatro fra l'altro in questi giorni della Mostra del Tartufo Bianco da cui questa iniziativa mutua il nome, poi lo sguardo si perde nell'inconfondibile skyline dei monti pisani fino ad un immaginario orizzonte che si perde verso il mare.
Finalmente a San Quintino! Una bella e gentile ragazza ci accoglie, sorride e finalmente anche un raggio di sole si fa spazio tra le nuvole, davvero una bella coincidenza! Uno dopo l'altro arriviamo presso l'imponente struttura che è anche una delle fattorie più conosciute del comprensorio, veniamo invitati dalla ragazza ad entrare all'interno di una reception dove in una stanza adiacente, dall'aspetto caldo e accogliente, è allestito un tavolo imbandito di prelibatezze, vassoi colmi di fette di pane, pezzi di schiacciata, salame, soppressata, formaggi ed olive si parano dinnanzi ai nostri sguardi increduli, senza farci pregare troppo apriamo le danze, una selva di mani si allunga verso il tavolo, in un brusio di bocche piene le mascelle si stringono come morse, viene offerto anche del vino che scalda subito gli animi, in men che non si dica i vassoi vengono ripuliti, le facce che pochi minuti prima erano entrate contrite e stanche per le fatica ora sono rilassate e soddisfatte, ci prendiamo il tempo di scattare qualche foto di gruppo poi dopo aver ringraziato per la cortese accoglienza, carichi e rifocillati riprendiamo la strada andando incontro al finale di giro.
Percorriamo qualche centinaio di metri a ritroso, incrociamo di nuovo la via Francigena per dirigerci verso il Poggio Tagliato, è qui che prima di ritrovare la strada asfaltata un componente della spedizione è vittima di una brutta caduta senza fortunatamente conseguenze per il diretto interessato ma che lascia segni pesanti sulla bicicletta, per lui che pare ineluttabilmente condannato a un ritorno lento e in solitudine Ciclotartufando sembra destinato a finire qui! Poi dal gruppo qualcuno si fa avanti, con un minimo d'intraprendenza e un pizzico di fortuna si riesce, se non a riparare, quanto meno a gestire l'imprevisto per assicurargli un ritorno comodo all'auto, quindi tutti in sella e si riparte!!
L'orologio ormai segna le ore 13:00, Stefano B., che ha voluto onorare anche quest'anno con la sua presenza la seconda edizione di Ciclotartufando, all'altezza di Calenzano scende verso casa, lo attende un pomeriggio allo stadio a tifare Empoli, non avuto modo di salutarlo, quindi spero di rivederlo presto in sella in qualche altra bella uscita domenicale, si sgancia anche Fabio F., un amante del fuori strada conosciuto in questo frangente, che giunto in corrispondenza della frazione sopracitata ci saluta perché casa sua è li a venti metri, noi superstiti proseguiamo alla volta di San Miniato, anche qui un po' alla spicciolata ci ricompattiamo, ormai siamo all'epilogo dell'escursione, incuneandoci uno dietro l'altro in fila indiana lungo il single track della Francigena poco sotto il Comando dei Carabinieri, arriviamo in men che non si dica a San Miniato Basso, in attesa che tutti rientrino mi soffermo a parlare con Stefano “Daccordi” B. e un'altro biker di cui non conosco il nome, nel frattempo arriva di buona lena anche David A.F., che non ha mollato fino alla fine, tosto e indomabile, la sua presenza è sinonimo di affidabilità, se parte di sicuro non cerca scorciatoie verso la via di casa, se parte arriva in fondo... sempre! E pensare che fino a poco più di un anno fa in bicicletta non c'era quasi mai salito, anche io e lui ci sganciamo dal gruppo per far ritorno a casa.
A questo punto non mi resta che inviare i saluti a tutti i partecipanti che hanno contribuito a rendere un successo l'edizione 2.0 di Ciclotartufando; vorrei concludere permettendomi di sottolineare che, vista la positiva risposta proprio da parte dei presenti, possibile preludio negli anni a venire di un sempre maggior successo di questa bella iniziativa, è auspicabile un'interpretazione più in linea con le esigenze dei ciclo-amatori da parte degli organizzatori, con la certezza che queste parole sapranno essere tradotte nella maniera giusta chiudo questo intervento con un arrivederci a Ciclotartufando 2014. 

PS: da qualcuno dei presenti a Ciclotartufando che ringrazio, ho già ricevuto alcune foto dell'escursione, chiunque ne possegga di altre le può inviare alla mia mail.