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mercoledì 10 ottobre 2012

LA FRANCIGENA: UNA VIA CHE UNISCE


Fig.1. Foto di gruppo alla pieve di Coiano sulla via Francigena


scritto da Fabio Cappelli



La Scala di San Miniato - Domenica 7 ottobre 2012:“C'è più gente oggi sulla Francigena che sulla FIPILI!?” Forse, nella giornata odierna, questa affermazione sarà scappata di bocca a qualcuno, che trovandosi a passare in quel suo segmento compreso tra Campriano e Coiano ha visto un intenso quanto inusuale andirivieni di persone! Effettivamente, devo ammettere che anche io stesso, che in quel tratto di strada bianca ci sono passato tante volte, non ero mai stato testimone di un numero così nutrito ed eterogeneo di cristiani tutti in una volta; piccini e grandi, donne e uomini, a piedi, in bicicletta o a cavallo, tutti intervenuti per onorare un appuntamento in calendario già da qualche tempo, che ha visto unire le forze di vari enti locali per dar modo alla gente di conoscere il territorio in cui vive e dar lustro ad un'istituzione millenaria, come lo è la via Francigena.
Ed ecco appunto che l'uomo si riappropria di una cosa per lui assai preziosa, autentica, concreta e insostituibile, che c'era già prima di noi e ci sarà anche dopo..... la Terra! E devo dire che è ben augurante osservare che siano in tanti a volersi riavvicinare a questa culla primordiale, poiché forse, il paradosso, è che più si sta a contatto con la Terra e più ci si sente ricchi d'umanità, sarà anche perché vicino ad essa si percepisce la limitatezza umana, facendo allo stesso tempo riguadagnare alle cose il loro giusto ordine e il loro giusto valore all'interno della nostra vita.
Finita la filosofia ecco un po' di cronaca.


Sono molti coloro che, partiti da Castelfiorentino, sono andati a convergere sull'antica via dei pellegrini, ognuno col proprio mezzo, ognuno col proprio passo, e mentre questo pacifico esercito marciava verso il punto nodale della pieve di Coiano, anche noi, da San Miniato, in sella alle nostre mountain bike abbiamo puntato dritti verso quell'obiettivo.
La partenza ufficiosa fissata per le ore 8:30 dal piazzale Trieste di La Scala, ne ha vista una seconda, questa volta ufficiale, per le ore 9:00 da piazza Buonaparte in quel di San Miniato, con la fusione di 3 realtà locali, la più cospicua proveniente da Ponte a Elsa, e le altre da La Serra e La Scala; potete star certi che il Granduca Leopoldo, assiso sul suo piedistallo, era compiaciuto nel vedere tanti biker's gironzolarglisi attorno e in procinto di dar vita a questa bella iniziativa; con i quadricipiti già caldi dopo aver affrontato l'ascesa del Poggio, e con qualche minuto di ritardo sul rullino di marcia, ci siamo avviati verso la meta prefissata, la Pieve di Coiano, la giornata non è, meteorologicamente parlando bellissima, nuvoloni si rimescolano grigi in cielo e si frappongono fra noi e il sole, ma tutto sommato la temperatura e gradevole e tra le foglie non passa un filo di vento; le ruote artigliate iniziano a rotolare fra asfalto e selciato, usciamo fuori dal centro storico di San Miniato, il gruppo che siamo riusciti a mettere insieme è vivace e variegato, ottimo connubio fra pedalatori e passionisti, fra noi ci sono veterani e nuove leve.
Poco oltre il Poggio Tagliato abbiamo svoltato a destra per iniziare lo sterrato, questo pezzo di strada per quanto inflazionato, è sempre bello da fare, in cima allo scollinamento infatti, la visuale che si apre è davvero appagante per gli occhi, qui siamo in località Capo di Vacca, si continua a salire ancora per un po', poi di nuovo una strada in terra battuta sul crinale, ancora pochi chilometri e la via Francigena, che mai, da quando siamo partiti da San Miniato abbiamo lasciata, convergerà in località Campriano, con la via di Meleto, dal quale stanno giungendo gli amici del gruppo Vallerbike di Castelfiorentino.
L'incontro previsto, almeno per il momento non ci sarà, giunti infatti a Campriano sfiliamo senza trovare anima viva, mentre all'altezza del trivio Castelfiorentino-Coiano-San Miniato, “raccattiamo” gli ultimi due amici che faranno toccare alla nostra comitiva il numero massimo di 16 biker's; ora siamo al completo, non resta che dirigerci verso la meta, e cosi è! Poche pedalate e siamo ai piedi della scalinata che porta alla bella, quanto trascurata, pieve di Coiano, che questo sia un punto di ritrovo non coglie di sorpresa nessuno, molte sono infatti le auto parcheggiate, e un tavolino con due membri della Misericordia locale, prodighi nel darci informazioni, non lasciano spazio ai dubbi, il punto di ritrovo è li. Si ok ma la gente? Dove sono tutti, e più che altro, dov'è l'altro gruppo di biker's con il quale ci dovremmo incontrare?
Qui non si vede e non si sente nessuno! Attendiamo qualche istante, poi l'impazienza di qualcuno ha il sopravvento... non resta che ripartire lasciando sfumare così quest'incontro tanto decantato, peccato, un'occasione persa! Il viaggio riprende, ed ora la strada, sempre sterrata, inizia a farsi davvero bella, non solo! Più proseguiamo e più si iniziano a vedere, prima alla spicciolata, poi in gruppi sempre più consistenti, ivi inclusi quelli a cavallo, file interminabili di persone che ci passano accanto! Sono tantissime, ci salutano in maniera amichevole; gli scenari cambiano continuamente, dalla strada bianca si passa al sottobosco in terra battuta, per giungere, immersi nel verde intenso delle colline, ad un viottolo in cui a malapena si riuscirebbe a passare in due affiancati.
Fig.2. la via Francigena in val d'Orlo.
Terminato questo lungo pezzo di sterrato e abbandonando, per adesso, anche la via Francigena, rifacciamo capolino sulla strada asfalta della via dell'Orlo, qui il gruppo subisce la sua prima scissione, una parte infatti prosegue verso sinistra e quindi per Castelfiorentino, anticipando il rientro a casa, l'altro gruppo, del quale il sottoscritto fa parte, prosegue a destra in direzione Corazzano; dobbiamo rifare il punto del percorso da seguire, varie sono le proposte, alla fine prevale quella di risalire dall'erta che ci riporta verso Coiano, la salita è impegnativa e fa una certa selezione, si arriva su col gruppo allungato, per giungere di nuovo ai piedi della Pieve, è qui, che con stupore e sorpresa, vediamo arrivare uno alla volta, i componenti del gruppone di Castelfiorentino che avevamo, in precedenza, dato per dispersi; chi pedalando, chi spingendo la propria mtb nell'ultimo strappetto prima dello spiazzo asfaltato, arrivano tutti coloro che hanno aderito a questa singolare iniziativa.
Ci fermiamo a far due chiacchere con loro, socializziamo mentre qualcuno ha avuto la brillante idea di imbandire un tavolino con vassoi pieni di cantuccini e bruschette, bravi! E del resto nessuno ha fatto segreto di apprezzare la cosa, vista la rapidità con il quale sono stati spolverati! Abbiamo preso anche spunto dal momento per immortalare quest'attimo a memoria perenne dei posteri scattando qualche foto, infine, salutati i nostri “colleghi di sellino”, ci siamo riavviati verso casa... si ho detto verso casa, ma il giro è proseguito con ancora davanti diversi chilometri e salite, ed ecco a voi il resto!
All'andata il trivio che ci aveva dato due componenti da sommare al resto del gruppo, ora se li riprende e con gli interessi, sono in tre infatti, all'altezza di questo snodo, che sotto gli occhi incuriositi di cavalli e cavalieri, decidono di defilarsi dal gruppo per tornare a casa lungo la via più breve.
Siamo meno ma pur sempre in nove, e sempre con ancora energia da spendere, si arriva a Gello, e attraversando una veloce discesa sterrata, fra panorami sulla valle e passaggi nel bosco, arriviamo dopo una serie di curve e controcurve da cardiopalma, nella frazione di Corazzano; qui qualcuno si è esaltato, e se dopo il suo battesimo del fuoco non ha proprio promesso amore eterno alla mountain bike, almeno un anellino di fidanzamento glielo ha comprato!
Attraversiamo il ponticello dietro l'abitato di Corazzano, e percorso tutto lo sterrato di fondovalle, ai piedi della salita di Balconevisi c'è spazio per un altro saluto a Maurizio, Ivan e Riccardo Magno che ci hanno tenuto compagnia in questa mattinata d'inizio ottobre; è a questi punti che mi salta in testa un'idea perversa, un'idea dal nome Romilda!! Nessuno dei superstiti di quest'uscita sa cosa ho in serbo per loro! Essi mi precedono, e all'altezza del Genovini, dando per certe le mie intenzioni piegano verso sinistra, li faccio illudere ancora qualche secondo, poi indico con la mano di andare a destra, mi guardano e mi seguono disorientati, li faccio entrare per una stradina sterrata, che forse nessuno di loro conosce, finché appare alla nostra vista Romilda appunto, che non è un'avvenente ragazza dalle curve sinuose e vestita in abiti succinti (magari), no proprio non lo è! Si para dinnanzi a noi una collina, tagliata da una “strada” appena accennata fra i campi con fondo insidioso e pendenze taglia gambe! Qualcuno è incredulo sul fatto che si debba e si possa veramente passare da li, ma per dissipare ogni dubbio apro per primo le danze.
La difficoltà pratica nell'affrontare Romilda è, oltre ad una buona preparazione fisica, l'essere anche dotati di una discreta componente di tecnica di guida; la viottola, perché di questo tratta, sale lungo la linea di massima pendenza di un poggetto, essa è solcata da rivoli profondi formati dalle piogge, in alcuni tratti questi rivoli si incrociano, rendendone difficile l'attraversamento, costringendo spesso a mettere il piede a terra, inoltre vanno affrontate delle contro pendenze ed infine non è neppure una salita così breve, specie se si considerano l'entità delle pendenze, che oltrepassano tranquillamente il 20%!
Ad ogni modo nessuno cede, ognuno giunge in vetta salutato anche dalle incitazioni di una coppia di turisti tedeschi che, trovatisi li per caso, non si aspettavano di veder sbucare gente, per giunta in bici da quella stradella!
Ma non è finita!
Dopo la salita, ora ci attende la discesa, all'altezza di Moriolo infatti imbocchiamo il single track omonimo, perfettamente percorribile, questo è, (a parte per il sottoscritto) una novità assoluta per tutti, faccio strada, uno dopo l'altro tutti seguono la mia scia, chi con fare deciso chi un po' più titubante si scende verso il fondo valle.
Il transito attraverso questa burella che s'infila in una macchia di modeste dimensione, non è per nulla facile, essa è caratterizzata da discese ripide, sentieri stretti ed esposti su profondi canali d'acqua, rapidi cambiamenti di direzione, questi fattori sommati insieme, rendono ostico il passaggio, però quando si inizia a prenderci confidenza, diventa davvero elettrizzante, che quasi si spererebbe in un impianto di risalita tipo pista da sci per fare in modo che il divertimento non finisse subito!
Ora il giro volge al termine, nonché le energie, questo l'elenco degli ultimi rimasti che si accingono ad affrontare l'ultima fatica di giornata, in ordine alfabetico per cognome essi sono: “Adorni Fontana, Bia, Cappelli, Musetti, Scali Jr, Scali Sr.” ed ora passo a presentare anche l'ultima fatica: “erta del Cenni”.
L'erta del Cenni, consigliata da Scali Sr, è una strada totalmente sterrata che se qualcuno di voi avesse interesse a documentarsi sui dettagli, potrà farlo sul post Salite/Discese sempre questo blog.
La stanchezza, almeno per quel che mi riguarda inizia a farsi sentire, un giro di pedale dietro l'altro e i metri verso casa sono sempre meno, e quando si intravede la fine di questa greppa, si può affermare che la via verso una doccia calda è ormai spianata; resta, nell'arco di quattro ore di pedalata in gruppo, la soddisfazione di aver passato del tempo sereno in compagnia di persone con le quali condividere una passione che ci porta a conoscere una innumerevole quantità di angoli nascosti del nostro affascinante territorio, speriamo di replicare quanto prima!