mercoledì 21 marzo 2012

DUE SPECIALITA’ DELLA MOUNTAIN BIKE: CROSS COUNTRY E GRANFONDO

scritto da Fabio Cappelli

E' tempo di gare, di gare vere, il conto alla rovescia che ci separa da Londra 2012 è infatti iniziato, carico di quella spasmodica attesa che ci porterà a gioire, tifare ed emozionarci per le prodezze olimpiche degli atleti, un'attesa trepidante, tipica di quel periodo ormai prossimo che ci separa dall'inizio di un evento di portata planetaria; è in attesa di quei giorni che il mondo delle ruote grasse, come ogni anno, inizia ad entrare nel vivo della stagione agonistica, ovunque in Italia i campi di gara pullulano di biker's che si promettono battaglia fino all'ultimo metro, qui di seguito ho voluto fare una descrizione sintetica di due specialità del mondo della mountain bike che attraggono a se un numero di concorrenti che di anno in anno è sempre più consistente, le gare di Cross Country e le Granfondo.  


CROSS COUNTRY (XC):
Fig.1. Estratto di una gara di XC (con la maglia tricolore M.A.Fontana)

E’ la gara delle gare, quella che indossa per antonomasia la corona di regina assoluta.
La gara di XC, inserita a pieno titolo nel calendario delle competizioni di Londra 2012, è specialità olimpica dal 1996, in quella edizione, che si tenne ad Atlanta partecipò anche una giovanissima quanto determinata atleta italiana, Paola Pezzo la quale riuscì a conquistare la medaglia d’oro facendo sventolare il tricolore sul pennone più alto della cerimonia di premiazione; Paola Pezzo replicò l’impresa anche quattro anni più tardi nell’Olimpiade di Sydney, salendo nuovamente sul gradino più alto del podio.
Il XC è per definizione una gara nervosa che si sviluppa su circuiti brevi e ad anello da ripetersi più volte con sviluppo generalmente non superiore ai 40 km; si snoda su tracciati al limite della pedalabilità, all’interno di boschi ma anche in spazi aperti, in ogni caso ben delimitati anche dall’ausilio di fettucce e nastri; in genere i dislivelli totali che i concorrenti devono affrontare non hanno gli stessi numeri di una Granfondo , ma contrariamente a queste è l’estrema discontinuità del profilo altimetrico a fare la differenza, salite tecniche dalle pendenze micidiali si alternano a discese altrettanto esasperate, il tutto condito da sentieri tortuosi e stretti (single track) che non agevolano affatto il sorpasso degli inseguitori, da qui se ne deduce l’assoluta importanza di poter contare, in fase di partenza, di un buona posizione in griglia.
Il fondo di una gara di XC può essere variabilissimo, si può partire su asfalto o strada bianca, per poi subito dopo essere dirottati dentro la fitta boscaglia, dove, tra gli alberi che fanno da cornice, si devono superare grandi pietre affioranti e sassicaie, radici attorcigliate e guadi d’acqua, non di rado accade che l’organizzazione della corsa, al fine di spettacolarizzare ulteriormente la manifestazione predispone anche degli ostacoli artificiali, concernenti generalmente in gradoni e salti; le condizioni di per se stesse già difficili, possono ulteriormente complicarsi in seguito a precipitazioni che rendono il fondo fangoso e viscido.
La gara di XC mette a dura prova l'organismo di coloro che vi partecipano per via dei cambi repentini di pendenza, obbligando il cuore a lavorare spesso fuori soglia, necessita inoltre di un ottima padronanza della bicicletta, i continui adattamenti ad un fondo estremamente irregolare non ammettono infatti improvvisazione, la preparazione della gare deve prevedere un giusto mix di allenamenti tecnici, di resistenza e di potenza.
La mountain bike da utilizzare in questo tipo di specialità è essenzialmente la front (ovvero una mountain bike con forcella ammortizzata solo anteriormente), più raramente una full suspended (con sospensione sia anteriore che posteriore), infatti coloro che partecipano a questo tipo di competizioni ricercano, in maniera quasi maniacale, biciclette dai pesi contenuti (nell’ordine degli 7,5 ÷ 9 kg).
  
GRANFONDO E MARATHON
Fig.2. La partenza di una Granfondo

In linea di massima le difficoltà tecniche rilevabili su di un campo di gara di una Granfondo sono essenzialmente simili a quelle riscontrabili in una gara di XC, anche qui infatti si ritrovano gli stessi elementi tipici di quella specialità, strade bianche, mulattiere, single track, pietraie, guadi etc.
Quello che invece le differenzia rispetto alle gare di XC sono le distanze e dislivelli che gli atleti si trovano ad affrontare, i circuiti in genere hanno tracciati che non scendono mai al di sotto dei 40 km ma possono superare tranquillamente anche i 70 km, in egual misura i dislivelli si attestano intorno ai 1200÷2000 m, anche nelle GF i circuiti sono normalmente ad anello, ma eseguiti un’unica volta; viste le notevoli distanze è normale imbattersi in salite con pendenze moderate (7 ÷ 10 %) ma molto lunghe, prevale in genere la strada bianca rispetto ai single track, non di meno però i tratti tecnici possono risultare egualmente difficili.
Mentre nelle gare di XC si assiste, per ovvi motivi, ad una partecipazione circoscritta di concorrenti, nelle GF al contrario si contano un gran numero di iscritti, divenendo spesso eventi spettacolari per la variopinta marea umana che vi affluisce, queste gare, inoltre snodandosi su tracciati così lunghi cambiano spesso scenario, lasciano intravedere scorci di grande bellezza paesaggistica, tipico esempio sono le manifestazioni che hanno come teatro le cime dolomitiche, non di meno anche in terra di Toscana si disputano gare alle quali fanno da sfondo teatri naturali di indiscutibile pregio 
Fig.3. Frammento di una gara dolomitica 
Le peculiarità del tracciato di una GF si ripercuotono inevitabilmente anche sulle caratteristiche atletiche dei partecipanti, ferme restando infatti le qualità tipiche di chi pratica le XC, in queste gare occorre anche una resistenza straordinaria, nonché una tenuta mentale ferrea specie se si intende affrontarne la variante più dura, la Marathon, di norma infatti le Marathon si eccedono nei numeri, con distanze che possono oltrepassare i 100 km e con dislivelli superiori ai 3000 m (es. sellarondahero , dolomitisuperbike).
Seppure in questo tipo di kermesse siano previsti dei punti di ristoro, conviene, per buona regola, pianificare un proprio programma di integrazione alimentare e idrica per non rischiare di andare incontro a drammatiche “crisi di fame”.    
Così come nel XC la tipologia di mountain bike che meglio si presta a questo tipo di gara resta sempre la versione front, tuttavia anche una full sospended dai pesi contenuti (8,5 ÷ 10 kg) può rivelarsi ottimale per non affaticare eccessivamente la schiena, costretta come è a mantenere anche per più di 4 ore una posizione in sella obbligata e scomoda.

GRANFONDO VAL DI CECINA

prefazione di Fabio Cappelli
 
San Miniato 21 marzo 2012

A tutti i graditi frequentatori di questo blog vorrei portare all’attenzione il resoconto ideato, scritto e ancor prima sudato, dall’amico Michele Musetti, il quale avendo preso parte alla 9 ͣ edizione della  Granfondo Val di Cecina, una gara per stradisti che si è tenuta il 4 marzo e che ha avuto come scenario le stupende colline in prossimità della costa tirrenica nei pressi appunto di Cecina, ha voluto offrirci il suo punto di vista su questa esperienza. Come colui che ben semina, anche Michele ha saputo con costanza e dedizione raccogliere col tempo una preparazione tale che gli consente di togliersi tante soddisfazioni in sella alla sua amatissima Scott, non ultima appunto quella di prendere parte a manifestazioni come questa che ti faranno di certo tornare a casa con le gambe avvelenate dall’acido lattico, ma che al tempo stesso fanno schizzare gli indicatori dell’autostima al massimo! L’impegno paga! Non ci sono vie di mezzo, non esistono scorciatoie per chi gioca pulito, la compagna di un’atleta, qualunque sia lo sport che pratica è una sola, la fatica, e in bicicletta la fatica assume sembianze quasi perverse. Chi te lo fa fare di durare tutta quella fatica? Chissà in quanti si saranno sentiti rivolgere questa domanda, le risposte possono essere molteplici è tutte con una propria dignità, ognuno si trovi la sua, intanto, se può esservi utile leggetevi questo sunto, chissà che magari in esso, di risposte non ne troviate qualcuna.
 
Scritto da Michele Musetti
 
Carissimi Gregari!!
 
Con queste due righe voglio rendervi partecipi della granfondo Val di Cecina di stamani. E’ stata un’esperienza bella, elettrizzante, angosciante (poi capirete il perchè), sicuramente da rimettere nel programma il prossimo anno con qualche accorgimento in più maturato dall’esperienza odierna. Colazione alle ore 8:00 con una mela, tre biscotti, mezzo piatto di pastasciutta in bianco e mezza barretta di carboidrati a rilascio graduale. Tale spuntino ha dato poi  i suoi frutti sperati. La partenza era fissata per le ore 10:00 ed io ero già in griglia alle 9:00 assieme a pochi aitanti amatori che a giudicarli dalle facce rilassate, dalla spensieratezza e soprattutto dall’età che dimostravano, sembrava si mettesse proprio come pensavo, cioè una gran bella passeggiata tranquilla fischiettando, ridendo e scherzando nelle strade tra le più belle d’Italia. Eh già ero io da solo senza alcuno dei miei fidati seguaci che prima uno poi l’altro mi hanno lasciato in balia di questi feroci agonisti. Alle 9:50 la griglia a me assegnata era stracolma e tutti erano pronti alla partenza. Eravamo quasi 2000.   Alle ore 10:00 il megafono scandisce il conto alla rovescia e VIA!   Io tranquillamente do’ il primo colpo di pedale per posizionarmi in sella e lentamente con molta calma (tanto i primi chilometri saranno una passerella davanti ai cittadini di Cecina) chino il capo per assicurare anche l’altro piede sul pedale, quando alzando la testa noto un fuggi fuggi generale impressionante da far paura con gente che ti sfiorava ai 40 all’ora e con gli occhi assatanati che cercavano guadagnare posizioni su posizioni……. Cazzo ! Stamattina un’è serata ! Il tempo di rendermi conto che avevo sbagliato nettamente l’approccio alla manifestazione che potevo vedere tutti i 2000 partecipanti con un sol colpo d’occhio senza dovermi girare in dietro !!!! A quel punto ho iniziato anch’io a far girare le gambe a più non posso per non vedermi superare anche dalla vettura che portava la scritta “FINE GARA CICLISTICA”.  I primi chilometri erano caratterizzati dalla salita abbastanza dolce e pedalabile di circa 9 Km che porta a Guardistallo, e lì ho potuto rimettere nelle giuste posizioni tanti ganzini che se lo meritavano. Il tempo era ottimale, nuvoloso, ma senza pioggia. In alcuni punti però la strada era umida, non bagnata, ma umida a tal punto da averne paura soprattutto in discesa. Infatti dopo Guardistallo la strada scende un po’ verso Casale Marittimo per continuare la scesa verso Bibbona e proprio in una di queste curve  a gomito ho dovuto scansare una caduta per fortuna senza conseguenze per i malcapitati. La gente veniva giù ai 60 all’ora tutti erano lanciati giù per quelle curve insidiose pronti a superare chi gli stava davanti. Io come vero caprone di montagna mi facevo trasportare dall’entusiamo e dall’agonismo che si respirava pesante nell’aria, e giù anch’io in picchiata come un coglione diversamente da come di solito affronto le discese, cioè con calma prudenza e razionalità.  A un certo punto un episodio che mi ha colpito profondamente, e che tuttora rivedo con molta ansia, a circa 50 metri davanti a me si è cominciato a sentire uno sgretolio, un frullio di carbonio che non smetteva più, si vedevano biciclettte avvorticciolate che facevano balzi fino a tre metri da terra e gente che rotolava per le terre assieme ad esse. Tutti gridavano Fermi! Attenzione !!  Rallentate!  Passando dal campo di sterminio, ho intravisto un ciclista inerte che versava sangue dal capo e lo sguardo fisso sull’asfalto. Una sensazione tristissima, non voglio neanche pensare come sia andata a finire per quel poverello. Il fatto sta che da quel punto in poi c’è stato in tutti come un cambiamento, l’agonismo che si tagliava a fette un minuto prima poteva andare a farsi fottere.. E’ tornato in tutti il vero spirito di queste bellissime manifestazioni. Si udiva, al contrario di prima, un gran stridio di freni tirati per evitare rischi inutili, l’aria non era più fredda come a 60 all’ora e si parlava l’un con l’altro del tremendo colpo d’occhio che aveva dato quell’incidente. Sapendo che una cosa simile poteva benissimo capitare a ciascuno di noi. Si giungeva così tranquilli fino alla fine della discesa dove iniziava un mangia e bevi con direzione Castagneto Carducci. A metà abbiamo potuto godere del paesaggio offerto dallo spettacolare viale dei cipressi di Bolgheri decantato in tutto il Mondo grazie all’ode a San Guido dal Carducci. La parte finale in prossimità dell’inizio dell’ascesa verso Castagneto Carducci ho potuto fruire di un trenino di circa 10/11 ciclisti tanto per gradire. L’ascesa (che conosco benissimo, come tutto il percorso) è stata tranquilla e del mio passo. Mi sono tolto anche qualche soddisfazione superando diversi broccolini. Dopo Castagneto la strada sale ancora direzione bivio Sassetta e anche lì mi sono divertito parecchio. Però quasi alla fine della salita si è materializzata la paura che temevo fin dall’inizio. Mi stava superando la macchina del Fine Gara!!!  Che delusione…… Che disonore…… Ora che cominciavo ad averne diversi dietro… Lungo la strada che porta prima a Monteverdi Marittimo e poi a Canneto mi sono fatto trainare ai 45 all’ora fissi da due benefattori con i quali abbiamo ripreso diversi ganzini, ma giunto al bivio del percorso corto o lungo li ho dovuti lasciare perché facevano il lungo.   Comunque avevamo fatto un bel gruppetto e qualcuno ha fatto la mia scelta. Quindi siamo scesi gentilmente da Canneto per poi fare un autentico treno con cambi regolari lungo la pianura fino a Casale. A un certo punto ci ha raggiunto una squadra di Juniores in allenamento che per quel tratto faceva la nostra strada. Noi facevamo i 45 Km/h e pensavo di aver trovato il treno giusto. Ma cavolo quelli facevano 50 e io sono stato il primo ad accodarmi. Mancavano 33 Km. alla fine della corsa e stavo bene. Dopo 5 minuti, fino a quando questa squadra ha girato lasciando il nostro percorso, mi sono girato e dietro a me non c’era più nessuno !!!!   grande !!! che mito!!! Sono er mejo…….Però iniziavo a sentire qualche crampetto ai polpacci e mi ritrovavo ad affrontare  una strada in leggera salita con vento a sfavore tutta da solo E fu così, pensando di dar tutto per mantenere il vantaggio, che aggravavo la situazione dei crampi e del fiato.  Fino ad all’ora non mi ero mai fermato ai ristori (solo un bicchiere d’acqua preso al volo). Avevo ingerito a distanza di circa mezz’ora per tre volte una gelatina di carboidrati  a rilascio graduale con magnesio e potassio. Ma a quel punto ero davvero arrivato, e dopo avermi raggiunto mi hanno lasciato anche indietro, perché non ce la facevo neanche a stargli a ruota.  L’ultima fativa era la salita di 3,1 Km verso Casale  dove ho dovuto amministrare le forze e risparmiarle per il finale. Da Casale a Cecina è poi una lieve discesa che invoglia a tenere costanti i 40/43 km/h e anche lì ho potuto fruire di un gruppetto di 5 unità fino all’arrivo. Ad un km dall’arrivo ho pensato: tra un po’ faccio uno scatto e li lascio tutti addietro, ma invece, appena mi sono provato ad alzare sui pedali, mi sono rimesso a sedere tranquillo tranquillo per evitare di trovarmi sotto lo striscione dell’arrivo con le gambe ritte a strillare dai crampi alle cosce, ai polpacci, al collo, agli orecchi, e ai diti tutti.  87,7 Km. In 3 ore alla media di quasi 30 Km/h. Non male… Mi sembrava doveroso mettervi al corrente di ciò che vi aspetta qualora vogliate prender parte ad una di queste grandi manifestazioni. Sicuramente ne è valsa la pena e la rifarò sicuramente, almeno spero. Magari assieme a qualche gregario che mi aiuti nei momenti infernali.