lunedì 21 agosto 2023

I 180 KM + 1 DELL'ABETONE

 


scritto da Fabio Cappelli


A dire il vero non è stata un’uscita premeditata, tuttavia è pur vero che l’idea mi frullava da un po’ di tempo nella testa, capitava infatti che parlando con le presone di alcune mie avventure in bicicletta prima o dopo mi chiedevano “ma la Prato-Abetone l’hai mai fatta?” oppure e
più semplicemente “ ma all’Abetone ci sei mai andato in bici partendo da casa tua?” ovviamente la risposta era “no”, sembrava quindi essere un tassello mancante alle varie ciclo escursioni che avevo già inanellato nel corso del tempo, quel qualcosa in più e speciale che arricchisse quanto fin qui già fatto e che se non c'è, ti rendi conto che manca qualcosa.   
Come ho anticipato non era una cosa premeditata, sta di fatto che però le cose sono andate così.

Domenica 20 agosto

Partenza ore 8:30 da San Miniato per direzione ignota, almeno per il momento, l’idea sarebbe di andare sul monte Serra, magari affrontando la salita da Compito (fra le tre che portano sulla sommità del monte, senz’altro la più impegnativa), un giro di circa 4 ore e poi di nuova casa; procedo quindi in direzione Fucecchio, ma lungo la circonvallazione per Ponticelli, mi sembra di andare a fare il solito giro di sempre, il Serra l’ho già affrontato svariate volte quindi alla rotonda che porta a Ponte a Cappiano cambio direzione e decido di procedere verso le colline delle Cerbaie e da li puntare per Montecatini Terme.

La nuova destinazione ora è il Goraiolo, località di media montagna, a circa 700 m di altitudine slm dal quale si gode una magnifica vista sulla val di Nievole, giunto a Chiesina Uzzanese mi dirigo verso la rinomata città termale e ai piedi delle colline che la sovrastano, inizio l’approccio con la salita, quella che porta a Montecatini Alto, l’aria inizialmente mite inizia ora a farsi afosa, la strada è poco ombreggiata ma in ogni caso una brezza leggera da un pur minimo senso di refrigerio; al trivio per Montecatini Alto procedo in direzione Marliana, la salita non è dura e più salgo e più la temperatura torna ad essere tollerabile.

Giunto al Goraiolo tiro un po’ il fiato, e al primo bar che trovo ne approfitto per rifocillarmi, sono solo, nessuno mi rincorre e ho tutta la giornata davanti a me, quindi la prendo comoda, e del resto non potrei fare diversamente! Pedalare da soli presenta risvolti positivi e negativi al tempo stesso, fra i positivi, come appena detto è che puoi gestirti tempo, le soste e la cadenza di pedalata a tuo piacimento, per contro non puoi contare sul supporto, non fosse altro anche solo psicologico di nessuno, chilometri e chilometri di fatica senza scambiare parola con un compagno di allenamento, senza nessuno che ogni tanto stia davanti a tirare, tu, e tu solo soltanto.

Finita la sosta mi inoltro un po’ più innanzi lungo la strada in direzione Femminamorta, inizio anche a fare le mie valutazioni su quale sia il percorso migliore per riscendere verso valle, tempo a dietro ricordo che ero sceso da Avaglio o forse da Casore del Monte, non ricordo bene, ma quel che ricordo bene è che la strada era una discesa ripida con tanti piccoli tornanti e un fondo asfaltato tutt’altro che in buono stato, una prospettiva poco allettante insomma!

A Femminamorta trovo le indicazioni per Prunetta, una volta ci ero già stato fin lì in bdc, ricordo una bella strada pianeggiante immersa in un lussureggiante bosco con tanta ombra e temperature da favola, quindi ormai visto che sono arrivato fin qui provo a raggiungere anche questa località, tutti i miei ricordi erano giusti! Tranquillità, poche auto, tanto verde e temperatura perfetta… altri ciclisti fanno come me una sosta per riempire le borracce alla fontana dirimpetto la chiesta, riparto e attraverso il caratteristico abitato con tante tegole dipinte appese alle pareti delle case, la strada è perfettamente pianeggiante almeno fino al cartello che indica la fine del paese, poi inizia a scendere.

Uscendo da Prunetta mi faccio prendere la mano, complice una discesa scorrevole immersa nel silenzio degli alberi e rapidamente mi avvicino a San Marcello Pistoiese, è a questo punto che inizia a farsi spazio nella mia testa davvero la possibilità di arrivare fino all’Abetone, già adesso, se decidessi di fare dietrofront i chilometri per tornare a casa sarebbero tanti, però quando mi ricapita! L’occasione è ghiotta anche se le incognite sono tante, intanto quante ne avrò ancora di energia nelle gambe, anche solo per arrivare fin lassù! E poi c’è tutto il viaggio di ritorno, e sono solo, e chi mi viene a raccattare quassù in caso di un qualunque imprevisto, considerazioni lecite, ma la voglia di portare a casa il risultato è tanta, quindi arrivo fino a La Lima e il cartello dice 16 km all’Abetone, e allora proviamoci!

 

Inizialmente la strada che torna a farsi in salita procede con pendenze abbordabili (4-5%), o addirittura pianeggianti, poi a Casotti Ponte di Sestaione la musica cambia drasticamente, le curve ampie di poco prima si trasformano in tornanti e le pendenze oscillano tra un 5% e 10%, la cima da qui dista ancora una dozzina di chilometri, che sembrano non passare mai! Qui la temperatura sarebbe anche gradevole, ma per molti tratti mi trovo esposto ai raggi di un sole cocente e la fatica poi fa il resto, l’andatura è lenta, quasi sconfortante, ma vado su con l’unico pensiero fisso di raggiungere il grande piazzale dell’Abetone, a qualunque costo.

Un po’ alla volta tutti i paesini lungo la via che sale fino al passo li prendo come traguardi volanti e così che mi lascio alle spalle Pian dei Sisi, Pianosinatico, Cecchetto dove la strada per un brevissimo tratto spiana anche, e poi Le Regine, manca solo l’ultimo traguardo, quello più impegnativo, che non sembra arrivare mai.

Poi finalmente ci sono! Un’ultima curva, le prime auto parcheggiate e tanta gente che cammina ovunque sulla grande piazza, il cielo e sgombro di nuvole, azzurro come la canzone di Paolo Conte, la vetta del Libro Aperto  spoglia d’alberi e verde dei suoi grandi prati d’alta quota, fa bella mostra di sé con i suoi oltre 1900 m di altitudine.

Una breve sosta tanto per assaporare il momento, ma con la consapevolezza che dopo tanto sudore per giungere fin qui, sta a significare però solo una cosa, che sono solo a metà del giro, ho percorso fin qui circa 93km, come minimo ne rimangono altrettanti per meritarmi una doccia rivitalizzante!

La discesa è veloce, con le auto che mi sfrecciano accanto, non mi posso permettere distrazioni, i continui tornanti non fanno acquisire velocità esagerate, ma ad ogni modo sfioro in alcuni tratti i 60 km/h, sembra quasi fresco a scendere, ma pur sempre caldo da non rendere necessario giubbini antivento o cose simili, in breve risono nuovamente a La Lima, ora il dilemma che si apre è su quale strada prendere per ritornare a casa, scarto quella fatta all’andata e punterò sulla classica direttrice che di normale faccio quando fin quassù ci vengo, ma in auto.

Il primo approccio non è dei migliori, si para dinnanzi subito la salita verso San Marcello P.se, pendenze importanti, dell’ordine del 8-9% ma fortunatamente non lunghissima, passato questo primo scoglio proseguo, la pendenza non presenta alcuna difficoltà di rilievo, almeno fin quando non arrivo in località Limestre, qui si ricomincia a salire, e stavolta oltre alla pendenza anche la durata della salita ha il suo peso! La fatica inizia a presentare il conto, il caldo, che a quest’ora del pomeriggio oltrepassa i 30 C° fa il resto, procedo lentissimo tra i tubi di scappamento delle auto che mi sputano fumo in faccia passando a distanza ravvicinata, l’ascesa porta al passo dell’Oppio e i suoi 821 m di quota.

Dopo tanto (e sottolineo tanto) affanno metto in archivio anche questa asperità di giornata, ora un po’ più sollevato per quello che ritenevo, a ragione, un segmento molto impegnativo, proseguo fino a Campo Tizzoro senza particolari difficoltà e da li in località Pontepetri, dove la strada svolta in maniera brusca verso destra in direzione Le Piastre, qui il fondo è sostanzialmente pianeggiante anche se alcuni tratti riservano brevi salitelle che in auto non si percepiscono, ma stando seduto su una bici si!

A Le Piastre inizia una lunga, lunghissima discesa verso Pistoia, inizio ad avere dolori un po’ dappertutto, un piede, colpa delle scarpette non proprio perfette nella calzata, mi fa un male cane, le spalle sono intorpidite e il collo legnoso, dovuto alle tante ore in sella, e la discesa, che potrebbe sembrare roba facile non lo è affatto e non fa sconti, è un gioco di nervi, la tensione e tanta con le macchine che ogni volta mi passano a pochi centimetri e poi curve, tornanti, buche, asfalto sconnesso, la giusta velocità da dosare così come le frenate, e il caldo che più si scende e più si fa insopportabile.

Finalmente arrivo a Pistoia, attraverso un lunghissimo vialone alberato in leggera discesa, e poi proseguo in direzione Montecatini Terme, anche qui mi si para davanti uno stradone infinito ma con la fortuna almeno di avere una brezza alle spalle che mi sospinge e dove tocco velocità intorno ai 35 km/h, passano i chilometri e si avvicina anche l’ultimo spauracchio da affrontare, cioè la salita del Serravalle P.se, in realtà meno impegnativa del previsto!

Scollino e di nuovo discesa, breve, con le macchine che mi sfiorano; tra tratti con vento a favore ed altri contro oltrepasso nell’ordine Ponte Di Serravalle, Monsummano, Cintolese, Castelmartini fino a Stabbia, dove mi concedo una sosta avente la forma di un maxi gelato, ora è una passerella verso casa, Le Botteghe, Fucecchio, San Pierino, San Miniato Basso e finalmente casa. 

 


Dati:

distanza: 181 km

dislivello+: 2636 m

tempo: 8h 56’ 45’’