Visualizzazione post con etichetta fonti alle fate. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fonti alle fate. Mostra tutti i post

lunedì 30 aprile 2012

L'AFFANNOSA RICERCA DI FONTI ALLE FATE



scritto da Fabio Cappelli


Fig.1. l'ultima parte del sentiero che conduce a Fonti alle Fate

San Miniato 25 aprile.

Saranno al massimo 4 i chilometri che separano l'uscio di casa mia dal luogo dove da molti secoli sgorgano le fresche e dissetanti acque di Fonti alle Fate, eppure per molto tempo ne ho ignorato l'esistenza, fin quando venutone a conoscenza ad opera del blog amico di Smartarc, mi sono ripromesso che un giorno o l'altro ci avrei fatto una capatina.
Mercoledì 25 aprile 2012, oggi, giorno solenne nella storia d'Italia, mentre in moltissime piazze del Bel Paese si commemora l'anniversario della Liberazione dai nazi-fascisti, un gruppetto di novelli Indiana Jones, che per la cronaca sono gli stessi della “passeggiata d'inizio anno alle leggendarie fonti di Pancole” si mettono alla ricerca del leggendario sito.
La giornata era iniziata con un cielo crespato di nuvole e un forte vento, ma nel primo pomeriggio, quando cioè decidiamo di metterci in cammino, le condizioni meteo tendono al miglioramento lasciando intravedere sempre più ampi spazi di azzurro sopra le nostre teste.
Siamo ben consapevoli che l'obiettivo si trova nei pressi del parcheggio del bastione di San Miniato, che nella realtà, e non a caso, nella toponomastica ufficiale risulta essere quello di Fonti alle Fate, quindi ci basterebbe arrivar fin li con l'automobile e, con un po' di senso di orientamento e pochi passi avremmo già partita vinta, ma a noi non basta! Come si suol dire in questi casi, il bello del viaggio è proprio viaggiare, così parcheggiata l'auto nel piazzale antistante il palasport di Fontevivo a San Miniato basso, c'incamminiamo senza un preciso itinerario verso il luogo anzidetto.
I primi metri sono incerti, c'è chi vorrebbe andare da una parte e chi dall'altra, risultato sbagliamo subito strada; chiediamo ad un signore che abita nelle vicinanze del parcheggio di Fontevivo consigli sul percorso più adatto, ci indica quella che per lui è la via migliore, ovviamente non seguiamo il suo consiglio e facciamo di testa nostra, ma non è un male! Mi viene infatti in mente che non troppo lontano da li si può salire verso il colle di San Miniato passando per un tratto suggestivo e immerso nel verde della Via Francigena, l'unico dubbio è l'esatta rotta da seguire e la distanza effettiva per intercettarla, ma non ci scoraggiamo, andiamo per tentativi, il primo fallisce miseramente, convinti di seguire il giusto tracciato, finiamo per entrare nel resede di un'abitazione privata, la cui proprietaria, che sembrava aspettarci al varco, ci invita con fare poco accomodante ad alzare i tacchi e fare dietro front, obbediamo!
Ecco che inevitabilmente prende corpo il piano B, ci immettiamo in una strada vicinale sterrata sottostante, una di quelle belle stradine di campagna che ispirano al solo vederle; per quanto strano a dirsi, i luoghi, poco distanti da casa, risultano sconosciuti, un angolo del nostro territorio rimasto a noi nascosto fino ad oggi; costeggiamo i muri di confine di belle case in stile toscano, qualche cane abbaglia al nostro passaggio, la campagna tutta intorno, dopo le piogge intense dei giorni precedenti, è un tappeto color verde smeraldo di erba rigogliosa.
Camminiamo, senza troppa fretta ma con incedere inesorabile, ancora non son certo della veridicità del percorso, ma più andiamo avanti e più mi convinco che la direzione è quella giusta, fin a quando la deduzione non si fa certezza! Imbocchiamo, senz'indugio di sbagliare il tratto di V.F. che  condurrebbe verso il convento San Francesco, la strada è asfaltata ed in salita.
Fig.2. Logo identificativo della Via Francigena
Giungiamo a un bivio, a sinistra, ancora in salita è sempre V.F. a destra la direzione è ignota, in tutti e due i casi ci si parano innanzi a noi due bei sentierini di campagna, noi tanto per non contraddirci imbocchiamo quello con direzione ignota, ma in questo frangente e all'improvviso spunta da sotto un ciglione un signore che ci sconsiglia il passaggio da quella viottola, visto che a suo dire non porta da nessuna parte, col mugolo fra le labbra gli diamo retta e quindi ci ributtiamo nuovamente sulla V.F.  che da qui lascia intravedere un panorama insolito di San Miniato, sotto i nostri occhi si spalanca la cosi detta valle di Cencione, mentre alzando lo sguardo domina maestosa la Rocca.Con ogni probabilità siamo adesso a metà del guado, ma in realtà ora arriva il pezzo più duro, usciti infatti dalla V.F. (davanti al golf) individuiamo un'altra stradina sterrata a destra che conduce nella sottostante valle di Cencione, la prendiamo, consapevoli che giunti in fondo la dobbiamo di nuovo risalire, e qui la salita si dimostra veramente arcigna; manco a farlo apposta, proprio nel punto in cui si dovrebbe iniziare l'ultima ascesa troviamo un altro signore che ci dissuade caldamente dall'affrontare la faticaccia tant'è dura l'erta, inoltre sostiene che la via d'accesso all'antico manufatto è malmessa se non addirittura inaccessibile e per chiudere in bellezza in tema di argomenti incoraggianti, ci dice peraltro che non vale neppure la pena andare fin lassù, che tutto sommato, secondo lui, non c'è nulla da vedere! Per contro e di buono ci da una dritta che risulterà preziosa nel finale, ci dice infatti che se proprio siamo convinti di voler andare avanti, ci conviene  di seguire, indicandoci un tubo di gomma nera, il suo tragitto lungo la collina, questa arriva dritta dritta a Fonti alle Fate!! Ringraziamo e c'incamminiamo con lo spirito dei condannati ai lavori forzati, qui addirittura la strada è appena accennata nel folto dell'erba alta, si inizia a salire su pendenze abbordabili, tagliamo di traverso la collina, poi ineluttabilmente ci troviamo ai piedi di una greppa allucinante, secondo me qui siamo ben oltre il 35% di pendenza! Ci facciamo coraggio e passo dopo passo conquistiamo la cima, che porta in prossimità di una bella abitazione di nuova costruzione e attualmente non abitata; aggiriamo la casa, di fatto siamo a pochi metri dal parcheggio del bastione, e se l'acqua avesse un odore, probabilmente già ne sentiremmo il profumo tanto siamo certi di essere vicinissimi al traguardo! Ma per definizione l'acqua è incolore, insapore e soprattutto inodore, quindi nessun aiuto sotto questo punto di vista, per di più non abbiamo neppure riferimenti precisi sull'esatta ubicazione delle fonti, che immerse nel folto della macchia sono difficilmente individuabili.
Iniziamo così a perlustrare l'area dove presumibilmente potremmo trovarle, costeggiamo una scarpata che coincide col margine esterno del boschetto, ognuno a proprio modo cerca di trarre indizi utili per giungervi, dall'alto del ciglio buttiamo il nostro sguardo verso valle, tutto sembra un'inestricabile concentrato di piante spontanee, alberi, arbusti e cespugli ci negano il passaggio, mentre ognuno continua nella propria caccia al tesoro, io mi isolo dal gruppo, continuando a guardare in basso vedo un angolo di bosco appena appena più pulito, scendo da un punto più accessibile sul piano sottostante, in questo punto la collina è lavorata a gradoni un indubbio segno dell'opera umana, mi sembra di scorgere un sentiero, forse mi sbaglio, poi ci ripenso, torno indietro, la mia attenzione è catturata dal fatto che affiora da fogliame una porzione di cemento messo li a mo di scalino, guardo meglio e ne intravedo un altro e poi un altro ancora, sono ben mimetizzati ma ci sono! Scendono lungo il costone della collina, poi, ancora più avanti sembra addirittura che il piccolissimo sentiero sia ancora più battuto rispetto al piano soprastante, mi sporgo ancora per dare uno sguardo al gradone sottostante, mi torna a mente l'indicazione del signore incontrato ai piedi della salita, “seguire il tubo nero di gomma”, lo vedo! È proprio li sotto, in realtà i miei piedi si trovano già sopra “il tetto” delle fonti, il quale, totalmente ricoperto di terra e fogliame è reso assolutamente invisibile.Continuo per un'altra decina di metri, c'è un'altra curva a scalini piuttosto agevoli da scendere,  poi finalmente mi trovo davanti all'antico manufatto, chiamo il resto del gruppo che si precipitano a vedere questo luogo così vicino alla civiltà moderna eppure così ben isolato da questa.
Fig.3. L'ambiente centrale di fonti alle fate
Purtroppo, contrariamente alla precedente spedizione alle fonti di Pancole manchiamo di stivali impermeabilizzati che ci consentirebbero di fare un indagine più approfondita all'interno della struttura, ci limitiamo pertanto ad un'ispezione esterna; la vegetazione la fa da padrona, la costruzione è immersa totalmente nel verde, è composta a prima vista da 3 volumi con soffitto a volta (almeno così è per quello centrale che è facilmente ispezionabile), l'acqua ristagna sul pavimento, le incrostazioni calcaree sono ovunque e ben evidenti, in fondo, nella parete opposta, da una finestrella sulla muratura sembra esserci una polla sorgiva, è un brutto giudicare, ma la logica porterebbe a questa conclusione, s'intravede al suo interno un blocco calcareo piuttosto lucido, segno che l'acqua, sgorgando dalla terra lo mantiene perennemente bagnato; i comparti di fianco non sono visitabili, desumiamo si trattino, anche memori dell'esperienza di fonti di Pancole, di cisterne per la raccolta dell'acqua.
Il castello è espugnato! Perseveranza e spirito d'indagine l'hanno avuta vinta sul resto, ora, dopo il dispendio di energie ci attende una passeggiata più tranquilla e rifocillante per le vie del borgo vecchio che pullula di vita e di colori, ma questa è un'altra storia...