domenica 7 gennaio 2024

IL CICLO DELLE CICLO-ESCURSIONI DELL'ESTATE 2023

Da Piazza a Piazza


22 aprile 2023

Scritto da Fabio Cappelli











E’ un po’ come ritornare sui luoghi delitto, a distanza di molti anni; “Da Piazza a Piazza” un nome che racchiude in se la storia della mountain bike in Toscana, ormai giunta alla sua 34^ edizione, questa competizione è una pietra miliare per i tanti appassionati di questa pratica sportiva e a me personalmente evoca tanti ricordi, allora, quando vi partecipai era la 23^ edizione, vuoi l’incognita del tracciato, la tensione della competizione, la scoperta di luoghi nuovi, lo spirito che anima queste manifestazioni e gli amici con i quali la condivisi fanno si che anche a distanza di molti anni, abbiano lasciato un segno indelebile.

Oggi però, dopo tanto tempo tutto è cambiato! Non l’affronterò in gara, ma solo una tranquilla prova del percorso di questa ennesima edizione che avrà luogo l’indomani! Ed anche il tracciato è stato totalmente rimaneggiato, nulla a che vedere con quello di tanti anni prima, che proprio poco a ridosso del traguardo, trovava nel suggestivo attraversamento del fiume Bisenzio il momento più iconico! Quella che rimane immutata è lo voglia di scoprire luoghi nuovi, e la consapevolezza che difficilmente rimarrò deluso, memore della favorevole impressione che mi lasciò all’epoca!

Ma non precorriamo i fatti, la giornata è baciata dal tepore di un bel sole primaverile, il team della giornata odierna è il solito di queste sortite extra ordinarie, ovvero, in rigoroso ordine alfabetico, Andrea, Fabio e Marco, l’altro Fabio sono io, ovviamente! 😉. Si parte di buon’ora in direzione Prato, la Chinatown della regione, un insieme di vetrine e cartelli pubblicitari contrassegnati dal bilinguismo con le innumerevoli scritte in lettere e ideogrammi; ci avviciniamo al punto di partenza e giunti sul luogo, in prossimità di un piazzale vuoto, antistante un grande centro commerciale in viale Galilei, si scaricano le bestiacce artigliate e ci prepariamo a partire.

I primi chilometri sono su asfalto, in leggerissima salita e puntano verso nord lungo la stretta valle del Bisenzio, prestiamo attenzione al traffico veicolare che qui viaggia particolarmente spedito; per il giro odierno ci basiamo sulle frecce già poste in essere dagli organizzatori della kermesse, cerchiamo di percorrere questo primo tratto il più rapidamente possibile per lasciarci alle spalle i tubi di scappamento ed entrare nel cuore del percorso gara, e infatti poco più avanti all’altezza delle case di La Briglia (Vaiano) le indicazioni ci dicono di svoltare repentinamente a sinistra, e inizia la rumba.

Anche se siamo ancora su asfalto, il traffico ormai è dietro di noi, quello che invece abbiamo davanti è una salita davvero tosta, con pendenze che di rado scendono al di sotto della doppia cifra, ma siamo partiti da poco e le riserve di energia sono praticamente intatte, quindi nonostante l’asprezza dell’erta di fiato in corpo ne abbiamo, e i commenti si sprecano in questa scoperta di nuovi posti e di considerazioni sul percorso.

Sostanzialmente la gara vedrà due grandi salite che toccheranno pressappoco i 1000 m di altitudine, la prima, quella che stiamo affrontando adesso troverà il suo apice sul monte Javello, che di fatto, dopo un lungo anello che gli gira intorno, verrò riaffrontato nuovamente per il secondo picco di ascesa prima del finale, seppure attaccandolo da un versante completamente diverso.

L’itinerario è uno di quelli che ti vuol vedere in faccia, non fa sconti, e se non hai un consolidato livello di allenamento non ti perdona! Saliamo costantemente già da un po’ in un ambiente dominato da folte alberete, in prossimità del passo de La Collina tiriamo un po’ il fiato, pochi metri pianeggianti di asfalto e poi di nuovo si ritorna a salire, sempre più immersi nel fitto vegetazione e con una sentieristica che mette a dura prova le capacità di restare in sella!            

Visto che non abbiamo da fare a sportellate con nessuno, approfittiamo di un’ampia radura per scattare qualche foto, dissetarci e godere della magnifica vista che si apre sotto i nostri occhi, caratterizzata dalla grande pianura che senza soluzione di continuità unisce Firenze, Prato, Pistoia e tutto quello che ci sta in mezzo; quel quadro d’insieme ci rinfranca di tutta la fatica durata per giungere fin quassù, la bella giornata è una complice perfetta per rendere il tutto superlativo, e lo stesso magnifico spettacolo lo rivivremo ancora più in alto, in prossimità del Poggio delle Cavallaie dove si sfioreranno i 1000 m di quota, e dove la fatica inizia a farsi sentire.

Sono pochi i segmenti del tracciato che potrebbero apparire monotoni e scontati, ed uno fra tutti e quello,  che una volta giunti al culmine della prima salita, si materializza in un single track da guinness dei primati sia per la lunghezza che per la bellezza, scorrevole e guidato non presenta particolari difficoltà tecniche, al contrario lo troviamo divertente e molto godibile, immerso totalmente nel bosco, interminabile e a dirla tutta è pure da apprezzare l’impegno di coloro che si sono prodigati a sistemarne il fondo anche con opere di consolidamento e di messa in sicurezza, davvero un gran bel lavoro.

Ultimato il st ci ritroviamo nei pressi di un crocevia di sentieri, frequentato anche da altri sparuti gruppetti di biker, ci viene il dubbio di essere molto vicini alla Riserva dell’Acquerino, il dubbio è presto sciolto da un cartello che ci indica che ci siamo già dentro, ed effettivamente la zona è di una suggestiva bellezza, regna il silenzio, solo il vento che passa tra i rami fa da sottofondo, non possiamo fare a meno che regalarci un minuto di tranquillità in contemplazione della natura che ci circonda.

L’itinerario, in questo segmento centrale prosegue alternando salitelle taglia gambe e discese funamboliche, con queste ultime in netta prevalenza e che diventeranno praticamente il leitmotiv con picchiate talvolta davvero adrenaliniche, tecnicamente mai troppo difficili ma senza dubbio degne di massima attenzione e sapiente controllo delle bici per via delle velocità raggiunte; in quanto a gli ambienti di questa parte del periplo posso solo dire che sono davvero degni di nota con tratti immersi nel bosco decisamente al top.

Siamo nel territorio di Cantagallo, una comunità che come altre limitrofe si ritrova incastrata in questa stretta lingua di terra che caratterizza la più giovane fra tutte le provincie toscane, attraversiamo i piccoli ed isolati villaggi di Santo Stefano e Luicciana, immersi come sono in questo mare di verde; ormai la lunga, lunghissima discesa sta quasi per finire, il tempo ancora di costeggiare le sponde bagnate da un piccolo specchio d’acqua e poi la musica cambierà, il tamburo continuerà si a scandire il suo tempo ma ad un ritmo molto più lento, quello cioè di una nuova interminabile salita!!

Il finale mi vede con i serbatoi ormai a gli sgoccioli, l’ascesa alla seconda scalata al monte Javello è durissima, un’autentica pugnalata ai fianchi, le energie sono davvero al lumicino; Marco che pedala su una bici elettrica è l’unico che non dimostra apprezzabili segni di cedimento, fra noi che invece pedaliamo con la sola forza delle nostre gambe, soltanto Fabio tiene botta, Andrea seppur resistendo con una stoica tenacia, deve fare i conti fino all’ultimo coi crampi che lo attanagliano, e talvolta lo costringono a fermarsi per fare un po’ di stretching e calmare gli spasmi.

In alcuni, ma fortunatamente brevi passaggi, specie a tre quarti di giro, il sentiero è davvero cattivo e impossibile da pedalare; in maniera neppure troppo velata, qualcuno indirizza degli accidente a chi lo ha disegnato; la salita infinita, mista ad un fondo sconnesso, fra pietre e radici, ci obbligano talvolta a spingere; salite intervallate da discese tecniche, e poi ancora salite, e nuovamente discese, e ancora salite prosciugano le residue energie e logorano il morale, un po’ come a dire “Dai no! Ora basta! Ma come ancora? E non se ne può più!”

prima del finale un nuovo st, ma stavolta, diversamente dal precedente, molto più tecnico e impegnativo, mette a dura prova la mia lucidità, le mani e i polsi; guai ad allentare la concentrazione proprio ora, significherebbe collezionare una musata di quelle che si ricordano per un bel pezzo, quindi si fa spazio in me l’idea che forse sia giunto per oggi il momento di non sfidare oltre la buona sorte, aspetto solo il momento giusto e appena se ne presenterà l’occasione taglierò un pezzo di tracciato e ritornerò al furgone che tanto a questi punti rischiare oltre non ne vale la pena.

Non passa troppo tempo da quest’ultimo pensiero che dopo poco si presenta subito l’opportunità, mi accorgo infatti che il mio GPS sta ritrovando il circuito già fatto all’andata, ottimo! Ancora pochi metri e basterà seguirne la rotta sino all’inizio, paleso a gli altri miei compagni di avventura la mia volontà e anche Marco (dopo circa cinque ore e mezza in sella) valuta che anche per lui per oggi può bastare qui! Fabio e Andrea invece non intendono mollare proprio adesso e proseguono restando sul percorso della gara, fino alla fine davvero tosti! Io e Marco li precediamo al furgone dove loro giungeranno circa un quarto d’ora dopo.

Il giro termina qui, su quel piazzale ormai brulicante di gente da dove eravamo partiti circa sei ore prima, un giro bellissimo e snervante al tempo stesso, non oso pensare ai molti che domani lo dovranno affrontare in assetto da gara; la gita in terra pratese potrebbe finire qui, ma prima di congedarci ci siamo concessi il lusso di far sosta in un bar per riempire un po’ lo stomaco, vi entriamo, il giovane proprietario si chiama Luca, ma forse è solo un nome di comodo per facilitare il contatto con la numerosa clientela italiana, visto che anche la suo locale come tantissimi ora mai in città, è gestito da cinesi; potere della globalizzazione e segno dei tempi che cambiano!

 

Dati del giro:

Lunghezza: 62 km

Dislivello positivo: 2020 m 

foto

 

L'Abetone

sabato 22 Luglio 2023

Scritto da Fabio Cappelli

 

Sveglia ore 6:00! Mi preparo, e di buon mattino parto da casa già in sella alla mia fidata Scott, l’appuntamento come d’abitudine è fissato per le 7:15 nel grande parcheggio della PAM a San Miniato basso, per incontrarmi con l’allegra comitiva decido di costeggiare la ferrovia, magari non è la via più breve ma è quella che mi piace di più!

Ad aspettarmi ci sono Andrea, Fabio e Marco, ormai il gruppo è collaudato, dopo i saluti di rito e caricate le mountain bike nello spazioso furgone che generosamente ci mette a disposizione già da qualche uscita il buon Fabio, si parte alla volta di Melo, un minuscolo mucchietto di case ancorate alla montagna pistoiese, a metà strada tra Cutigliano e la Doganaccia, il tutto non troppo distante dalla più famosa località de l'Abetone; il percorso è frutto di una ricerca fatta da Andrea che dopo aver studiato mappe e quant’altro ha selezionato un tracciato per affrontare la giornata.

Il meteo promette sole e così sarà nel volgere della mattinata, per adesso però qualche nuvola filtra i suoi raggi rendendo l’aria non particolarmente calda, meglio! Se si considera le alte temperature che ci saranno a valle! Si inizia subito in salita, poco fuori l’abitato di Melo imbocchiamo a sinistra una impegnativa rampa asfaltata, via del Paradiso, che incede a ritmo incalzante, con i suoi tornanti, lungo il versante della montagna per attestarsi nella sua parte sommitale intorno ai 1200 m slm, qui la strada, ormai dal fondo sterrato segue il fianco della montagna senza presentare difficoltà di rilievo, anzi si percorre in scioltezza; la località è amena, immersa nella rigogliosa vegetazione e ad un certo punto arriva in prossimità di un agriturismo la cui ubicazione, proprio al di sotto l’enorme mole del Libro Aperto ne danno un quadro d’insieme davvero magnifico.

Andrea ha studiato un sentiero che prevede a questo punto di inerpicarci ancora sul costone della montagna, pressappoco sotto la Cima Tauffi, ma qualcosa va storto e ben presto ci accorgiamo che la "retta via era smarrita", dopo qualche vano tentativo in cerca del sentiero perduto non resta altro che ritornare verso l’agriturismo e proseguire su quella parte di tracciato che comunque era stata messa in preventivo di fare.

Si scende come saette, con Fabio che fa da apri pista, noi altri tutti nella sua scia! Anche Marco comunque si difende bene in questi frangenti e scende giù a bomba, il sentiero è sterrato, tipico di montagna, con steccati di legni un po’ arrangiati che delimitano i prati degli animali al pascolo; è una ripida picchiata su un fondo sconnesso che ci fa scendere di circa duecento metri, fino a quando questo viottolo non va a confluire sulla strada carrabile per Rivoreta, qui su fondo asfaltato si inizia a risalire, il clima è davvero gradevole, i luoghi anche.

Proprio a Rivoreta improvvisiamo, e anche se non era previsto, imbocchiamo una bella carrareccia forestale che cattura la nostra attenzione, la via è sterrata e costeggia il canyon scavato dal torrente Lima, la via, volendo anche carrabile, si sviluppo in salita all’interno della boscaglia, procede con tornanti duri fino a quando ricomincia l’asfalto in località Bicchiere, qui la strada torna a farsi più pedalabile, quindi si prosegue ed oltrepassiamo le case de La Secchia, poi poco dopo, sempre sull’onda dello spirito d’avventura che ormai si è impadronito di noi, svoltiamo con una curva a gomito verso destra per entrare nuovamente nell’ombra fitta della vegetazione.

Il godimento è garantito su di un'altra carrareccia forestale interdetta alle auto, la carreggiata è ampia, il fondo è un misto tra terra battuta e ghiaia, il tutto circondata da grandi abeti; il profumo del sottobosco ne riempie l’aria, e per quanto la strada proceda in salita, le pendenze sono piacevoli, molti sono anche coloro che incontriamo a fare trekking e ogni tanto capita di incrociare anche qualche bicicletta, poi d’un tratto la strada s’impenna, e lo fa a tal punto che uno dopo l’altro, eccetto Marco con la sua e-bike, siamo costretti ad alzare bandiera bianca e spingere a mano i nostri mezzi, ma è uno stress-test che fortunatamente dura solo poche decine di metri, raggiunta infatti la cima dell’erta, la strada torna a procedere in piano.

Nell’area pic-nic di monte Maiori facciamo una sosta, alla fontana che vi troviamo ne approfittiamo per riempire le borracce e scambiare qualche parola con un anziano signore, di Firenze se la memoria non m’inganna, che si dimostra particolarmente loquace; ci intratteniamo ancora un po’, poi vista l’ora riprendiamo il viaggio in direzione dell’Abetone passando per il Boscolungo; su di un fondo che non è dissimile dal precedente ora però  procediamo in discesa, veloce! Molto veloce! Stando attenti ad ogni curva a non finire addosso a qualche escursionista, il fondo è compatto ma comunque necessita di attenzione per via del brecciolino, poi eccoci alle piramidi simboli stesse della famosa stazione sciistica a quota 1360 m slm!

Approfittiamo dell’ora per una pausa pranzo, e nel contemplare dall’ampia terrazza le creste montuose davanti a noi, ci rilassiamo al caldo sole di luglio fra un morso a una schiacciata e sorseggiando qualcosa di fresco e dissetante, un caffè e poi via si riparte nella discesa infinita fra tornanti e contro tornanti; gli altri tre vanno giù come folli, quasi in una sfida al cardiopalma, gomito a gomito schivando auto e moto, io me la prendo molto più comoda, per queste cose preferisco di gran lunga lo sterrato, e poi dopo tanta salita voglio godermi un po’ di discesa, alla fine della quale ci ritroviamo a Ponte di Sestaione, e attraversato nuovamente il ponte sul torrente Lima, iniziamo la lunghissima e inesorabile salita, tutta su asfalto, verso Melo.

Subito arriviamo a Cutigliano, località che vale sicuramente la pena di visitare, in quanto piccolo borgo di origine medievale, tipico nella sua urbanistica, in estate poi
é spesso teatro di feste paesane che ne animano le antiche vie; noi procediamo oltre e devo dire che la fatica inizia a farsi sentire, ma comunque nessuno mostra segni di cedimento e il gruppo è sempre compatto.

    La salita a tratti dura a tratti più pedalabile sembra in tutti e due i casi interminabile, nessuno molla un centimetro e tutti stringiamo i denti, non è certo una gara, ma chi ne ha di più adesso da fondo a tutte le sue riserve; il caldo seppur neppure paragonabile a quello che alla stessa ora ci sarà a casa, è ad ogni modo asfissiante, rossi come peperoni diamo gli ultimi colpi di pedale per concludere finalmente l’anello e ritornare al furgone… .

Il giro, del quale si può essere assolutamente soddisfatti finisce qui, quello che invece non finisce è la serie di appuntamenti d’uscite con gli amici Svalvolati, altre ne verranno che caratterizzeranno questa pazza torrida estate 2023.

 

Dati del giro:

Lunghezza: 45 km

Dislivello positivo: 1550 m  

foto



Il Pratomagno

sabato 9 settembre 2023 

scritto da Fabio Cappelli

vetta del Pratomagno

L’ultima in ordine di tempo fra quelle uscite che mi hanno visto presente nel ciclo delle grandi escursioni estive 2023, è stata questa.

La destinazione dichiarata, ovvero la croce del Pratomagno, non è una meta a me ignota, anzi! Più di una volta ho avuto modo di renderla l’obiettivo di escursioni, ma solo a mo’ di passeggiata, mai in sella alla mia Scott, oggi sarà l’occasione per infrangere anche questo ultimo muro.

Partenza come sempre da San Miniato basso col solito irriducibile drappello di amici degli Svalvolati in mtb, quindi Andrea, Fabio e Marco, al quale però oggi si è aggiunto anche Vito, un veterano dell’escursionismo, nonché guida del CAI locale, prestato alle ruote grasse da quando cioè le e-bike hanno fatto il miracolo di far avvicinare al pedale persone alle quali probabilmente sarebbe rimasto impermeabile questo mondo fatto di divertimenti da scavezzacollo!

Puntiamo verso Vallombrosa, luogo di inizio della sgambata odierna, parcheggiamo in prossimità della imponente abbazia, circondata da una macchia ricchissima di alberi ad alto fusto, poi ci avviamo lungo la sterrata contrassegnata dal sentiero CAI 12; il primo tratto si sviluppa completamente nel bosco, caratterizzato da una salita costante, a tratti impegnativa di circa 7km.

Questa lunga ascesa fa comodo per rompere il fiato, e fra una chiacchera e l’altra si giunge all’intersezione della strada sterrata che viaggia pressappoco parallela al sentiero 00 del crinale in prossimità del monte Secchieta a quota 1449 m slm, che un tempo ospitava impianti sciistici e che ora versa in stato di abbandono, tuttavia la zona è tutt’altro che spopolata, essendo costellata di abitazioni di privati che qui passano senz’altro giornate piacevoli immersi nella natura e possono godere di viste mozzafiato, inoltre nelle immediate vicinanze esiste il Rifugio di Secchieta, io non lo so ancora, ma tornerà assai utile sulla via del ritorno.  

A dirla tutta non abbiamo un vero e proprio piano da seguire, Andrea ed io ci siamo un po’ documentati su internet improvvisando un itinerario da seguire, quindi il più delle volte si naviga a vista, comunque dovrebbe uscirne alla fine un giro di circa una quarantina di chilometri; sembra evidente a tutti che la direzione giusta  è verso sud su di una strada inghiaiata a tratti anche con segmenti asfaltati e che ci obbliga ogni tanto anche a delle soste per poter godere appieno, complice anche la stupenda giornata di sole, la bellezza dei luoghi e magari scattare anche qualche foto.

Il percorso è ondulato, prevalentemente in discesa, poi un po’ alla volta, curva dopo curva, oltrepassando le vette che ne celano la vista, appare in lontananza la croce del Pratomagno; continuando sulla strada principale arriviamo in prossimità di un punto caratteristico del luogo, il tunnel del Pratomagno che permette di unire, pur su una strada fortemente dissestata nel versante ovest, il Casentino alla Valdarno Superiore!


Anche qui, in prossimità del tunnel che come un sifone crea una forte corrente d’aria rinfrescante, facciamo una breve sosta, poi evitando di voler da retta alla segnaletica che già ci indica una possibile via per la croce su di un sentiero irto e difficilmente pedalabile, seguendo il mio consiglio si prosegue verso il ristorante daGiocondo, che è anche il più classico punto di partenza di escursioni a piedi e senza dubbio il più indicato per quelle in bicicletta.

L’arrivo da Giocondo consente anche di riempire le borracce, l’acqua, (così come il cibo) non è mai troppa in questi frangenti e avrò modo di scoprirlo amaramente più avanti, ma per ora tutto procede nel migliore dei modi giornata perfetta e la compagnìa è ormai collaudata; ultimata anche questa sosta si inizia a fare sul serio, la salita fino alla croce e veramente impegnativa, si aprono sotto i nostri occhi ampi crinali erbosi, il sentiero che invece conduce alla sommità e sconnesso, caratterizzato di pietrame incoerente, intervallato da canale improvvisate per il deflusso delle acque piovane.

Non senza fatica raggiungiamo la cima e qui la croce, un traliccio metallico che svetta su qualunque cosa intorno, a dispetto di quel che poteva sembrare in lontananza, è davvero maestosa, il punto panoramico poi è spettacolare, da qui in giornate limpide si vede un’amplissima parte della Toscana, dall’Appennino tosco emiliano al Monte Amiata, dalle cime del Casentino al Monte Serra, come su una terrazza naturale possiamo osservare una miriade di paesi grandi e piccoli nelle vallate sottostanti, Loro Ciuffenna, Castelfranco di Sopra, Terranuova Bracciolini, Montevarchi e decine ancora potrei citarne, tanti ne scorgiamo vicini e lontani.

Il notevole punto panoramico è inevitabilmente motivo di attrazione per le flotte di visitatori che affollano il luogo, anche noi approfittiamo del momento topico per prolungare la sosta, scambiare due parole e scattare una foto di gruppo approfittando anche della complicità di giovani e belle turiste americane che si prestano volentieri a immortalare questo attimo eterno!

Il giro a ben vedere sarebbe finito qui, tuttavia ignari di quel che ci aspetta e insoddisfatti della brevità del percorso decidiamo di continuare oltre, qualcuno infatti ci ha soffiato nell’orecchio che nelle immediate vicinanze si troverebbe la cosiddetta spada nella roccia, vale la pena quindi spingersi ancora un poco oltre per non sprecare questa occasione d’oro e prendere quindi due piccioni con una fava.

Lasciatoci alle spalle il punto più alto del giro e i suoi 1592 m slm, scendiamo verso un luogo ignoto puntando sempre verso sud; ingenuamente crediamo si tratti della collina successiva, che solo in apparenza è vicina, per di più la salita per scollinarla è anch’essa tutt’altro che semplice, inoltre giunti al culmine della salitaccia, della spada nemmeno l’ombra, perplessi iniziamo a chiedere informazioni ai camminatori che incrociamo, ci garantiscono che la direzione è giusta e in fin dei conti non manca molto alla meta.

        Consolati da tali parole, proseguiamo certi di essere vicini al giro di boa, macché! Anche la collina successiva, che noi credevamo l’ultima non ancora quella che cercavamo noi, e questo giochino antipatico continua ancora fra saliscendi infidi che non fanno altro che farci sempre più allontanare dal punto di partenza, finalmente ormai sconsolati e disillusi arriviamo all’agognata meta, che peraltro vale la pena di raggiungere!


La spada nella roccia

Sosta e foto sono di rito in questi casi, ma ora c’è da riprendere la via del ritorno, chi non dispone di una e-bike comincia davvero a fare i conti con la stanchezza, io più di altri inizio ad accusare la fatica e inoltre l’acqua scarseggia come pure le riserve di barrette energetiche, bah, speriamo bene! Il primo dilemma che ci si para dinnanzi è quale sia la migliore strada del ritorno, fare a ritroso quella appena fatta risulta chiaro a tutti che è massacrante l’alternativa sarebbe un sentiero indicato dai navigatori che però è davvero una incognita, non sappiamo nulla, ne lunghezza, ne dislivello, ne condizioni del fondo, e in ultimo nemmeno se sia veramente percorribile, ad ogni modo ci sembra la soluzione migliore, quindi armati di coraggio optiamo per questa soluzione.

Inizialmente il sentiero CAI 22 è percorribile stando in sella, ma più ci allontaniamo dai prati di alta quota addentrandoci nel bosco, e più questo si fa impervio, fino al punto in cui restare in sella è impossibile, quindi in fila indiana e bici a spalla iniziamo a percorrerlo con l’unica nota positiva che almeno è in discesa, altro punto di vantaggio è che essendo molto ripido conduce sulla Strada Panoramica del Pratomagno, carrabile, seppur dissestata, che dal Valdarno sale e riporta al famoso tunnel già citato, in maniera piuttosto veloce; ma sul momento questo non lo sapevamo, e quindi il timore di aver fatto un grosso sbaglio a passare di qui, ci è balenato senza dubbio per la testa!

Riagguantata la strada carrabile e tirato un sospiro di sollievo, il più sembra fatto, forse! Magari per gli altri! Marco e Vito dotati di e-bike non fanno fatica a ritrovare immediatamente una pedalata efficace e prendono il largo, anche Fabio, che ha un serbatoio inesauribile di energia mantiene un ritmo forsennato e crudele per le mie possibilità, solo Andrea si attesta su una cadenza ancora tollerabile e infatti fra una parola e l’altra ci riportiamo insieme verso l’imbocco del tunnel dove gli altri ci aspettano, dopo di che il cedimento è inevitabile.

 Ormai sono abbondantemente entrato in riserva e quella bella strada inghiaiata che all’andata si presentava come una discesa scorrevole e leggera, ora fatta in senso contrario si profila come una salita di una durezza insormontabile, la borraccia e vuota e la sete è insopportabile, anche lo stomaco reclama qualcosa da metterci dentro, ma nulla, i taschini sono vuoti, c’è solo da sperare che non avvenga il crollo definitivo, oltre a questo c’è solo da stringere i denti e raschiare dal fondo del barile ogni stilla di energia fisica e mentale, ormai gli altri hanno preso il largo, di quando in quando il gruppo si ricompatta, ma bastano tre giri di pedale e fra me e il resto della comitiva si apre una voragine.

Descrivere a parole le sensazioni che si provano quando ci si trova in mezzo ad una crisi di una tale portata non è facile, solo chi leggendo ha vissuto esperienze simili può capirlo, poi, specie se ti trovi così lontano da casa, senza punti di riferimento, le difficoltà si amplificano, e non resta solo che fare affidamento sulle proprie forze e la tenuta mentale, provare a darsi degli obiettivi a brevissimo termine, ed averne uno magari risolutivo come quello di trovare un bar o un punto di ristoro qualsiasi che ti consenta davvero di ributtare benzina in corpo, e quell’obiettivo risolutivo sarebbe stato il Rifugio di Secchieta.

E cosi ogni giro di pedale e un metro in meno che mi divide alla salvezza, e c’è anche il tempo, nonostante l’annebbiamento dei riflessi di apprezzare la grandiosità degli spazi e il bello della natura; poi finalmente le prime case, gli altri hanno rallentato e ci siamo riuniti in gruppo e infine stacco le scarpette dagli attacchi, il rifugio è li, e li è anche la fine di un incubo, entro e il frigo è pieno di bevande fresche e zuccherate, sul bancone ci sono dolci e salati per qualunque gusto, il gestore, che non mi sembra di origine italiana mi serve, per me schiacciata e un thè bello fresco, poi ci accomodiamo tutti fuori, al sole, al caldo, e finalmente a stomaco pieno, si tira un po’ il punto della situazione, adiacente al bar del rifugio esiste anche un noleggio bici, ci soffermiamo a fare qualche considerazione in merito, poi rifocillati e carichi, io in primis, ci avviamo all’ultimo atto di questa dura e al tempo stesso magnifica giornata di pedalata.

Ci attende finalmente l’ultima e vertiginosa discesa del sentiero già percorso ad inizio giro, veniamo giù a rotta di collo, forse anche con qualche rischio di troppo, ma l’adrenalina scorre nelle vene per questo finale a cavallo fra le province di Arezzo e Firenze; gli alberi ci corrono accanto su questa carrareccia caratterizzata da lunghi dirizzoni e curve strette, ogni tanto rallentiamo per la presenza di qualche escursionista a piedi, fra una sgommata e una ripartenza al fulmicotone, quella che all’inizio era una lenta e interminabile salita ora c’è la beviamo in un sorso e in men che non si dica risiamo all’abbazia di Vallom
brosa.

Ora il giro è davvero finito, un giro che non dimenticherò facilmente, ovviamente per la terribile crisi di cui sono stato vittima, ma anche e ancor più per il bel gruppo che si era costituito in questa estate 2023 e con il quale ho condiviso impareggiabili avventure qua e la in questa nostra terra di Toscana, loro avrebbero ancora continuato con qualche altra escursione nei week-end successivi, dal canto mio avevo già messo in conto di chiudere con oggi il ciclo di uscite in mtb, volendo chiudere in bellezza con uno dei luoghi che mancavano fra tutti quelli che avevo già fatto. La storia, per ora finisce qui….   


 









Dati del giro:

Lunghezza: 57 km

Dislivello positivo: 1685 m

foto      

lunedì 21 agosto 2023

I 180 KM + 1 DELL'ABETONE

 


scritto da Fabio Cappelli


A dire il vero non è stata un’uscita premeditata, tuttavia è pur vero che l’idea mi frullava da un po’ di tempo nella testa, capitava infatti che parlando con le presone di alcune mie avventure in bicicletta prima o dopo mi chiedevano “ma la Prato-Abetone l’hai mai fatta?” oppure e
più semplicemente “ ma all’Abetone ci sei mai andato in bici partendo da casa tua?” ovviamente la risposta era “no”, sembrava quindi essere un tassello mancante alle varie ciclo escursioni che avevo già inanellato nel corso del tempo, quel qualcosa in più e speciale che arricchisse quanto fin qui già fatto e che se non c'è, ti rendi conto che manca qualcosa.   
Come ho anticipato non era una cosa premeditata, sta di fatto che però le cose sono andate così.

Domenica 20 agosto

Partenza ore 8:30 da San Miniato per direzione ignota, almeno per il momento, l’idea sarebbe di andare sul monte Serra, magari affrontando la salita da Compito (fra le tre che portano sulla sommità del monte, senz’altro la più impegnativa), un giro di circa 4 ore e poi di nuova casa; procedo quindi in direzione Fucecchio, ma lungo la circonvallazione per Ponticelli, mi sembra di andare a fare il solito giro di sempre, il Serra l’ho già affrontato svariate volte quindi alla rotonda che porta a Ponte a Cappiano cambio direzione e decido di procedere verso le colline delle Cerbaie e da li puntare per Montecatini Terme.

La nuova destinazione ora è il Goraiolo, località di media montagna, a circa 700 m di altitudine slm dal quale si gode una magnifica vista sulla val di Nievole, giunto a Chiesina Uzzanese mi dirigo verso la rinomata città termale e ai piedi delle colline che la sovrastano, inizio l’approccio con la salita, quella che porta a Montecatini Alto, l’aria inizialmente mite inizia ora a farsi afosa, la strada è poco ombreggiata ma in ogni caso una brezza leggera da un pur minimo senso di refrigerio; al trivio per Montecatini Alto procedo in direzione Marliana, la salita non è dura e più salgo e più la temperatura torna ad essere tollerabile.

Giunto al Goraiolo tiro un po’ il fiato, e al primo bar che trovo ne approfitto per rifocillarmi, sono solo, nessuno mi rincorre e ho tutta la giornata davanti a me, quindi la prendo comoda, e del resto non potrei fare diversamente! Pedalare da soli presenta risvolti positivi e negativi al tempo stesso, fra i positivi, come appena detto è che puoi gestirti tempo, le soste e la cadenza di pedalata a tuo piacimento, per contro non puoi contare sul supporto, non fosse altro anche solo psicologico di nessuno, chilometri e chilometri di fatica senza scambiare parola con un compagno di allenamento, senza nessuno che ogni tanto stia davanti a tirare, tu, e tu solo soltanto.

Finita la sosta mi inoltro un po’ più innanzi lungo la strada in direzione Femminamorta, inizio anche a fare le mie valutazioni su quale sia il percorso migliore per riscendere verso valle, tempo a dietro ricordo che ero sceso da Avaglio o forse da Casore del Monte, non ricordo bene, ma quel che ricordo bene è che la strada era una discesa ripida con tanti piccoli tornanti e un fondo asfaltato tutt’altro che in buono stato, una prospettiva poco allettante insomma!

A Femminamorta trovo le indicazioni per Prunetta, una volta ci ero già stato fin lì in bdc, ricordo una bella strada pianeggiante immersa in un lussureggiante bosco con tanta ombra e temperature da favola, quindi ormai visto che sono arrivato fin qui provo a raggiungere anche questa località, tutti i miei ricordi erano giusti! Tranquillità, poche auto, tanto verde e temperatura perfetta… altri ciclisti fanno come me una sosta per riempire le borracce alla fontana dirimpetto la chiesta, riparto e attraverso il caratteristico abitato con tante tegole dipinte appese alle pareti delle case, la strada è perfettamente pianeggiante almeno fino al cartello che indica la fine del paese, poi inizia a scendere.

Uscendo da Prunetta mi faccio prendere la mano, complice una discesa scorrevole immersa nel silenzio degli alberi e rapidamente mi avvicino a San Marcello Pistoiese, è a questo punto che inizia a farsi spazio nella mia testa davvero la possibilità di arrivare fino all’Abetone, già adesso, se decidessi di fare dietrofront i chilometri per tornare a casa sarebbero tanti, però quando mi ricapita! L’occasione è ghiotta anche se le incognite sono tante, intanto quante ne avrò ancora di energia nelle gambe, anche solo per arrivare fin lassù! E poi c’è tutto il viaggio di ritorno, e sono solo, e chi mi viene a raccattare quassù in caso di un qualunque imprevisto, considerazioni lecite, ma la voglia di portare a casa il risultato è tanta, quindi arrivo fino a La Lima e il cartello dice 16 km all’Abetone, e allora proviamoci!

 

Inizialmente la strada che torna a farsi in salita procede con pendenze abbordabili (4-5%), o addirittura pianeggianti, poi a Casotti Ponte di Sestaione la musica cambia drasticamente, le curve ampie di poco prima si trasformano in tornanti e le pendenze oscillano tra un 5% e 10%, la cima da qui dista ancora una dozzina di chilometri, che sembrano non passare mai! Qui la temperatura sarebbe anche gradevole, ma per molti tratti mi trovo esposto ai raggi di un sole cocente e la fatica poi fa il resto, l’andatura è lenta, quasi sconfortante, ma vado su con l’unico pensiero fisso di raggiungere il grande piazzale dell’Abetone, a qualunque costo.

Un po’ alla volta tutti i paesini lungo la via che sale fino al passo li prendo come traguardi volanti e così che mi lascio alle spalle Pian dei Sisi, Pianosinatico, Cecchetto dove la strada per un brevissimo tratto spiana anche, e poi Le Regine, manca solo l’ultimo traguardo, quello più impegnativo, che non sembra arrivare mai.

Poi finalmente ci sono! Un’ultima curva, le prime auto parcheggiate e tanta gente che cammina ovunque sulla grande piazza, il cielo e sgombro di nuvole, azzurro come la canzone di Paolo Conte, la vetta del Libro Aperto  spoglia d’alberi e verde dei suoi grandi prati d’alta quota, fa bella mostra di sé con i suoi oltre 1900 m di altitudine.

Una breve sosta tanto per assaporare il momento, ma con la consapevolezza che dopo tanto sudore per giungere fin qui, sta a significare però solo una cosa, che sono solo a metà del giro, ho percorso fin qui circa 93km, come minimo ne rimangono altrettanti per meritarmi una doccia rivitalizzante!

La discesa è veloce, con le auto che mi sfrecciano accanto, non mi posso permettere distrazioni, i continui tornanti non fanno acquisire velocità esagerate, ma ad ogni modo sfioro in alcuni tratti i 60 km/h, sembra quasi fresco a scendere, ma pur sempre caldo da non rendere necessario giubbini antivento o cose simili, in breve risono nuovamente a La Lima, ora il dilemma che si apre è su quale strada prendere per ritornare a casa, scarto quella fatta all’andata e punterò sulla classica direttrice che di normale faccio quando fin quassù ci vengo, ma in auto.

Il primo approccio non è dei migliori, si para dinnanzi subito la salita verso San Marcello P.se, pendenze importanti, dell’ordine del 8-9% ma fortunatamente non lunghissima, passato questo primo scoglio proseguo, la pendenza non presenta alcuna difficoltà di rilievo, almeno fin quando non arrivo in località Limestre, qui si ricomincia a salire, e stavolta oltre alla pendenza anche la durata della salita ha il suo peso! La fatica inizia a presentare il conto, il caldo, che a quest’ora del pomeriggio oltrepassa i 30 C° fa il resto, procedo lentissimo tra i tubi di scappamento delle auto che mi sputano fumo in faccia passando a distanza ravvicinata, l’ascesa porta al passo dell’Oppio e i suoi 821 m di quota.

Dopo tanto (e sottolineo tanto) affanno metto in archivio anche questa asperità di giornata, ora un po’ più sollevato per quello che ritenevo, a ragione, un segmento molto impegnativo, proseguo fino a Campo Tizzoro senza particolari difficoltà e da li in località Pontepetri, dove la strada svolta in maniera brusca verso destra in direzione Le Piastre, qui il fondo è sostanzialmente pianeggiante anche se alcuni tratti riservano brevi salitelle che in auto non si percepiscono, ma stando seduto su una bici si!

A Le Piastre inizia una lunga, lunghissima discesa verso Pistoia, inizio ad avere dolori un po’ dappertutto, un piede, colpa delle scarpette non proprio perfette nella calzata, mi fa un male cane, le spalle sono intorpidite e il collo legnoso, dovuto alle tante ore in sella, e la discesa, che potrebbe sembrare roba facile non lo è affatto e non fa sconti, è un gioco di nervi, la tensione e tanta con le macchine che ogni volta mi passano a pochi centimetri e poi curve, tornanti, buche, asfalto sconnesso, la giusta velocità da dosare così come le frenate, e il caldo che più si scende e più si fa insopportabile.

Finalmente arrivo a Pistoia, attraverso un lunghissimo vialone alberato in leggera discesa, e poi proseguo in direzione Montecatini Terme, anche qui mi si para davanti uno stradone infinito ma con la fortuna almeno di avere una brezza alle spalle che mi sospinge e dove tocco velocità intorno ai 35 km/h, passano i chilometri e si avvicina anche l’ultimo spauracchio da affrontare, cioè la salita del Serravalle P.se, in realtà meno impegnativa del previsto!

Scollino e di nuovo discesa, breve, con le macchine che mi sfiorano; tra tratti con vento a favore ed altri contro oltrepasso nell’ordine Ponte Di Serravalle, Monsummano, Cintolese, Castelmartini fino a Stabbia, dove mi concedo una sosta avente la forma di un maxi gelato, ora è una passerella verso casa, Le Botteghe, Fucecchio, San Pierino, San Miniato Basso e finalmente casa. 

 


Dati:

distanza: 181 km

dislivello+: 2636 m

tempo: 8h 56’ 45’’

martedì 24 maggio 2022

IL CINQUANTESIMO DEL KAWA




scritto da Fabio Cappelli

20 maggio 2022

location: Casa di Caccia Roveta 

Sorpresa riuscita! Quando infatti il Kawa, inconsapevole della trappola a lui abilmente tesa è entrato nel locale, un boato fragoroso ha sovrastato il brusìo sonnacchioso della sala; con l'aria di colui che ancora non ha capito in quale razza di cinematografo si trova, inizia, un po' alla volta a prendere contatto con la realtà, e, sempre più consapevole della festa che gli è stata organizzata, lui, il presidente, si lascia andare ad un imbarazzato e a tratti commosso sorriso liberatorio.

E se festa dev'essere che festa sia, quella del giro di boa, i primi 50 anni del conducator della mountain bike sanminiatese, lui, che dai più audaci è stato ribattezzato lo "sceriffo pesciatino" tradendo in tal modo le di lui origini forestiere, origini che tuttavia non gli hanno impedito di divenire una colonna portante per chi della mountain bike ne ha fatto una "quasi" filosofia di vita anche qui, all'ombra della rocca federiciana.

Ma facciamo un passo indietro, l'attacco a sorpresa al Leader Maximo era stato minuziosamente pianificato con ampio anticipo dai due luogotenenti, Dario S. e Fabio F., che con sapiente discrezione hanno saputo fino all'ultimo tenere nascosto al festeggiato la bella serata di cui molti sono stati testimoni ed è a loro che vanno i ringraziamenti per essersi spesi nella paziente opera di organizzazione dell'evento.

Alle tenui luci di un tramonto di primavera inoltrata, sulle dolci colline che si affacciano sulla val di Pesa, alle pendici di quella Roveta tanto frequentata da biker, presso un casolare rustico in tipico stilo toscano, ovvero la Casa di Caccia Roveta, arrivano alla spicciolata ma alla fine in folto numero, la combriccola dei festeggianti, che in attesa dell'ospite d'onore prendono posto intorno ad una tavolata a ferro di cavallo già imbandita per l'occasione.

La Casa di Caccia Roveta è un ambiente che riflette fedelmente nello stile e nel menù ciò che si prefigge, infatti in una cornice quasi da taverna d'altri tempi, semplice e d'impatto al tempo stesso, vengono servite pietanze a base di cacciagione, e quando "il capo dei capi" assorbito lo shock della piacevole improvvisata prende posto al centro della scena, si da il via alle danze con vassoi di specialità della casa.

E mentre vassoi e camerieri fanno lo slalom fra i tavoli, in un clima di frizzante goliardia, cazzeggiando e parlando del più e del meno, in questa reunion si rivedono componenti degli Svalvolati in mtb che da tempo non s'incontravano, tutti con lo scopo di omaggiare il Kawa, l'unico che mette tutti d'accordo, l'ago della bilancia, colui che, a parte le facili battute, va dato il merito di essersi accollato l'impegno di mantenere vivo anche solo con la sua semplice presenza (e quando dico semplice si fa per dire!), l'esistenza stessa del gruppo Svalvolati.

L'unico che si sia guadagnato e mantenuto nel tempo la fiducia degli organizzatori della GF Colli del Tartufo, e che per questa ragione hanno aperto anche alle mountain bike le porte della loro iniziativa, volendola, visti i risultati incoraggianti, affiancare in pianta stabile alla ben più collaudata versione dedicata alle bici da strada.

Tornando alla serata, questa è volata via leggera e divertente, fra poesie decantate, regali da scartare e i tumultuosi hip hip urrà!! Il presidente ha trovato il tempo anche per un  breve discorso!! A questi punti Kawa non ti resta che fare un bilancio di questo primo mezzo secolo e magari chissà, scriverci un libro!

    



  

sabato 15 gennaio 2022

SETTE SAMURAI SUL TETTO DELLA TOSCANA


prefazione di Fabio Cappelli

      Questo articolo è stato liberamente tratto da un'idea di Alberto Bagnoli, compaesano e biker locale, rapito, come noi tutti del resto, dalla viscerale passione per le ruote artigliate; Alberto è anche un componente pressoché onnipresente nelle scorribande del gruppo dei B.S.D. di Ponte a Elsa, una ormai radicata e collaudata aggregazione di amici che condividono, oltre al grande interesse per la mountain bike (e più in  generale del pianeta ciclismo), anche quello per l'ambiente, un binomio questo che porta inevitabilmente a cimentarsi con nuove sfide, sempre a la ricerca di angoli di natura da esplorare. Il resoconto che segue, infatti, tratta di un'escursione svoltasi l'estate scorsa in terra garfagnina è divenuto per me lo spunto per arricchire questo blog di un'esperienza interessante da sottoporre alla lettura di chi frequenta queste mie pagine. Avevo manifestato ad Alberto il mio desiderio per quella sintesi da lui ben raccontata, e che al riguardo, avrei volentieri ritagliato uno spazio in questa mia sorta di diario per far conoscere a chi lo vorrà, questa green adventure, un desiderio al quale Alberto, con mio grande piacere ha acconsentito. Le varie vicissitudini ne hanno ritardato la stesura, ma come si suole dire, "meglio tardi che mai", quindi senza ulteriori preamboli....      


sabato 3 luglio 2021 ore 6:00 a.m.

      Prime luci dell'alba; dal piazzale attiguo la Casa del Popolo di Ponte a Elsa, un manipolo di sette biker's, come sette samurai, ancora insonnoliti ma quanto mai determinati a compiere l'impresa, partiva, con carovana a seguito, incontro ad una destinazione certa, la stupenda Garfagnana; obiettivo dichiarato della trasferta pedalare con le proprie mountain bike tra le bellezze paesaggistiche del Parco Naturale dell'Orecchiella. I nostri, giunti in loco alle ore 9:00, dopo aver messo a punto gli ultimi dettagli hanno rotto gli indugi e saltati in sella alle rispettive bike hanno dato fuoco alle polveri e via! L'avventura ha avuto inizio.

      Si parte col favore di un meteo che regala cieli limpidi e temperature miti, da una quota di 1200 m slm per giungere quasi a toccare i quasi 2054 m slm del monte Prado, ovvero la vetta più alta di tutta la Toscana; come ho detto pocanzi temperature miti, intorno ai 20°C, l'ombra dei maestosi boschi e l'aria pura che si respira a queste altitudini, fanno si che pedalare in salita divenga un gesto piacevole.

     Dopo essere transitati dal famoso passo delle Radici e da località Col d'Arciana, dove l'allegra comitiva ha fatto sosta (come d'obbligo in questi casi), per un immancabile pausa caffè, gli argonauti hanno poi proseguito con andatura turistica fino ad arrivare, quasi senza accorgersene, al rifugio Segheria dell'Abetina Reale posto a quota 1410 m slm.

         Il rifugio è un occasione troppo ghiotta da non lasciarsi sfuggire per un tipico pranzo da baita a base di tagliatelle ai funghi, cheesecake ai mirtilli e torta con pera e cioccolato, e dulcis in fundo, un brindisi finale a base di lambrusco... o almeno, qualcosa che gli somiglia molto!

      Finita la sosta e fatto scorta di nuove energie, il gruppo è ancora una volta in procinto di partire, pronto a prendere il largo su mare verde di prati d'alta montagna; si riparte, e ci si accorge della bontà della sosta pocanzi descritta, infatti la lunga e ininterrotta salita che ci conduce al passo di Lama Lite (1749 m slm), prosciuga un po' alla volta, ma inesorabilmente, molte energie... certo le energie, ma non l'entusiasmo!

    Per completare il giro ad anello prefissato, si rende obbligatorio, malgrado non si riveli una scelta facile da digerire, un segmento da farsi con bici a spalla! Inerpicandosi ragion forza come stambecchi con (più o meno) filosofica rassegnazione per sentieri scoscesi e impossibili da pedalare e che lambiscono la sommità del monte Prado. 

        La fatica è comunque ripagata dalla splendida istantanea che regala la veduta del lago della Bargetana, incanto allo stato puro, da quassù si spalancano panorami a 360° che da soli valgono ampiamente il prezzo del biglietto, semmai c'è ne fosse da pagare uno! Macché tutto gratis!

     Qualche istante per recuperare le forze residue, ormai gambe e braccia sono indolenzite, ma la sosta è breve, il tempo vola via veloce e si deve ripartire, quindi gambe in spalla e di nuovo tutti in sella! I cuori impavidi ora ripartono alla volta dell'ultimo tratto che li separa dal punto da dove tutto aveva avuto inizio, ma anche la discesa e la via del ritorno non fanno sconti, riservando le ultime insidie di giornata che altro non contribuiscono se non ad aggiungere fatica alla fatica, e per qualcuno la spia della riserva segna ormai rosso fisso.

Qualcuno raschia il fondo del barile... e delle borracce, ormai vuote! Così che anche la sete è divenuta un'inseparabile e assai poco gradita compagna di viaggio, tanto che la prima fonte d'acqua lungo il percorso viene salutata da tutti come un'oasi nel deserto, un'insperata ancora di salvezza!

Quella raccontata è stata davvero un'impresa! Sostenendosi l'un l'altro, attingendo ad ogni goccia d'energia per riuscire a portare a termine quest'avventura, facendo squadra perché come dice il detto "da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano", con un incrollabile forza di volontà i sette amici di Ponte a Elsa sono giunti al traguardo; e alla fine rimane un groviglio di sensazione e di emozioni, tutte racchiuse e concentrate in uno spazio di cinquanta chilometri, tra sconforto e meraviglia, stanchezza ed euforia e di certo più consapevoli che i limiti, spesso, sono solamente mentali; e poi ci sono i luoghi, bellissimi, lassù, in vetta, dopo tanta fatica, anche l'aria ha un sapore nuovo, diverso, mai respirato prima.

ore 16:30 p.m. dopo 50 km e 1700 m di dislivello si conclude un'esperienza memorabile.



    

sabato 18 settembre 2021

GF COLLI DEL TARTUFO: MTB - PERCORSO CORTO



  

 Per dare il giusto risalto all'impegno organizzativo della GF Colli del Tartufo a San Miniato e per completezza d'informazione per quanto concerne i percorsi in MTB, inseriti in questa 7ma edizione della bella manifestazione cicloturistica, parleremo in questo post del percorso corto dedicato alle ruote grasse.

Si parte col botto, l'inizio del tratto in fuori strada sulla via Francigena arriva dopo un breve trasferimento su asfalto che dal centro storico della città arriva fin qui, alle porte di località Canneto, e dopo una curva a gomito a destra si spalancano le porte di un paradiso di natura! 

La strada segue il profilo altimetrico che si incolla al crinale di colline arrotondate, percorse dai pellegrini in viaggio per Roma o semplici escursionisti della domenica; comunque sia, dopo circa 10 km successivi la partenza, in prossimità di un bivio (detto loc. Podere Fontana), si prosegue verso destra, abbandonando in tal modo la VF, ma di fatto le caratteristiche del fondo, almeno fino alle case sparse di Gello, rimangono invariate, e, similmente la bellezza dei luoghi.

Giunti a Gello, dopo un tratto in salita al 10 %, si scollina e s'imbocca immediatamente sulla destra via della Pieve, una via sterrata piuttosto dissestata almeno in questo primo frangente, ma che comunque non presenza particolari difficoltà tecniche, e che anzi migliora nettamente più si prosegue innanzi, divenendo infine asfaltata.

Pieve di Corazzano

Il nome via della Pieve non è casuale, infatti più si prosegue verso la val d'Egola, in una discesa veloce e godibile, e si finisce infine per passare nelle immediate vicinanze della Pieve di Corazzano, un notevole edificio in laterizio in stile romanico, che domina sull'area circostante, si prosegue sempre rapidamente fino a confluire su via Zara, un lungo dirizzone che congiunge località Genovini alla frazione di Corazzano, percorrendolo per circa 1 km.

Abbandoniamo via Zara svoltando a destra su una stradella sterrata che inizia poco dopo a salire avvolgendosi intorno ad una collina per giungere, anche su pendenze di tutto rispetto, fino all'altezza dell'agriturismo Aglioni e da qui convergere sulla suggestiva e panoramica via di Bramasole, un sentiero di campagna che riserva passaggi pregevoli all'interno di una campagna da favola, mantenendosi costantemente sul crinale di collina con un andamento ondulato e divertente!

La lunga e mai banale via di Bramasole termina quando si interseca con la via Volterrana, con una svolta destra, dopo poche decine di metri costeggiamo il minuscolo nucleo di Moriolo, al culmine di una breve salitella su asfalto si scende rapidamente per altrettante decine di metri per svoltare stavolta a sinistra per una strada bianca ovvero via Mugnana e Scorno,  un classico per i biker's di zona! 

Da qui, a distanza ravvicinata, si vedono le torri di San Miniato, l'inconfondibile skyline accompagna la vista per qualche centinaio di metri, e la loro vista è già sufficiente per pregustare il finale che attende tutti coloro che hanno accettato la sfida, ma calma e sangue freddo, ancora c'è da stringere i denti.

Percorriamo tutta Mugnana e Scorno con tratti certamente non impossibili ma che richiedono comunque concentrazione e buona capacità di guida, e una volta giunti ad incrociare, per un brevissimo tratto l'asfalto della via che da San Miniato porta in frazione La Serra, svoltiamo a destra e subito dopo a sinistra per un altro ever green per gli appassionati dell'off road locali, via delle Gronde, un tratto totalmente pianeggiante senza insidie, sperando nella clemenza del cielo, sennò pozze d'acqua a go go!

Dimenticavo, da le Gronde in poi, il percorso corto e quello lungo, torneranno a combaciare perfettamente, divenendo una sorta di condominio condiviso fra chi ha scelto la fatica e chi invece la super fatica!!

Quindi l'erta di Paesante sarà lo scoglio successivo e anche più significativo che i nostri eroi dovranno affrontare prima di sedersi al tavolo per il meritato pasta party!

Ma comunque il più è fatto, ora i chilometri che vi separano dai fuochi d'artificio sono davvero pochi e infine, anche per voi si profilerà l'obbligato passaggio sotto l'arco di trionfo per entrare in piazza del Seminario, laddove tutto era iniziato qualche ora prima! BUON DIVERTIMENTO A TUTTI !!     

DATI DEL TRACCIATO:

LUNGHEZZA: 28 km

DISLIVELLO: 566 m

mercoledì 15 settembre 2021

GF COLLI DEL TARTUFO: MTB - PERCORSO LUNGO

 

panorama di San Miniato




San Miniato - Piazza del Seminario



Il percorso lungo, riservato alle mountain bike per l’edizione 2021 della GF Colli del Tartufo che prenderà il via alle prime ore del mattino di domenica 26 settembre dal centro storico di San Miniato (PI), è un tracciato studiato in modo tale da offrire ai partecipanti un giusto equilibrio di sterrati immersi nel bosco, strade bianche e single tracks, intervallati sporadicamente da brevi tratti asfaltati.

Il giro è quanto di meglio, a livello panoramico e paesaggistico possa regalare questo territorio! Un tipico sunto della più tipica e scenografica campagna toscana, tra borghi pittoreschi, aspri calanchi e sinuose colline che corrono verso l'orizzonte fin dove lo sguardo si perde.  



Entrando nel dettaglio, l'importante manifestazione cicloturistica, giunta alla sua 7ma edizione, prenderà il via dalle ore 7:30, con partenza alla francese, da piazza del Seminario; a tale scopo, vale la pena di ricordare che la kermesse prevede molti tracciati, differenziati per specialità:  3 dedicati alle bici da corsa, 2 a le mountain bikes e, novità di quest'anno 1 percorso riservato alle gravel; per chi necessita di maggiori informazioni, vi invitiamo a visitare il portale dell'organizzazione; Ma dicevamo! Usciti dagli antichi vicoli della città della rocca, i primi chilometri si snoderanno sulla famosa via Francigena, qui il fondo è godibile, su sterrato scorrevole con saliscendi che risulteranno utili per scaldare polpacci e quadricipiti, in previsioni degli impegni che verranno!  


tratto sanminiatese della via francigena

Terminato il segmento di Francigena, per una lunghezza complessiva di circa 20 km, dopo un breve trasferimento su asfalto, il percorso torna su sterrato su viottoli di campagna; il fondo, moderatamente impegnativo culmina in salita ricongiungendosi con la direttrice che provenendo da Santo Stefano, sempre in salita porta a Montaione.

Attraversato il bel borgo che domina la val d'Elsa, la strada ora s'immerge nella fitta vegetazione con una discesa veloce su fondo incoerente, ai piedi della discesa, in corrispondenza di un ponticello, la strada invece s'impenna, con pendenze a doppia cifra, il fondo è un misto fra macigno affiorante e terra battuta, il gioco inizia a farsi duro, e non siamo nemmeno a mezzo!

La fitta vegetazione si smorza appena fuori i dintorni di Tonda, e lo sterrato spacca gambe lascia spazio all'asfalto, ma sono pochi i metri per riprendere fiato, poi in prossimità di un sentiero che svolta a destra, il tracciato torna nuovamente nella boscaglia e la solfa ricomincia con un fondo fortemente sconnesso che rende insidiosa la guida della mountain bike!

Affrontato anche questo segmento e lasciata la "selva oscura" alle spalle, il prossimo passaggio è l'abitato di Castelfalfi, siamo più o meno a metà dell'opera! L'incantevole borgo che dalle ultime propaggini del comune di Montaione si affaccia come una terrazza sulle colline pisane, ipnotizza con i suoi panorami mozzafiato.


Oltrepassato Castelfalfi ci si immette in una discesa solo apparentemente "facile", nella realtà infatti, il fondo inghiaiato, le pendenze importanti e qualche curva insidiosa, la rendono divertente ma al cardiopalma, equilibrio e freni vanno dosati con perizia! Ultimata la discesa e attraversati i curatissimi campi da golf, la strada entra davvero nel cuore dei paesaggi da cartolina; ampissimi panorami, cieli immensi e strade bianche che strisciano sui crinali bruciati dal sole, proprio come nella più classica delle iconografie del paesaggio toscano!

Qui il fondo è perfetto e alterna salite e discese che richiedono un impegno costante ma moderato; ultimato anche questo tratto lo spettacolo prosegue con i calanchi di Toiano. Eh già, Toiano! Ma il borgo fantasma non è rinomato solo per il fascino e il mistero del luogo, ma anche per la salita, anzi per molti "la salita", circa 2km di pendenze a doppia cifra! Che dire... rognosa.

Ma come si dice "panta rei"! E giunti allo scollinamento, l'andatura è senz'altro più rilassata! In direzione Palaia, senza però sfiorare il paese, si svolta a destra, dopo circa 5 km fuori da Toiano, per località Collelungo, ancora poca strada e ci si appresta ad imboccare il Cavalletto un single trak lungo e tecnico che s'infila ancora nel verde della vegetazione, con passaggi che richiedono precisione, sicurezza oltre a una pedalata potente e che non ammette indecisioni! 


Al termine della discesa in st, si spalanca la Barbinaia, una lunga valle amena che potrebbe far da set per qualche film su dame e cavalieri medievali! dopo un tratto pianeggiante veloce, senza insidie su sterrato, si profila l'ennesima salita, infatti presso l'antichissima pieve di Barbinaia ormai ridotta a un rudere si inizia a risalire il fianco di una collina punteggiata di cipressi, una sterrata di media lunghezza e di considerevole pendenza, l'ascesa culmina poco sotto l'abitato di Bucciano, poi di nuovo in discesa verso località La Serra.




Sono gli ultimi chilometri prima dell'arrivo, gli sforzi ormai volgono al termine! L'erta di Paesante, su asfalto, è l'ultima vera asperità di giornata che separerà tutti coloro che sono giunti fin qui all'agognato traguardo, dopodiché, nonostante qualche altro dislivello di lieve entità, San Miniato è ormai pronta ad accogliere nuovamente i gladiatori; il trionfo ha la forma di un arco millenario in mattoni che entra nella cittadella, e quindi ancora piazza del Seminario, alzate pure le mani al cielo, ve lo sarete meritato!



DATI TRACCIATO:

LUNGHEZZA: 63 km

DISLIVELLO: 1570 m

profilo altimetrico
profilo altimetrico