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mercoledì 10 ottobre 2012

LA FRANCIGENA: UNA VIA CHE UNISCE


Fig.1. Foto di gruppo alla pieve di Coiano sulla via Francigena


scritto da Fabio Cappelli



La Scala di San Miniato - Domenica 7 ottobre 2012:“C'è più gente oggi sulla Francigena che sulla FIPILI!?” Forse, nella giornata odierna, questa affermazione sarà scappata di bocca a qualcuno, che trovandosi a passare in quel suo segmento compreso tra Campriano e Coiano ha visto un intenso quanto inusuale andirivieni di persone! Effettivamente, devo ammettere che anche io stesso, che in quel tratto di strada bianca ci sono passato tante volte, non ero mai stato testimone di un numero così nutrito ed eterogeneo di cristiani tutti in una volta; piccini e grandi, donne e uomini, a piedi, in bicicletta o a cavallo, tutti intervenuti per onorare un appuntamento in calendario già da qualche tempo, che ha visto unire le forze di vari enti locali per dar modo alla gente di conoscere il territorio in cui vive e dar lustro ad un'istituzione millenaria, come lo è la via Francigena.
Ed ecco appunto che l'uomo si riappropria di una cosa per lui assai preziosa, autentica, concreta e insostituibile, che c'era già prima di noi e ci sarà anche dopo..... la Terra! E devo dire che è ben augurante osservare che siano in tanti a volersi riavvicinare a questa culla primordiale, poiché forse, il paradosso, è che più si sta a contatto con la Terra e più ci si sente ricchi d'umanità, sarà anche perché vicino ad essa si percepisce la limitatezza umana, facendo allo stesso tempo riguadagnare alle cose il loro giusto ordine e il loro giusto valore all'interno della nostra vita.
Finita la filosofia ecco un po' di cronaca.


Sono molti coloro che, partiti da Castelfiorentino, sono andati a convergere sull'antica via dei pellegrini, ognuno col proprio mezzo, ognuno col proprio passo, e mentre questo pacifico esercito marciava verso il punto nodale della pieve di Coiano, anche noi, da San Miniato, in sella alle nostre mountain bike abbiamo puntato dritti verso quell'obiettivo.
La partenza ufficiosa fissata per le ore 8:30 dal piazzale Trieste di La Scala, ne ha vista una seconda, questa volta ufficiale, per le ore 9:00 da piazza Buonaparte in quel di San Miniato, con la fusione di 3 realtà locali, la più cospicua proveniente da Ponte a Elsa, e le altre da La Serra e La Scala; potete star certi che il Granduca Leopoldo, assiso sul suo piedistallo, era compiaciuto nel vedere tanti biker's gironzolarglisi attorno e in procinto di dar vita a questa bella iniziativa; con i quadricipiti già caldi dopo aver affrontato l'ascesa del Poggio, e con qualche minuto di ritardo sul rullino di marcia, ci siamo avviati verso la meta prefissata, la Pieve di Coiano, la giornata non è, meteorologicamente parlando bellissima, nuvoloni si rimescolano grigi in cielo e si frappongono fra noi e il sole, ma tutto sommato la temperatura e gradevole e tra le foglie non passa un filo di vento; le ruote artigliate iniziano a rotolare fra asfalto e selciato, usciamo fuori dal centro storico di San Miniato, il gruppo che siamo riusciti a mettere insieme è vivace e variegato, ottimo connubio fra pedalatori e passionisti, fra noi ci sono veterani e nuove leve.
Poco oltre il Poggio Tagliato abbiamo svoltato a destra per iniziare lo sterrato, questo pezzo di strada per quanto inflazionato, è sempre bello da fare, in cima allo scollinamento infatti, la visuale che si apre è davvero appagante per gli occhi, qui siamo in località Capo di Vacca, si continua a salire ancora per un po', poi di nuovo una strada in terra battuta sul crinale, ancora pochi chilometri e la via Francigena, che mai, da quando siamo partiti da San Miniato abbiamo lasciata, convergerà in località Campriano, con la via di Meleto, dal quale stanno giungendo gli amici del gruppo Vallerbike di Castelfiorentino.
L'incontro previsto, almeno per il momento non ci sarà, giunti infatti a Campriano sfiliamo senza trovare anima viva, mentre all'altezza del trivio Castelfiorentino-Coiano-San Miniato, “raccattiamo” gli ultimi due amici che faranno toccare alla nostra comitiva il numero massimo di 16 biker's; ora siamo al completo, non resta che dirigerci verso la meta, e cosi è! Poche pedalate e siamo ai piedi della scalinata che porta alla bella, quanto trascurata, pieve di Coiano, che questo sia un punto di ritrovo non coglie di sorpresa nessuno, molte sono infatti le auto parcheggiate, e un tavolino con due membri della Misericordia locale, prodighi nel darci informazioni, non lasciano spazio ai dubbi, il punto di ritrovo è li. Si ok ma la gente? Dove sono tutti, e più che altro, dov'è l'altro gruppo di biker's con il quale ci dovremmo incontrare?
Qui non si vede e non si sente nessuno! Attendiamo qualche istante, poi l'impazienza di qualcuno ha il sopravvento... non resta che ripartire lasciando sfumare così quest'incontro tanto decantato, peccato, un'occasione persa! Il viaggio riprende, ed ora la strada, sempre sterrata, inizia a farsi davvero bella, non solo! Più proseguiamo e più si iniziano a vedere, prima alla spicciolata, poi in gruppi sempre più consistenti, ivi inclusi quelli a cavallo, file interminabili di persone che ci passano accanto! Sono tantissime, ci salutano in maniera amichevole; gli scenari cambiano continuamente, dalla strada bianca si passa al sottobosco in terra battuta, per giungere, immersi nel verde intenso delle colline, ad un viottolo in cui a malapena si riuscirebbe a passare in due affiancati.
Fig.2. la via Francigena in val d'Orlo.
Terminato questo lungo pezzo di sterrato e abbandonando, per adesso, anche la via Francigena, rifacciamo capolino sulla strada asfalta della via dell'Orlo, qui il gruppo subisce la sua prima scissione, una parte infatti prosegue verso sinistra e quindi per Castelfiorentino, anticipando il rientro a casa, l'altro gruppo, del quale il sottoscritto fa parte, prosegue a destra in direzione Corazzano; dobbiamo rifare il punto del percorso da seguire, varie sono le proposte, alla fine prevale quella di risalire dall'erta che ci riporta verso Coiano, la salita è impegnativa e fa una certa selezione, si arriva su col gruppo allungato, per giungere di nuovo ai piedi della Pieve, è qui, che con stupore e sorpresa, vediamo arrivare uno alla volta, i componenti del gruppone di Castelfiorentino che avevamo, in precedenza, dato per dispersi; chi pedalando, chi spingendo la propria mtb nell'ultimo strappetto prima dello spiazzo asfaltato, arrivano tutti coloro che hanno aderito a questa singolare iniziativa.
Ci fermiamo a far due chiacchere con loro, socializziamo mentre qualcuno ha avuto la brillante idea di imbandire un tavolino con vassoi pieni di cantuccini e bruschette, bravi! E del resto nessuno ha fatto segreto di apprezzare la cosa, vista la rapidità con il quale sono stati spolverati! Abbiamo preso anche spunto dal momento per immortalare quest'attimo a memoria perenne dei posteri scattando qualche foto, infine, salutati i nostri “colleghi di sellino”, ci siamo riavviati verso casa... si ho detto verso casa, ma il giro è proseguito con ancora davanti diversi chilometri e salite, ed ecco a voi il resto!
All'andata il trivio che ci aveva dato due componenti da sommare al resto del gruppo, ora se li riprende e con gli interessi, sono in tre infatti, all'altezza di questo snodo, che sotto gli occhi incuriositi di cavalli e cavalieri, decidono di defilarsi dal gruppo per tornare a casa lungo la via più breve.
Siamo meno ma pur sempre in nove, e sempre con ancora energia da spendere, si arriva a Gello, e attraversando una veloce discesa sterrata, fra panorami sulla valle e passaggi nel bosco, arriviamo dopo una serie di curve e controcurve da cardiopalma, nella frazione di Corazzano; qui qualcuno si è esaltato, e se dopo il suo battesimo del fuoco non ha proprio promesso amore eterno alla mountain bike, almeno un anellino di fidanzamento glielo ha comprato!
Attraversiamo il ponticello dietro l'abitato di Corazzano, e percorso tutto lo sterrato di fondovalle, ai piedi della salita di Balconevisi c'è spazio per un altro saluto a Maurizio, Ivan e Riccardo Magno che ci hanno tenuto compagnia in questa mattinata d'inizio ottobre; è a questi punti che mi salta in testa un'idea perversa, un'idea dal nome Romilda!! Nessuno dei superstiti di quest'uscita sa cosa ho in serbo per loro! Essi mi precedono, e all'altezza del Genovini, dando per certe le mie intenzioni piegano verso sinistra, li faccio illudere ancora qualche secondo, poi indico con la mano di andare a destra, mi guardano e mi seguono disorientati, li faccio entrare per una stradina sterrata, che forse nessuno di loro conosce, finché appare alla nostra vista Romilda appunto, che non è un'avvenente ragazza dalle curve sinuose e vestita in abiti succinti (magari), no proprio non lo è! Si para dinnanzi a noi una collina, tagliata da una “strada” appena accennata fra i campi con fondo insidioso e pendenze taglia gambe! Qualcuno è incredulo sul fatto che si debba e si possa veramente passare da li, ma per dissipare ogni dubbio apro per primo le danze.
La difficoltà pratica nell'affrontare Romilda è, oltre ad una buona preparazione fisica, l'essere anche dotati di una discreta componente di tecnica di guida; la viottola, perché di questo tratta, sale lungo la linea di massima pendenza di un poggetto, essa è solcata da rivoli profondi formati dalle piogge, in alcuni tratti questi rivoli si incrociano, rendendone difficile l'attraversamento, costringendo spesso a mettere il piede a terra, inoltre vanno affrontate delle contro pendenze ed infine non è neppure una salita così breve, specie se si considerano l'entità delle pendenze, che oltrepassano tranquillamente il 20%!
Ad ogni modo nessuno cede, ognuno giunge in vetta salutato anche dalle incitazioni di una coppia di turisti tedeschi che, trovatisi li per caso, non si aspettavano di veder sbucare gente, per giunta in bici da quella stradella!
Ma non è finita!
Dopo la salita, ora ci attende la discesa, all'altezza di Moriolo infatti imbocchiamo il single track omonimo, perfettamente percorribile, questo è, (a parte per il sottoscritto) una novità assoluta per tutti, faccio strada, uno dopo l'altro tutti seguono la mia scia, chi con fare deciso chi un po' più titubante si scende verso il fondo valle.
Il transito attraverso questa burella che s'infila in una macchia di modeste dimensione, non è per nulla facile, essa è caratterizzata da discese ripide, sentieri stretti ed esposti su profondi canali d'acqua, rapidi cambiamenti di direzione, questi fattori sommati insieme, rendono ostico il passaggio, però quando si inizia a prenderci confidenza, diventa davvero elettrizzante, che quasi si spererebbe in un impianto di risalita tipo pista da sci per fare in modo che il divertimento non finisse subito!
Ora il giro volge al termine, nonché le energie, questo l'elenco degli ultimi rimasti che si accingono ad affrontare l'ultima fatica di giornata, in ordine alfabetico per cognome essi sono: “Adorni Fontana, Bia, Cappelli, Musetti, Scali Jr, Scali Sr.” ed ora passo a presentare anche l'ultima fatica: “erta del Cenni”.
L'erta del Cenni, consigliata da Scali Sr, è una strada totalmente sterrata che se qualcuno di voi avesse interesse a documentarsi sui dettagli, potrà farlo sul post Salite/Discese sempre questo blog.
La stanchezza, almeno per quel che mi riguarda inizia a farsi sentire, un giro di pedale dietro l'altro e i metri verso casa sono sempre meno, e quando si intravede la fine di questa greppa, si può affermare che la via verso una doccia calda è ormai spianata; resta, nell'arco di quattro ore di pedalata in gruppo, la soddisfazione di aver passato del tempo sereno in compagnia di persone con le quali condividere una passione che ci porta a conoscere una innumerevole quantità di angoli nascosti del nostro affascinante territorio, speriamo di replicare quanto prima!


lunedì 7 maggio 2012

IL CINQUE MAGGIO

scritto da Fabio Cappelli
           
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Fucecchio: poco prima del via.
Ei fu siccome immobile, così inizia una celeberrima poesia di Alessandro Manzoni “Il Cinque Maggio”, dalla sua stesura sono passati 191 anni, ed oggi a distanza di quasi due secoli da allora,  la prima riga dell'opera letteraria potrebbe iniziare così:”Ei son siccome mobili”.
Ore 8:30 del giorno 5 maggio 2012, piazza G.Montanelli, Fucecchio, come da calendario è in programma l'escursione sulla via Francigena da Fucecchio a Gambassi organizzata dalla UISP, è ancora incerto il numero e l'identità di coloro che onoreranno con la propria presenza questo bell'incontro a base di sport, natura e storia, ciascuno dei potenziali adesori, ancora chiuso fra le mura domestiche sta ultimando i preparativi per giungere pronto all'appuntamento; una colazione abbondante, le vettovaglie da mettere nello zainetto, una pulitina alle lenti degli occhiali, la borraccia a riempire sotto la cannella di cucina e l'ultimo controllo alla mountain bike affinché non vengano fuori spiacevoli sorprese a pedalata già iniziata.
In viaggio
Sulla piazza arriviamo in due gruppetti distinti per formarne un unico pronto a macinare chilometri lungo tutto il tragitto ufficialmente riconosciuto dell'itinerario di Sigerico, in ordine rigidamente alfabetico i presenti all'appello sono: David, Fabio, Massimo, Michele, Paolo, Riccardo, Roberto, Roberto, Stefano; la giornata, meteorologicamente parlando non è delle migliori, un cielo prevalentemente coperto, che a tratti sembra minacciare anche pioggia, ci da il benvenuto in questa mattinata di ormai primavera inoltrata, la temperatura dell'aria non sarebbe neppure così male se non fosse per il fatto che una brezza tesa contribuisce a farne percepire una più bassa! Comunque non ci lamentiamo, poteva anche andare peggio.
Alle ore 9:05 viene dato il fischio d'inizio all'escursione, ci si prospettano, tanto per gradire, circa 30 km certi per arrivare a Gambassi, e mentre l'andata sarà ragion forza dettata dagl'obblighi di tracciato preventivamente conosciuti, il ritorno sarà studiato sul momento anche in base alle esigenze dei partecipanti; ad ogni modo alla fine saranno come minimo sindicale 60 km.
Usciamo da Fucecchio e attraversato il ponte sull'Arno, svoltiamo subito a sinistra come la segnaletica dedicata c'impone, i primi chilometri sono su asfalto, oltrepassata la frazione di San Pierino, ultimo avamposto del comune di Fucecchio, si entra in territorio Sanminiatese, all'incrocio principale del paese di San Miniato basso, in una viucciola praticamente sconosciuta a tutti, che s'incunea fra un palazzone e la vecchia chiesa del paese, inizia il primo tratto in fuori strada della giornata e con esso anche la prima salita, è solo un assaggino di ciò che ci attenderà più avanti, nel senso di bellezza del paesaggio, ma quanto meno ci consente di lasciarci alle spalle catrame e tubi di scappamento che già iniziavano a farci venire l'orticaria!
Saliamo per San Miniato, ovviamente non si scappa, qui c'è da sudare! Le pendenze non sono impossibili, ma siamo tutti ancora coi muscoli freddi e le pendenze sono pur sempre degne di rispetto; un po' alla spicciolata, uno dopo l'altro conquistiamo la cima, passiamo sotto le poderose mura di San Francesco, poi piazza Buonaparte e via, fino a lasciarci dietro anche i vicoli medievali della città del tartufo bianco.
Uffa ancora asfalto! E' vero; ma gli scenari già sono mutati, le strade son praticamente sgombre di auto e  il mare verde di colline che si estende a sud del Valdarno inferiore si apre, con tutta la sua arcaica bellezza sotto ai nostri occhi.
Coiano: l'incontro con una pellegrina
I chilometri scorrono sotto le ruote tassellate fino a giungere ad imboccare nuovamente lo sterrato poco oltre il Poggio Tagliato, finalmente s'inizia a fare sul serio, ciascuno dei presenti conosce benissimo queste strade, ma di fatto è sempre un piacere percorrerle da tanto che sono belle; inoltre oggi il fondo è ottimale, non c'è fango e ciò consente di godersi appieno, dopo la neve, il gelo e la pioggia delle settimane precedenti, un terreno ben compatto che agevola tantissimo l'aderenza dei pneumatici.
Arriviamo a Capo di Vacca, proseguiamo in direzione Campriano, qui la Francigena coincide con la sempre affascinante via di Meleto, sempre su sterrato ci dirigiamo verso Coiano; questo luogo è un nodo importante nell'ottica della via Francigena, la Pieve qui costruita infatti, dedicata a San Pietro e Paolo, è indicata come XXI tappa secondo l'itinerario di Sigerico, quindi, giunti anche noi ai piedi dell'antica struttura decidiamo di fare una sosta; è qui che abbiamo incontrato una pellegrina molto speciale, una ragazza di cui ignoriamo il nome, la quale ci ha detto che era partita da Loreto circa una settimana prima per giungere, a piedi e in assoluta solitudine a Santiago de Compostela, non so se leggera mai queste righe, ma, e credo di poter parlare a nome di tutti, le auguriamo un buon viaggio, con la speranza di raggiungere la meta che si è prefissata, sia essa di natura fisica che spirituale.
Via Francigena tra Coiano e via d'Orlo
E' tempo di ripartire! Ci lanciamo in picchiata per una discesa veloce e moderatamente tecnica, lo scenario tutto intorno si fa veramente suggestivo, le continue piogge dei giorni precedenti  hanno reso la campagna di un colore verde vivido, talvolta cangiante per via del vento che soffia sui pendii dei colli, nubi cinerine si aprono e si chiudono sopra di noi, lasciando a tratti filtrare dei caldi raggi di sole; al termine della discesa ci troviamo a transitare per poche decine di metri sulla via dell'Orlo per poi tornare subito dopo su sterrato sempre più vicini al nostro obiettivo, si torna a salire su bellissime strade bianche, costeggiamo case sparse dal sapore antico, recinti d'allevamento di ovini, qualcuno ci saluta col sorriso in faccia, procediamo su crinali ondulati che consento di spaziare lontanissimo con lo sguardo.
La salita sterrata per tornare sulla direttrice di Gambassi, è, nella parte finale più impegnativa, ma nessuno della comitiva demorde, ed eccoci tutti in cima col gruppo che si ricompatta un po' alla volta in corrispondenza della strada asfaltata, giungiamo così all'ultima sosta ufficiale sulla via Francigena, la Pieve di Santa Maria Assunta a Chianni, nonché XX tappa secondo l'itinerario di Sigerico, quando vi giungiamo si sta celebrando un matrimonio, approfittiamo per fare gli auguri ai novelli sposi e al tempo stesso per  visitare il magnifico edificio.
Le verdi colline tra Coiano e Gambassi
Terminato il tratto prestabilito della via Francigena c'è ora da pianificare il viaggio di ritorno, intanto c'è da salire fino allo scollinamento di Gambassi che non è proprio una passeggiata, il segnale stradale parla chiaro, pendenza media 10% ma in fin dei conti i rapporti corti da mountain bike agevolano abbastanza l'impegno che devono sopportare le gambe, più tosta invece se fatta con una bicicletta da corsa (provare per credere!), in cima al valico, mentre attendiamo che il gruppo si riunisca, iniziamo a pensare alla pausa pranzo, mezzogiorno è passato da un po' è le energie iniziano ad entrare in riserva, urge riempire lo stomaco e ci mettiamo d'accordo di sostare qualche chilometro più avanti in corrispondenza dei ruderi della vecchia cisterna romana di Montaione, devo dire che non è una vista usuale quella di 9 biker's stesi su un prato in un clima conviviale, con panini e barrette; fra un morso e l'altro c'è tempo per qualche battuta di spirito, l'atmosfera è rilassata, insomma sono proprio quei momenti che da soli valgono l'intera escursione!
Gambassi: chiesa di Santa Maria Assunta a Chianni
La pausa finita! Risaliamo in sella, ci aspetta il discesone asfaltato fino a Montaione, scorrevolissimo ce lo beviamo in un sorso, ormai l'atmosfera è rilassata, in paese ci concediamo anche il tempo di un caffè, poi via di nuovo verso la stupenda strada di Santo Stefano, questa si snoda su un crinale che riassume un po' tutta la bellezza della campagna toscana, colline verdi e grigi calanchi, borghi sullo sfondo e casolari in stile rustico, davvero un bel paesaggio.
Fatta anche l'ultima discesa, ai piedi della tenuta di Santo Stefano, ci reimmettiamo sulla via d'Orlo e puntiamo decisi per Corazzano, si torna verso casa! Ora l'allegra scorribanda prosegue in surplace, giunti al Genovini imbocchiamo la via di Mugnana e Scorno alla fine della quale iniziano i primi saluti, Riccardo infatti lascia il gruppo e prosegue da solo verso Bucciano, lo salutiamo e proseguiamo da via delle Gronde verso Molino d'Egola, qui il gruppo si sfoltisce ulteriormente, l'escursione sta volgendo al termine, la fatica si fa sentire, fra trasferimenti e quant'altro abbiamo sfiorato gli 80 km, stanchi certo! Ma soddisfatti, ognuno si dirige ora incontro ad una bella doccia calda e rigenerante, consapevoli di aver trascorso una giornata che ricorderemo per un bel pezzo!
           
  

mercoledì 4 gennaio 2012

RIFLESSIONI DI UN PELLEGRINAGGIO IN BICICLETTA

prefazione di Fabio Cappelli
Ho il piacevole compito di proporvi un articolo con il quale ho la presunzione di riuscire a suscitare in voi delle emozioni genuine, parole che spero riescano a soffiar via un po’ di quello strato grigio di polvere che si accumula lento e inesorabile sulle nostre coscienze. Parole vive di un significato profondo, che tentano di aprire una varco sul velo opaco che si interpone tra i nostri occhi ed il mondo. Parole che nascono dal viaggio, non un viaggio qualunque, ma uno di quei viaggi intrapresi verso due mete, una reale, fisica, la città eterna, Roma, l’altra interiore, immateriale, indefinita, metafisica, che si propone il compito ambizioso di andare a scandagliare l’essenza stessa dell’individuo. Un viaggio che ancor prima di cercare la meta, trova la strada, anch’essa fatta di riferimenti tangibili che si fondono in un tutt’uno d’esperienze, con quelli confinabili alle pure sensazioni, quelli che difficilmente si prestano a farsi imbrigliare dalle parole, cosa questa che ha tentato di fare il Sig.Marco C. da Meda (MB), riuscendovi a mio parere in maniera eccellente. Qualcuno si domanderà cosa lega Marco al sottoscritto, risposta :”la casualità” è il caso infatti che ha voluto, in maniera gradita, di far si che le nostre strade si incrociassero nei primi giorni di novembre, quando di ritorno da una girata in bici, sono stato avvicinato proprio da lui che era intento a portare a compimento la sua lunga pedalata verso l’Urbe! All’altezza del crocevia di San Miniato Basso (PI) mi ha chiesto indicazioni sul miglior tragitto da seguire per arrivare a San Gimignano (SI), ed io, venuto a conoscenza dei suoi propositi e della sua storia, sono rimasto sulle prime incredulo e subito dopo entusiasta di poter dare il mio piccolo contributo per aiutarlo a raggiungere il suo scopo; l’ho accompagnato fin sul piazzale del duomo di San Miniato, prestandomi ad elargire informazioni e consigli sui luoghi, sugli itinerari e scattandogli pure una foto, poi così come ci siamo incontrati, allo stesso modo le nostre strade si sono nuovamente divise  . Sia ben chiaro! Marco è un uomo comune, con  una vita che potrebbe rispecchiare la vita di molte altre persone, assorbito anch’egli come molti di noi dalla frenesia della quotidianità, non è un eroe ne ha compiuto un’impresa eccezionale, ma gli va riconosciuto il grandissimo merito di essersi messo in cammino nel senso più nobile del significato, di aver trovato dentro di se la spinta e l’energia per rompere i vincoli della ragione, quella specie di catena che ci tiene legati al palo e che vorrebbe che queste imprese fossero lasciate ad altri. Nella lettura che andrete a fare ci viene offerta anche una fotografia di questa Italia, avvitata intorno a se stessa per via della difficile crisi economica che stiamo attraversando , raccontandoci di incontri, di luoghi e con riflessioni sue personali che toccano le corde dell’anima. Concludo col mio personale grazie a Marco che mi ha consentito di pubblicare questo suo reso conto, buona lettura.
scritto da Marco C.

Spinto dal desiderio di fare qualcosa di alternativo, in un mese non certo ideale per fare "passeggiate" a lungo raggio, ho deciso comunque di seguire il mio istinto alla ricerca di qualcosa che spezzasse i consueti folli ritmi della Brianza a cui da 50 anni, in crescendo, sono sottoposto.
Gli ultimi amici a cui ho avuto il coraggio di chiederlo….mi avevano risposto se fossi diventato, matto del tutto…. Così, in buona compagnia di me stesso, con l'incoraggiamento di mia moglie e delle mie figlie e qualche predica di mamma e papà e di tanti moderati, sono partito da Meda, il primo di novembre, sulle orme degli antichi pellegrini, per raggiungere Roma, in bicicletta, attraverso un antico percorso denominato “la via Francigena”.
Questo percorso, conduceva i viandanti in preghiera provenienti dalla parte nord occidentale dell'Europa che si dirigevano alla tomba di San Pietro a Roma per ristorarsi alle radici della propria fede. Nei tempi in cui ci si vanta della velocità di tutto, ci si è dimenticati di quanto è bello andar piano.
E siccome il mezzo che ho scelto….coi carichi delle borse…non mi consentiva di andar veloce….ho potuto ammirare tanta natura, e incontrare tanti volti.Ho incontrato molte salite, la pioggia, il vento, la fatica. Ma ho trovato anche discese, il sole, i colori, la natura, tanti sorrisi. Ho trovato una semplice ma calda accoglienza in conventi e parrocchie. Ho percorso circa 800 km, visitando tanti borghi, unici nelle loro architetture, ma uniti in un’Italia incantevole, un’Italia preoccupata, un Italia alluvionata. Alla fine mi ha atteso la Basilica di San Pietro, che da tempo non vedevo, maestosa, bella come la nostra capitale. Ad accogliermi anche un gentile Monsignore che mi ha dedicato una inaspettata attenzione donandomi una pergamena Vaticana, testimonial del pellegrinaggio "Ad Limina Petri". Un percorso di 9 giorni come sintesi di un cammino che è poi il cammino della vita.
Un pellegrinaggio che mi ha dato modo di pensare, di riflettere, di vedere, fuori e dentro me stesso. così come nella vita si dovrebbe avere il coraggio di fare ogni giorno. Forse c’è più pazzia nelle nostre quotidianità, avvolti nelle abitudini della fretta che ci divora per arrivare a mete superflue o addirittura inutili.
Fig.1. San Miniato -  Piazza del Duomo
Molti mi hanno fatto i complimenti….in realtà a me basta essere contento di aver fatto questo “viaggio”. Tra i tanti ricordi uno speciale ad Andrea. . 31 anni e un viaggio lunghissimo e meraviglioso alle spalle anche se le gambe non lo reggono e da sempre non riesce a camminare. Il suo un viaggio interiore, illuminato da una fede grandissima. L'ho incontrato in una delle tappe, e siamo divenuti amici.
Mi sono domandato se prima di partire ne valesse la pena. Ma per un viaggio si parte con la fiducia, senza a volte pianificare tutto, senza navigatore, senza essere allenati, umilmente e desideroso di scoprire con la curiosità di un bambino quello che incontri.
Un pò come il mistero del viaggio della vita.
A volte qualche pazzia e uscire un po’ dal gregge può fare solo bene. Perdersi magari, per poi ritrovarsi. Tanto ...siamo tutti qui...
Nelle pianure lombarde, così come tra le colline toscane o i tufi di Sutri, si nota che le stagioni combiano, e la terra solcata dagli aratri,
assumerà altri colori nelle prossime stagioni quando ai colori succederanno altri colori e altra vita. . Dopo essere stata bagnata dalla pioggia e accarezzata dal sole, la crescita e la rinascita lasceranno posto all’apparente morte del paesaggio.
Il volto delle stagioni della natura è un pò come il volto delle stagioni della vita.
Ho scoperto attraverso questo parte d'Italia, monumenti bellissimi, tantissime chiese con un'arte infinita. Ma la speranza è che molte chiese travestite da museo possano tornare ad essere pietre vive nei cuori di ognuno.
Attraverso il Bel Paese noti che gli argomenti sono spesso simili. La crisi che oggi ci preoccupa così tanto, il PIL, il debito, il lavoro, le leggi dei numeri che governano le vite degli uomini e di famiglie sempre più afflitte. Non sarà facile uscire da questa crisi. E probabilmente dovremo cambiare stile di vita. Forse sarà ipocrisia, ma mi viene in mente anche che non di solo pane vive l’uomo. Con tutto il rispetto, la comprensione, la condivisione dei poveri vicini e lontani...non sarà che sulle tante auto di lusso, siamo così tristi  perché tra il corpo e l’anima….ci hanno convinto di curare e nutrire solo il primo? Un aforisma Indiano così si esprime: "se hai due pezzi di pane, uno regalalo ai poveri. L’altro vendilo e con il ricavato compra due giacinti per nutrire l’anima." Saremo probabilmente costretti a curare questa bulimia consumista e forse ...con qualche giocattolo in meno...potremo tornare a ridere un pò di più. e tornare a camminare ...sulle strade della vita a piedi o in bicicletta magari con un pizzico in più di serenità.


Auguri di Buon Cammino a tutti.

 
Marco C.