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domenica 26 dicembre 2010

IL TRIO DELLE MERAVIGLIE SUL SELLA RONDA

di Fabio Cappelli

Campitello di Fassa - 23-27 giugno 2010 - La 4 giorni tridentina, che ha conosciuto la sua degna apoteosi nel Sella Ronda bike day, ha visto sullo scenario impareggiabile delle vette dolomitiche un trio di assoluta eccezione! Dimitri, Michele e il sottoscritto, esibendoci in una full immersion ciclistica dando sfoggio di capacità atletiche inusitate.
E' iniziata con l'arrivo in loco, scarico dei bagagli e presa di possesso delle camere presso l'albergo Enrosadira, che si è dimostrato all'altezza delle aspettative con camere ben ordinate, colazioni e cene commisurate alle tante fatiche, e personale cortese e pronto ad assecondare le nostre richieste.
La prima giornata e volata via in attesa dell'indomani, e il domani è arrivato! Sveglia presto, ma non troppo, un'adeguata colazione, un'ultima verifica a pneumatici e catene e via in sella! Con un pò di spirito d'improvvisazione ci siamo avviati verso il primo passo dolomitico, il Fedaia, obiettivamente abituati alla pressione atmosferica di casa nostra l'arrivo all'ombra della Marmolada si è dimostrato più affannoso del previsto, ma è stato sufficiente dare tempo al tempo per il giusto adattamento all'alta quota e tutto è filato via bene.
il trio delle meraviglie sul p.so Fedaia
Il giro è proseguito con la ripida discesa verso Malga Ciapela, da li ,dopo pochi chilometri, in località Rocca Pietore abbiamo virato per Livinallongo del Col di Lana e successivamente proseguito in direzione Arabba per trovarsi ai piedi del passo Pordoi, un nome che mette soggezione e rispetto per essere stato il teatro di innumerevoli sfide ciclistiche fra campioni che hanno fatto grande questo sport. 
Tra un colpo di pedale e l'altro anche il Pordoi è stato portato a termine e con esso il primo giro di ricognizione/avvicinamento all'importante evento di domenica 27.
In albergo, la sera, abbiamo pianificato l'itinerario del giorno dopo, e complice un gestore del medesimo, abbiamo incautamente accettato la sua proposta che prevedeva l'itinerario Campitello-P.so Costalunga-P.so Lavazè-Campitello, un percorso ignoto a tutti noi, sulla carta non presentava partocolari difficoltà e dopo qualche titubanza abbiamo deciso di accettare il guanto di sfida, gran bell'azzardo! Intendiamoci, il giro paesaggisticamente parlando, così come tutti quelli affrontati prima e dopo si è dimostrato bellissimo, ma sul fisico ha lasciato il segno, un'autentica odissea verso l'ignoto, un tragitto affrontato all'insegna del "chissà che troveremo!" di certo tanta salita, dapprima quella per scollinare il P.so di Costalunga, confine  tra Trentino e Alto Adige, poi dopo una breve sosta a rimirar le acque turchesi del lago di Carezza, abbiamo puntato veloci nella valle sottostante con una discesa interminabile, giunti all'altezza di Nova Ponente, abbiamo  svoltato per il P.so del Lavazè, da noi ribattezzato del Vuvuzela, ma no in onore delle terribili trombette che proprio in quei giorni risuonavano negli stadi sud africani, ma per via degli incredibili sciami di mosche che come le trombette ci hanno ronzato nelle orecchie fino in cima ai 1808 m s.l.m. del passo.
Vale la pena sottolineare che il P.so di Lavazè affrontato da Nova Ponente presenta una lunghezza di ca.12 km per una pendenza media del 7,7% che mette a dura prova gambe e testa, di bello c'è che è un tratto di strada poco trafficato e quindi libero da tubi di scappamento, ma per il resto, tra il sole, la fatica già accumulata, l'incertezza dei chilometri che ancora ci attendevano ha fatto assistere a scene di ordinaria follia, come la faccia da psyco di Michele che credevamo di aver già perso a metà salita!
Giunti allo scollinamento abbiamo preso per la discesa, una picchiata assai più irta rispetto alla parte atesina, da qui siamo passati per il piccolo abitato di Stava, frazione del comune di Tesero e per il quale vale la pena spendere due parole in memoria delle vittime di una delle più gravi catastrofi causate dall'uomo che nel 1985 causò un'immane distruzione e la morte di 285 persone, un tragedia evitabile della quale si è parlato poco e che sarrebbe giusto invece trasmettere alle future generazione a perenne monito di cosa possa provocare l'incuria umana.
Chiusa la triste parentesi della Val di Stava, il giro è proseguito all'insegna dello sfinimento fisico per i tanti km ormai sul groppone e per i molti ancora da fare per ritornare a Campitello.
Vittima illustre di tanto faticare ne è stato Dimitri, che attanagliato da una tremenda crisi di fame ha superato se stesso dovendo attingere a ogni risorsa energetica rimasta per tornare all'albergo; in breve il giro è proseguito per una parte della val di Fiemme e praticamente tutta la val di Fassa, un costante falso piano che sembrava non dovesse avere mai fine.
Con questo sforzo sovrumano si è chiuso anche il secondo giorno, con la certezza che quello successivo sarebbe stato caratterizzato dal riposo assoluto in vista del Sella Ronda e infatti così è stato! 
La mattina del terzo giorno è iniziata con la passeggiata in scioltezza nella val Duron, fra l'altro in quel giorno campo di gara della Sella Ronda Hero, una massacrante gara di mountain bike su distanze e dislivelli pazzeschi, e poi proseguita con una puntata a Canazei e da li in auto su per i tornanti del Sella, così, tanto per assaggio a ciò che ci sarebbe toccato da li a poche ore! Conclusa la giornata abbiamo preso confidenza col letto per l'ultima sera, quella che ci avrebbe portati dritti dritti sulle strade dei mitici 4 passi del Sella.
E' arrivò il Giorno, uno di quelli che entrano nella storia atletica di un individuo, quelle giornate di cui si parlerà ancora negli anni a venire, l'aria è frizzante, il sole splende già alto e il cielo è di un azzurro terso, le bici vengono portate fuori per l'ultima volta dal loro deposito, una controllata veloce e poi si parte, direzione Canazei, da li il traffico stradale è stato interdetto dalle ore 8:30 è lo rimarrà fino alle 15:30, quando varchiamo le transenne che danno il via ufficiale all'impresa, sono già molti quelli che in sella a qualunque cosa che abbia 2 ruote (purchè spinte da trazione umana) si stanno arrampicando per i sinuosi curvoni dolomitici, la compagnìa è d'eccezione, uomini e donne, di ogni età di ogni estrazione sociale e in ogni stato di forma prendono confidenza con con le prime pedalate, la strada da fare è molta ma e molto anche l'entusiasmo che ci accompagna, un carosello di colori, di dialetti, di stravaganze portate a spasso con più o meno convinzione, consapevoli che non conta il risultato ma conta esserci, a godersi per una volta l'anno una serie di prospettive panoramiche che hanno fatto di quest'angolo d'Italia un autentico paradiso.
I 4 passi si sono susseguiti nel seguente ordine, Sella, Gardena, Campolongo e Pordoi, che complice una bellissima e temperata giornata di fine giugno, sono stati apprezzati nel migliore dei modi, con un ritmo ciclo turistico e con un' atmosfera tipica dei grandi eventi, vissuta in un clima di festa collettiva, con incontri anche d'eccezione come quando sul Sella prima e appena fuori Corvara poi, abbiamo avuto il piacere di incrociare il nostro cammino con quello del grande Gilberto Simoni, uno fra i molti personaggi illustri che con la propria presenza ha deciso di onorare questa variopinta girandola con il suo numero complessivo di partecipanti che ha dell'incredibile! Si parla infatti di circa 20000 presenze!!
Bè cosa aggiungere di più se non il mio personale ringraziamento ai miei compagni d'avventura, con l'auspicio che si possano ripetere in futuro repliche di tale levatura e di non perdersi ovviamente neppure sui circuiti di casa nostra.