scritto da Fabio Cappelli
Questa è la piccola
cronaca di un'escursione a piedi, un secondo tentativo a distanza di
un pugno di anni per conquistare i 1858 m slm della Pania della Croce; per gli amanti delle scarpinate in quota o agli appassionati
di geografia è facile che questo nome dia già delle indicazioni
precise sulla vetta al quale faccio riferimento, per tutti gli altri
lettori invece suonerà del tutto nuova, anche se l'avrete vista
un'infinità di volte, iniziamo quindi col circoscrivere l'area,
siamo in Garfagnana, o meglio siamo all'interno del Parco Regionale
delle Alpi Apuane; che per chi abita come me a San Miniato e volge lo sguardo in direzione Nord-Ovest non sarà difficile individuare il gruppo della Panie, rispettivamente
composto da destra verso sinistra dalla vetta della Pania Secca,
l'Uomo Morto e, appunto, la Pania della Croce.
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Fig.1 Il gruppo delle Panie vista da Sud. |
Per iniziare il lungo e
impegnativo cammino che conduce alla sommità del monte dovete
giungere in località Piglionico nel Comune di Molazzana (LU), luogo isolato e immerso in un
oceano di fitta boscaglia dove per altro è necessario, per chiunque
vi voglia accedere con mezzi motorizzati, pagare un ticket, la strada,
inizialmente asfaltata termina su fondo ghiaioso in prossimità di un
piccolo sacrario dedicato ai partigiani, da qui in poi bisogna proseguire a
piedi armati di tempo, pazienza, fiato e buone gambe.
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Fig.2 il sentiero nel bosco |
La camminata di per se
stessa non presenta particolari difficoltà tecniche, ne tratti pericolosi, tuttavia è opportuna la prudenza specie se ci
sono dei bambini! Inizialmente il sentiero è quasi pianeggiante, e
prima di inoltrarsi nel bosco lascia ancora intravedere degli scorci
panoramici delle alture e vallate circostanti, poi dopo poche centinaia di metri la vegetazione inghiotte i
suoi visitatori entro un sentiero che sale aspro nelle pendenze e
tortuoso nell'andamento, intervallato solo di quando in quando da spiazzi pianeggianti che possono essere utili per idratarsi e
riprendere fiato; l'ombra e la quiete degli alberi, nonostante le
fatiche dell'ascesa sono di per se stessi motivo di rigenerazione
dello spirito, sembra quasi che i loro fusti, verticali come i denti
di una pettine abbiamo, al nostro passaggio, il potere magico di
strinare via e alleggerirci dai gravosi fardelli che la frenetica vita di
ogni giorno ci rovescia sulle spalle.
Terminato il bosco un
altro suggestivo spettacolo si spalanca dinnanzi a noi, gli alberi
svaniscono di colpo per lasciare il posto a vellutati prati d'erba,
su sentieri ben visibili la scalata continua con pendenze sempre
piuttosto dure, mentre a sinistra e a destra si stagliano grigie e
massicce le vette della Pania Secca e della Pania della Croce, e
davanti, in mezzo, il profilo inconfondibile e antropomorfo dell'Uomo Morto, sotto di cui è adagiato il Rifugio E.Rossi alle Panie!
Dopo circa un'ora di
passi svelti fra rocce, terriccio ed erba è giusto regalarsi una
bella pausa presso il rifugio a quota 1609 m slm, una
piccola ed accogliente struttura in pietra e legno in grado di offrire al
visitatore un luogo dove rifocillarsi, una terrazza priviligiata che domina la
Garfagnana; per i tanti che giungono fin qui, il rifugio stesso è
un punto di arrivo presso il quale sostare che, specie nella belle
giornate di sole garantisce attimi di puro relax distesi sui prati
tutti attorno, ma per chi invece decide di proseguire per quota 1858
non siamo solo che a metà del guado, alta e in lontananza infatti
svetta ancora piccola la croce all'apice della Pania; la roccia è di
un colore grigio chiaro e un sole accecante illumina un sentiero erto
e tormentato, appena visibile all'occhio, segnalato qua e la dai
simboli del CAI, il tempo necessario a portare a termine l'impresa è
stimato in almeno un'altra ora; diversamente dal tratto in bosco,
dove i piedi erano sufficienti a salire, qui servono anche le mani,
in alcuni tratti infatti la morfologia del sentiero è così estrema
da dovervisi quasi arrampicare! La salita non presenta pericoli
particolari ne tratti esposti, tuttavia è imperativo non abbassare
la guardia, una svista potrebbe provocare cadute anche rovinose; allo
stato attuale dell'arrampicata non è dato ancora sapere quale sarà
lo scenario che ci attende in cima, poiché ci si inerpica
all'interno di una gola naturale che preclude buona parte
dell'orizzonte circostante, tutto sommato la cosa non è neppure così
negativa, si vengono a creare in tal modo i presupposti di
quell'attesa tipica che precede il grande evento, quella suspence e
quell'eccitazione che si provano prima di spacchettare un regalo o di
rompere l'uovo di cioccolato o prima di un incontro speciale! Ma il
viaggio non è finito e sarà allora e solo allora che sapremo se ne
è valsa la pena, se è andata "o bene bene o male male!" Ancora
qualche metro è l'enigma sarà sciolto, manca poco e finalmente lo
sguardo potrà godere di una visuale a tutto tondo, un altro sforzo e
les jeux sont fait!
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Fig.3 Panorama |
Ed eccolo
la, di un blu sbiadito che sfuma all'orizzonte, piatto ed immenso... il mare, tagliato a metà
dal riflesso del sole, vi si scorgono alcune isole dell'Arcipelago e
le navi che vi transitano, e poi la Versilia che sembra quasi di
poterla toccare con un dito, più in la le insenature delle Cinque
Terre, le cave di Carrara da dove Michelangelo fece estrarre il pregiato
marmo per le sue opere immortali, l'inquieta e spartana terra di
Lunigiana, l'Appennino Reggiano di cui si può solo immaginare la
pietra Bismantova, la schiera al completo delle Alpi Apuane, e poi la
Garfagnana, l'Appennino tosco-emiliano, il Valdarno e la valle del Serchio con le pianure puntinate di case che sembrano briciole perdute su una
tovaglia stesa, il Monte Serra solitario e frastagliato ad impedire ai lucchesi la
strada di Pisa, e giù e via, fin dove l'occhio vola più lontano fra
realtà e suggestione fra visto e immaginato; da quassù la Toscana,
come una carta geografica in scala 1:1 sembra srotolarsi sotto nostri
i piedi, purtroppo la visibilità non è ottimale, non di meno quanto ci è dato di guardare
lascia senza parole, e a queste altitudini l'essere umano dinnanzi a
tanta grandezza, dovrebbe veramente riflettere sulla sua condizione
di ospite di passaggio su questa benevola e fragile nave chiamata
Terra.
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Fig.4 La croce in vetta alla Pania |
Il
crinale che separa gli ultimi passi dalla croce che sancirà anche la
fine dell'ascesa è lungo ormai solo poche decina di metri, ai fianchi si aprono profonde vallate ora di roccia ora di macchia arborea, ancora un passo e
finalmente eccoci ai piedi della croce, un assemblaggio di tubi
arrugginiti tramite flange imbullonate che domina in altezza qualunque
altra cosa nel raggio di decine e decine chilometri, sotto di essa omini di pietra sono
stati ammonticati qua e la e bandierine tibetane si animano
tremolanti sotto l'anelito del vento, ora non resta altro che
concedersi qualche minuto di meditazione nel silenzio sublime della
natura e prepararsi, senza troppa fretta, a intraprendere la lunga via del
ritorno.
Ganzo. Un'altra volta che tu fai trekking in montagna dimmelo, che vengo anch'io.
RispondiEliminaCiaooooooo
Stefanino da La Scala