Come da calendario,
domenica 17 novembre ha avuto luogo la seconda edizione di
Ciclotartufando a San Miniato, anche quest'anno l'organizzazione è
stata curata dal CAI di Pontedera che nelle persone di Alessandro
Taverni, noto professionista del comprensorio sanminiatese che ha
vestito per l'occasione gli abiti di guida ufficiale dell'evento e
Sonia Montagnani pontederese DOC nonché provetta escursionista
d'alta quota prestata per un giorno alle ruote grasse, ha visto come
luogo di ritrovo il piazzale del Sombrero a San Miniato Basso.
Contrariamente allo
scorso anno la mia sveglia stavolta è suonata puntuale, niente
imprevisti ne sorprese dell'ultimo minuto, quindi, così come
prestabilito, alle 8:20 da La Scala, io e mie amici David, Michele e
Stefano ci siamo diretti nel luogo prestabilito per unirci
all'allegra brigata, appena giunti in loco è stata una piacevole
sorpresa constatare che il numero dei partecipanti, rispetto alla
prima edizione, è più che raddoppiato, una rapida conta indica una
cinquantina di partecipanti, ma forse la cosa più bella è vedere la
notevole frammentazione di persone che vi partecipano, bambini e over
60, donne e uomini, ex campioni e soggetti alle prime armi, tutti
uniti dalla passione per la bicicletta e la natura, mi guardo un po'
intorno e vedo tante facce nuove vicine ad altre che già conosco,
anche quest'anno ci sono Francesco con suo babbo, Maurizio dei Glemas
di Montopoli spalleggiato a questo giro anche dal figlio, molti componenti del CAI
Pontedera, e poi ci sono Stefano “Daccordi” (che riconoscerò
solo più avanti a giro iniziato), il nutrito gruppo di Ponte a Elsa
e tanti altri ancora.
Contrariamente ai
bollettini meteo consultati la sera precedente, che promettevano
sole, il cielo si è invece dimostrato particolarmente avaro dei
tanto sospirati tiepidi raggi essendo rimasto completamente velato
per gran parte del giro, ma bando alle ciance la pedalata ha
inizio...pronti via! Si parte!! Alle 9:00 in punto il serpentone
variopinto, come una nave ferma nel porto, molla finalmente gli
ormeggi a guadagnarsi il mare aperto; quest'anno, e ritengo sia un
bene, non sono state distribuite le anonime pettorine arancioni che
appiattivano l'identità dei singoli partecipanti, ognuno invece ha
portato con la propria maglia colorata uno spicchio di vivacità
sulle strade di questa uggiosa giornata autunnale.
La prima asperità
a cui il gruppo è andato incontro, a pochi chilometri dalla
partenza, è stata la salita di Bauli, che dalla valle omonima,
imboccata poco prima all'altezza della Catena, s'impenna
improvvisamente per ricongiungersi alla soprastante strada delle
Colline; fin da subito non ci siamo fatti mancare nulla fra intoppi
tecnici, inspiegabili ritiri e un'inevitabile lunga sosta che
tuttavia non hanno minimamente scalfito il morale dei tanti
prosecutori, continuando il tour per la vicina via di Paesante;
scollinato il promontorio e giunti nella piana de La Serra abbiamo
imboccato la fangosa via delle Gronde, da qui, il gruppo,
allungatissimo, si è di nuovo inerpicato per una classica strada di
campagna di questa zona, via Mugnana e Scorno.
Ricompattate le
schiere in località Moriolo, dove due biker's in erba hanno dato
prova delle loro indubbie doti tecniche e di coraggio buttandosi a
capo fitto giù per un ripido ciglione, abbiamo avuto modo di
incrociare sul nostro cammino anche il gruppo degli MTB 100%, biker's
locali che hanno fatto della mountain bike una filosofia di vita
sotto la guida sicura del loro team leader ed amico Filippo G.;
ripartiamo! Viriamo in una stretta curva a gomito per via Bramasole,
una bella strada sterrata adagiata su un crinale dal quale
s'intravede ogni tanto la valle dell'Egola, dopo una serie di
continui saliscendi fra profonde pozze d'acqua e spessi tappeti di
foglie arriviamo in località Collebrunacchi, di qui in discesa,
lungo una sinuosa, quanto viscida strada asfaltata andiamo a riprende
lo stradone di fondo valle Genovini-Corazzano, anche qui il tempo
necessario per serrare le fila e si riparte svoltando a destra per
poi piegare nuovamente dopo poche centinaia di metri, stavolta a
sinistra, per località Fornacino.
A questo punto
Alessandro è costretto, un po' per gli orari obbligati, un po' per
un cielo malandrino che a tratti rovescia su di noi una pioggerellina
fine quanto insidiosa, a prendere decisioni che porteranno
inevitabilmente a rimaneggiare il giro pianificato inizialmente,
viene quindi deciso, con buona pace di chi odia le salite ostiche, di
arrampicarci a Gello passando per la greppa che costeggia la stupenda Pieve di San Giovanni a Corazzano, questa via inizialmente asfaltata si
aggrappa sulla collina con pendenze velenose, poi spiana su strada
sterrata circa un chilometro più in su, per poi inclinarsi
nuovamente su un fondo dissestato fino allo scollinamento; l'acido
lattico avvelena i muscoli, sparpagliati in piccoli gruppetti, con le
gambe tagliate dalla stanchezza, arrancando chini sul manubrio, tutti
i prodi ciclonauti arrivano in vetta.
Qui Michele M. ci
lascia, non senza aver dato prova come sempre è accaduto, delle
ormai risapute doti di grandi capacità atletiche e soprattutto di
una importante duttilità mentale, passando dalla più amata
bicicletta da corsa, alle estemporanee ma mai disdegnate uscite in
mountain bike, lo salutiamo lasciandolo sulla via del ritorno in
compagnia di un suo compaesano, noi invece proseguiamo all'interno di
un gruppo sempre più schiccolato verso San Quintino, li ci aspetta
un agognato quanto meritato ristoro, passiamo davanti alla fattoria
di Mellicciano e poi giù fino all'imbocco della Francigena,
proseguiamo fino all'altezza di Campriano, poi dopo aver oltrepassato
una modesta salita procediamo per località Capo di Vacca; qui
transitiamo per quella che io ritengo essere una delle strade di
crinale più suggestive e panoramiche della zona, dinnanzi a noi
infatti si parano i profili frastagliati delle Alpi Apuane e gli
Appennini massicci e smussati, sulla nostra destra giace la Valdelsa,
contornata dalle colline empolesi e più in la il Montalbano, a
sinistra i poggi di San Miniato che culminano col colle più alto che
custodisce il centro storico della città, teatro fra l'altro in
questi giorni della Mostra del Tartufo Bianco da cui questa
iniziativa mutua il nome, poi lo sguardo si perde nell'inconfondibile
skyline dei monti pisani fino ad un immaginario orizzonte che si
perde verso il mare.
Finalmente a San Quintino! Una bella e gentile ragazza ci accoglie, sorride e
finalmente anche un raggio di sole si fa spazio tra le nuvole,
davvero una bella coincidenza! Uno dopo l'altro arriviamo presso
l'imponente struttura che è anche una delle fattorie più conosciute
del comprensorio, veniamo invitati dalla ragazza ad entrare
all'interno di una reception dove in una stanza adiacente,
dall'aspetto caldo e accogliente, è allestito un tavolo imbandito di
prelibatezze, vassoi colmi di fette di pane, pezzi di schiacciata,
salame, soppressata, formaggi ed olive si parano dinnanzi ai nostri
sguardi increduli, senza farci pregare troppo apriamo le danze, una
selva di mani si allunga verso il tavolo, in un brusio di bocche
piene le mascelle si stringono come morse, viene offerto anche del
vino che scalda subito gli animi, in men che non si dica i vassoi
vengono ripuliti, le facce che pochi minuti prima erano entrate
contrite e stanche per le fatica ora sono rilassate e soddisfatte, ci
prendiamo il tempo di scattare qualche foto di gruppo poi dopo aver
ringraziato per la cortese accoglienza, carichi e rifocillati
riprendiamo la strada andando incontro al finale di giro.
Percorriamo qualche
centinaio di metri a ritroso, incrociamo di nuovo la via Francigena
per dirigerci verso il Poggio Tagliato, è qui che prima di ritrovare
la strada asfaltata un componente della spedizione è vittima di una
brutta caduta senza fortunatamente conseguenze per il diretto
interessato ma che lascia segni pesanti sulla bicicletta, per lui che
pare ineluttabilmente condannato a un ritorno lento e in solitudine
Ciclotartufando sembra destinato a finire qui! Poi dal gruppo
qualcuno si fa avanti, con un minimo d'intraprendenza e un pizzico di
fortuna si riesce, se non a riparare, quanto meno a gestire
l'imprevisto per assicurargli un ritorno comodo all'auto, quindi
tutti in sella e si riparte!!
L'orologio ormai
segna le ore 13:00, Stefano B., che ha voluto onorare anche
quest'anno con la sua presenza la seconda edizione di
Ciclotartufando, all'altezza di Calenzano scende verso casa, lo
attende un pomeriggio allo stadio a tifare Empoli, non avuto modo di
salutarlo, quindi spero di rivederlo presto in sella in qualche altra
bella uscita domenicale, si sgancia anche Fabio F., un amante del
fuori strada conosciuto in questo frangente, che giunto in
corrispondenza della frazione sopracitata ci saluta perché casa sua
è li a venti metri, noi superstiti proseguiamo alla volta di San
Miniato, anche qui un po' alla spicciolata ci ricompattiamo, ormai
siamo all'epilogo dell'escursione, incuneandoci uno dietro l'altro in
fila indiana lungo il single track della Francigena poco sotto il
Comando dei Carabinieri, arriviamo in men che non si dica a San
Miniato Basso, in attesa che tutti rientrino mi soffermo a parlare
con Stefano “Daccordi” B. e un'altro biker di cui non conosco il
nome, nel frattempo arriva di buona lena anche David A.F., che non ha
mollato fino alla fine, tosto e indomabile, la sua presenza è
sinonimo di affidabilità, se parte di sicuro non cerca scorciatoie
verso la via di casa, se parte arriva in fondo... sempre! E pensare
che fino a poco più di un anno fa in bicicletta non c'era quasi mai
salito, anche io e lui ci sganciamo dal gruppo per far ritorno a
casa.
A questo punto non
mi resta che inviare i saluti a tutti i partecipanti che hanno contribuito a rendere un successo l'edizione 2.0 di Ciclotartufando; vorrei concludere
permettendomi di sottolineare che, vista la positiva risposta proprio
da parte dei presenti, possibile preludio negli anni a venire di un
sempre maggior successo di questa bella iniziativa, è auspicabile
un'interpretazione più in linea con le esigenze dei ciclo-amatori da
parte degli organizzatori, con la certezza che queste parole sapranno
essere tradotte nella maniera giusta chiudo questo intervento con un
arrivederci a Ciclotartufando 2014.
PS: da qualcuno dei presenti a Ciclotartufando che ringrazio, ho già ricevuto alcune foto dell'escursione, chiunque ne possegga di altre le può inviare alla mia mail.
bravi ragazzi,l anno prossimo nn mancheremo!!!!!
RispondiEliminao animalaccio, anch'io ti volevo salutare ... a Calenzano ho visto Fabio Ferri e ho aspettato David, ma te 'un t'ho più visto. Dovevo scappare perché mi reclamavano da casa per andare allo stadio. Bellissimo articolo, come del resto tutti quelli che scrivi, si legge che è un piacere, con linguaggio misto tra il tecnico e il poetico ...
RispondiEliminaHo alcune foto, appena le scarico te le invio.
Ciaoooo (e saluti anche a chi legge l'articolo)
Stefano B. da La Scala