scritto da Fabio Cappelli
Fig.1. Il gruppo si riunisce in piazza del Sombrero (foto di Sonia Gemignani) |
Fig.2. Alcuni componenti dell'escursione (foto di Sonia Montagnani) |
Fig.3. Veduta panoramica di San Miniato. |
Fortunatamente
niente di compromesso, il caso ha voluto che l'itinerario
prestabilito passasse a poche centinaia di metri da casa mia, quindi,
anche con un po' di anticipo, ho atteso che il gruppo mi venisse
incontro; a far da apri pista era Alessandro che, membro del
CAI-Pontedera ha rivestito nella giornata odierna il ruolo di
accompagnatore designato della comitiva.
Fig.4. La Chiesina di San Genesio. |
Giunti
a San Genesio, contravvenendo fortunatamente a quello che il
tracciato originale imponeva, abbiamo attraversato la Tosco Romagnola
e imboccato immediatamente la via di Montorzo, aggredendo, su un bel
pezzo di sterrato, la collinetta verso il podere del Grillo e su fino
a Calenzano, percorrendo di fatto il tratto non ufficiale ma a dire
il vero “autentico” (secondo l'itinerario di Sigerico) della via
Francigena; la viottola, che passa tra filari di viti, presenta in
alcuni tratti pendenze aspre, che qualcuno ha dovuto affrontare piede
a terra.
Giunti
a Calenzano, il gruppo, allungato in fila indiana, ha proceduto per
le piscine di San Miniato, da li verso il Poggio Tagliato,
costeggiato a gas aperto Canneto per poi ricompattarsi all'inizio
della via della Dogana, da li abbiamo proceduto verso la suggestiva
via di Meleto.
Chi
conosce la via di Meleto avrà sicuramente avuto modo di apprezzarne
i magnifici scorci che spaziano da San Gimignano alle Alpi Apuane, la
strada si snoda lungo un crinale che fa da spartiacque fra i comuni
di Castelfiorentino e San Miniato, essa è totalmente sterrata, e non
è un breve tratto! Il color rosa pallido della strada, il verde
austero dei cipressi, il grigio delle colline d'argilla e l'azzurro
del cielo, regalano in questo tratto di pedalata la classica effige
da cartolina che ha reso la nostra regione unica nel mondo, per
qualcuno si inizia ad entrare nel vivo del giro, gli amanti delle
ruote grasse si esaltano lontano dalle lingue nere di catrame, alcuni
invece, pur godendo dei luoghi iniziano a sentire il peso sulle
gambe, in realtà non siamo ancora a metà giro, e in scaletta lo
spettacolo prevede delle salite di prima categoria, e tutte nel
finale... ci sarà da soffrire!
Fig.5. Foto di gruppo in località Campriano. |
La
traversata prosegue, percorsa tutta la via di Meleto svoltiamo per
Gello, Michele che per esigenze d'orario non può continuare, insieme
ad altri amici di Ponte a Elsa, fra cui Adriano, si avviano verso
casa, per tutti gli altri però Ciclotartufando 2012 continua;
Alessandro ci indica la strada da prendere e da Gello puntiamo
decisi, complice anche la bella ed eccitante discesa, verso
Collebrunacchi, primi a scendere siamo io e Francesco, un quindicenne
che in compagnia del babbo ha deciso di prendere parte a questa
iniziativa, e devo dire che il ragazzo ha buone carte da giocare,
resistenza e tecnica non gli mancano, con un allenamento mirato si
potrebbe levare tante soddisfazioni! Finita la discesa ci lasciamo
dietro lo sterrato, e su asfalto proseguiamo alla volta
dell'incantevole borgo di Cusignano, lo attraversiamo e ci
precipitiamo nella sottostante valle di Cafaggio, dove a mezza
discesa incrociamo col suo completo grigio a scritte blu Mr. Stefano
M., che, intento a farsela in salita non regge alla tentazione, e
messo da parte il proposito di giungere fino in cima fa dietrofront e
si unisce almeno per un po' a noi!
Pilerno
ci accoglie con la sua bella vallata verdeggiante, in località
Volpaio ricomincia lo sterrato, una bella salita di media difficoltà
attende di essere conquistata, qualcuno ingaggia battaglia a suon di
scatti sulle pedivelle, qualche altro invece se la sorseggia con
tutta tranquillità, poco più avanti, in località Capo di Vacca i
primi del gruppo si fermano ad attendere gli altri, mentre Stefano
M., in sella già da almeno un paio ore ci lascia e fa ritorno a
casa.
Foto.6. Ristoro presso la Fattoria di San Quintino. |
Fig.7. Attimi al ristoro (foto di Sonia Montagnani) |
Fig.8. Alcuni dei presenti a Ciclotartufando 2012. |
“Lasciate
ogni speranza o voi che pensate che le fatiche sian finite”, dopo
Pentola c'è ancora una sfida da superare, essa porta il nome di erta del Cenni, anche qui, come per la precedente salita, le pendenze non
ci vanno di scartino, con l'aggravante che la via è sterrata e con
un fondo in condizioni proibitive, io vado del mio passo e mi
affianco a Sonia, una coriacea componente del CAI-Pontedera che ha
prestato le sue gambe, (che per sua stessa ammissione sono più
votate alle scarpinate in montagna) alla bicicletta, e se è giunta
fino qui può ritenersi a buon diritto soddisfatta, adesso infatti
quei circa 45 km preventivati dall'organizzazione stanno volgendo al
termine, in cima alla salita del Cenni, anche uno dei protagonisti
della mattinata, il volenteroso Attilio, si stacca dal gruppo per
tornare verso casa, i restanti proseguono per San Miniato, in piazza
Bonaparte si spendono le ultime parole ufficiali di Ciclotartufando
2012, qualcuno di li a poco se ne andrà verso Montopoli,
l'inesauribile Stefano B., vista anche ormai l'ora tarda, decide di
lasciarci per puntare subito verso una bella doccia calda in quel di
La Scala, io decido di continuare ancora per un po', accompagno i
superstiti di questa avventura fin quasi a San Miniato basso, fra gli
ultimi saluti ci congediamo con la speranza di ripetere il prossimo
anno con lo stesso spirito una 2° edizione di Ciclotartufando 2013.
hanno
partecipato:
Adriano
e gli amici da Ponte a Elsa
Alessandro
da Isola
Attilio
da Ponte a Elsa
Domenico
da La Scala
Francesco
e suo babbo da Montopoli
Maurizio
col suo amico del gruppo dei Glemas da Montopoli
Michele
da Ponte e Elsa
Sonia
e tutto il gruppo CAI di Pontedera e dintorni
Stefano
M. da Ponte a Egola
Stefano
B. da La Scala