scritto da Fabio Cappelli
PREMESSA
molti biker's come del
resto il sottoscritto iniziano ad andare con una certa costanza in
mountain bike quando non si è più bambini, quando cioè il germe
dell'incoscienza ha lasciato pian piano spazio ad una più obiettiva
e ponderata valutazione dei rischi a cui ci si espone praticando
questo tipo di sport; è indubbio infatti che un fondamentale numero
di automatismi, tecniche e modalità con il quale si deve imparare a
padroneggiare questo mezzo, si apprendono, o perlomeno sarebbe
auspicabile apprenderle in un'età dove il nostro corpo, e in
particolar modo la nostra mente si dimostrano più recettivi
nell'immagazzinare tutta una quantità di informazioni che diverranno
un bagaglio permanente e inscindibile dell'individuo stesso.
Nella mountain bike la
capacità di improvvisare, di adattarsi alle continue variabili ai
quali sia il mezzo che l'individuo verranno sottoposti, diventa una
discriminante fondamentale per far si che si possano affrontare con
disinvoltura e con un ampio margine di sicurezza, percorsi
caratterizzati da difficoltà tecniche che per altri risultano
insormontabili.
Posso garantire per
esperienza che l'allenamento paga, esso infatti e il miglior maestro
anche quando non si inizia da bambini; imparare a conoscere i propri
limiti, ascoltare i segnali che il fisico ci invia e cimentarsi di
volta in volta in difficoltà tecniche progressive, fa fare al corpo,
ma principalmente alla mente, un salto qualitativo importante,
tuttavia talvolta non è sufficiente, poiché a parte il conservare
in noi stessi quella sopracitata vena d'incoscienza che c'è l'hai o
non c'è l'hai scritta nel tuo DNA, per il resto è tecnica acquisita
in quel tempo della vita dove gli errori hanno un peso diverso.
Di seguito riporto alcune
tecniche utili, anzi fondamentali per la pratica della mtb che,
specie se acquisite in tenera età si dimostreranno preziose per la
conduzione della bicicletta entro una amplissima varietà di
situazioni nelle quali ci possiamo imbattere nel momento in cui
decidiamo di intraprendere la “via del biker”.
IL SURPLACE
Apparentemente la tecnica
del surplace può sembrare superflua non quando addirittura
contraddittoria rispetto alle capacità tecniche che dovrebbero
distinguere un biker, qualcuno infatti si potrà chiedere a cosa mai
possa servire imparare a stare fermi e in equilibrio in sella ad una
bicicletta, quando poi, proprio la bicicletta ha come scopo quello di
farci spostare viaggiando, da un posto all'altro!
Nella realtà il surplace
è nato proprio con la bicicletta, specie nelle gare su pista, questa
particolare tecnica è parte integrante della competizione, gli
atleti si sfidano in lunghissimi ed estenuanti testa a testa
nell'attesa che uno dei due contendenti rompesse gli indugi e
scattasse in maniera fulminea nella speranza di prendere di sorpresa
l'avversario.
A prescindere dal fatto
che esercitarsi nel surplace è propedeutico con qualsiasi tipo di
bicicletta, nella mountain bike esso diviene addirittura
fondamentale! La mountain bike infatti a causa dei tipi di tracciati
che vengono affrontati, necessità di una notevole capacità di
equilibrio, su salite sconnesse, caratterizzate da solchi,
avvallamenti e terreno incoerente, che costringono il biker ad
effettuare dei continui cambi di velocità , diventa utilissimo saper
padroneggiare la bicicletta, non di meno la stessa cosa vale in
discese tecniche, o di fronte ad imprevisti lungo il percorso.
Esecuzione del Surplace:
Il surplace si può
eseguire sia stando seduti in sella che in piedi sui pedali, qualcuno
sostiene che il surplace non serve esclusivamente per non mettere il
piede in terra in corrispondenza di un semaforo rosso, l'affermazione
mi trova d'accordo, però aggiungo, visto che rado si monta in bici
proprio per imparare/migliorare questa tecnica, il semaforo rosso
diventa un ottimo momento per far pratica, piuttosto che appoggiarsi
ad un lampione o peggio ancora attraversare!
Per spiegare come si
esegue il surplace si possono spendere mille parole più o meno
esaustive, io dirò semplicemente che bisogna salire in bicicletta e
cercare di stare in equilibrio (piedi sui pedali), stando il più
fermi possibile per un tempo illimitato, e affidandosi il meno
possibile all'aiuto dei freni.....facile no?!
IMPENNATA
La tecnica dell'impennata
rientra a pieno titolo nell'ABC del vocabolario della mountain bike,
non è infatti neppure immaginabile un approccio a questa disciplina
senza conoscerne i rudimenti.
Attenzione! C'è da fare
una netta distinzione fra un'impennata acrobatica, esibita per dar
spettacolo e che naturalmente presuppone ottime capacità di
equilibrio, preparazione, automazione del gesto, ed un'impennata al
servizio del biker in funzione dell'utilità del momento, come può
essere ad esempio lo scavalcamento di una radice affiorante dal
terreno oppure l'attraversamento di un solco poco ampio oppure ancora
di un gradino o una roccia; mi fermo qui, ma le casistiche sono
infinite!
In questi casi, e quindi
più sovente di quanto pensiamo, in maniera del tutto istintiva, di
fronte a queste situazioni utilizziamo l'impennata! Ovviamente la sua
esecuzione non lascia a bocca aperta nessuno per la meraviglia, ma ad
ogni modo la base di quel gesto è già tutta li, altrettanto
ovviamente un modo di interpretare l'impennata in termini così
limitati ne svaluta la sua efficacia di fronte a ostacoli appena
appena più minacciosi, esponendoci al facile, ma poco elegante
rimedio, di mettere piede a terra, o peggio facendoci perdere
l'equilibrio e cadere! Si dimostra quindi molto utile razionalizzare
e fare nostro un movimento che già il nostro inconscio utilizza di
base!
Ecco in sintesi i
passaggi essenziali per svolgere un'impennata efficace, che con
dedizione e perseveranza può portarci a compiere autentici giochi di
funambolismo:
Gioco forza di questa
tecnica è quella di trovare un punto di equilibrio sulla ruota
posteriore della bicicletta, si procede eseguendo in simultaneamente
due azioni distinte, 1) trazione del manubrio
all'indietro con le braccia semiflesse e 2) una pressione col piede
sul pedale più avanzato, conviene a tal proposito usare dei rapporti
corti.
Una volta staccata di
circa 30 cm da terra, si continua a pedalare mantenendo questa
posizione, e se ci accorgiamo che la bicicletta inizia ad impennarsi
troppo si agisce con tempismo e leggerezza sulla leva del freno della
ruota posteriore.
I più bravi riescono a
stare in equilibrio un tempo “infinito”, anche con mezzi che per
loro stessa natura mal si presterebbero a certe acrobazie, i video
qui riportati chiariranno meglio quel che dico!
BUNNY HOP
Il bunny hop, ovvero, letteralmente tradotto "il
salto del coniglio", è un singolare tipo di tecnica utilizzata
nella mountain bike il cui nome ci da un'idea abbastanza precisa in
merito alla sua esecuzione e che ha come scopo quello di saltare
anche in corsa, degli ostacoli altrimenti insormontabili.
Quando si
parla di ostacoli insormontabili si possono intendere grossi rami
caduti, fosse, manufatti artificiali, pietroni e più in genere tutti
quegli ostacoli che non consentono un loro attraversamento con la
classica impennata, limitandosi poi a “trascinare” la ruota
posteriore sull'ostacolo; no! In questo caso la natura dell'ostacolo,
vuoi per la sua eccessiva sporgenza dal terreno, o per la sua
ampiezza, non renderebbero sufficiente una semplice impennata, essa
non garantirebbe infatti uno scavalcamento agevole e sicuro, con il
conseguente rischio di un arresto improvviso e pericoloso della
marcia; è proprio in queste circostanze che può tornare utile il
bunny hop!
Niente paura!! Se è vero infatti che la tecnica del bunny
hop risulta di non facile apprendimento, nella normalità delle
escursioni fra amici è pressoché inutilizzata poiché non
indispensabile a causa del tono semiserio che queste uscite intendono
avere, essa infatti è indirizzata più che altro ai campioncini in
erba, che fin dalla tenera età vengono avviati a tutte le
sfaccettature delle ruote grasse, più raramente diventa oggetto di
studio da parte di atleti più adulti che lo fanno semmai per una
normale propensione ad apprendere tecniche via via sempre più
evolute. Ben inteso, tanto per non essere fraintesi, il bunny hop non
è una finezza o uno sfizio fine a se stesso, utile per strappare
qualche l'applauso dei presenti! Esso entra a pieno titolo del
protocollo dei corsi dei svolti dai maestri di mountain bike, che
devono trasmetterlo in maniera ottimali alle nuove leve, e chiunque e
ad ogni età dovrebbe quanto meno capirne i rudimenti.
Ma veniamo alla sua esecuzione:
La tecnica del bunny hop si sviluppa in 3 fasi distinte:
Salto: una volta individuato l'ostacolo,
il corpo si rannicchia leggermente verso il basso, giunti a pochi
centimetri dall'ostacolo solleviamo con un azione rapida il manubrio
tirandolo a noi e mantenendo le braccia tese, spostando il peso
all'indietro, facendo alzare così la ruota anteriore.
Volo: La
parte del volo è, con ogni probabilità il segmento più difficile
nell'esecuzione del bunny hop. Il corpo dovrebbe distendersi in
avanti e con un'operazione sincronizzata e fulminea dovremmo
spingere sui pedali per far si che la ruota posteriore si stacchi,
così come l'anteriore, anch'essa da terra.
Atterraggio:
la linea di pensiero relativa a come si dovrebbe atterrare nel bunny
hop non è univoca, chi sostiene con la ruota posteriore, chi con
l'anteriore e c'è chi in ultimo sostiene di privilegiare un
contatto del suolo con ambedue le ruote contemporaneamente.
Molte
sono, a mio modesto parere, le variabili che incidono sulla scelta
di ognuna di queste versioni d'atterraggio, es: il tipo di ostacolo,
la velocità, la natura del terreno, la padronanza della tecnica
etc... il consiglio è di trovare la soluzione più congeniale a noi
stessi con un sistematico allenamento e ricordate è che solamente
giunti con esito positivo in questo segmento del bunny hop che
potrete dire che l'esercizio è stato ben svolto, diversamente è
probabile che assaggerete la nuda terra.