domenica 13 marzo 2011

I SEGRETI DI MONTEFALCONE

di Fabio Cappelli
 
Questo è il resoconto di una giornata particolare, una giornata dove andare in bicicletta si è rivelato solo un pretesto per scoprire un luogo raramente visitato, un luogo che talvolta ai più risulta essere sconosciuto e per altri semplicemente snobbato a causa della sua vicinanza ai poli produttivi del comprensorio del cuoio, si tratta infatti della Riserva biogenetica di Montefalcone, essa infatti, circoscritta all'interno delle colline delle Cerbaie, incide su di un'area posta poco distante dall'abitato di Castelfranco di Sotto e che contrariamente a quello che si può pensare si è rivelata essere un luogo affascinante e degno di essere raccontato per le sue peculiarità.
L'inizio di questa giornata di giugno, baciata da uno splendido sole primaverile è stato l'ingresso da Casa Nacci, un presidio del Corpo Forestale dello Stato attraverso il quale si accede all'area protetta della Riserva, la quale contando su una superficie di 503 ettari risulta essere totalmente recintata e caratterizzata da una fitta vegetazione di piante ad alto fusto, composta prevalentemente da pini, cerri, farnie, carpini e castagni.
La prima sosta, subito dopo il cancello d'ingresso, avviene in prossimità di un grande pannello in legno che ci racconta, avvalendosi di una grafica semplice, la storia geologica delle Cerbaie, le quali hanno avuto origine, in estrema sintesi, dalla sedimentazione sui fondali marini, circa 3 mln di anni fa, di detriti alluvionali dei rilievi del Montalbano e dei Monti Pisani, successivamente col ritiro del mare preistorico e un'opera simultanea di erosione, hanno preso forma le colline omonime così come noi le vediamo oggi; le tracce di quel lontanissimo passato sono testimoniate dagli innumerevoli resti di conchiglie che affiorano qui come un ovunque nel circondario.
all'interno della Riserva
Poco dopo la risalita dal vallino è prevista ancora una sosta, stavolta sul ciglio delle acque limacciose del lago delle voliere, che deve il suo nome appunto a delle grandi voliere per uccelli che si trovano nelle sue immediate vicinanze e che ospitano molte varietà di volatili che spesso non possono essere più reimmesse in natura poiché non si tratta di fauna locale ma di specie alloctone, che purtroppo, individui senza scrupoli non hanno esitato ad importare di contrabbando da paesi esotici strappandoli per sempre ai loro luoghi d'origine.
marginetta dei brasiliani
Il viaggio prosegue, e la sosta successiva ha il sapore dell'amarcord, una retrospettiva nei ricordi testimoniata da un luogo più metafisico che reale, un manufatto in pietra costruito più di 60 anni fa da degli uomini, dei soldati, che anch'egli, un po' come quegli uccelli delle voliere del lago, dovettero lasciare la loro terra, il Brasile, per venire in Italia a combattere in affiancamento all'esercito americano nella grande campagna per liberare l'Europa dal nazifascismo; la piccola opera che nelle fattura imita la grotta di Massabielle a Lourdes era adibita alle funzioni religiose, e con la sua forma ad arco era un ponte ideale fra i boschi delle Cerbaie e le foreste dell'Amazzonia. 
Finita la guerra, i soldati brasiliani ritornarono alle loro case non senza aver lasciato un bel ricordo fra i cittadini del luogo, mentre il piccolo monumento  cadde nell'oblio della vegetazione, fin quando la sua riscoperta da parte un appassionato locale e il suo ripristino ha dato nuova vita a questo angolo della memoria.

stagni dentro la Riserva
Chiusa la parentesi storica è di nuovo la natura a prendere il sopravvento, una natura incredibilmente selvaggia, per certi versi quasi preistorica, un paesaggio ancestrale fatto di ruscelli, stagni, piccole paludi, radure e alberi, colline intercalate da avvallamenti, trafitte qua e la da un pulviscolo di luce quasi spettrale, una natura ricca di una biodiversità talvolta caratterizzata da una flora che non ha eguali pressoché in nessun altro luogo, a tal proposito cito come esempio una piccola piantina, simile al trifoglio di cui se ne ha conoscenza solo in questo luogo, anzi per quanto ci è dato conoscere, l'esemplare visto in questa giornata è praticamente l'ultimo rimasto!!.
La Riserva, in quanto punto di passaggio e nidificazione di molte specie di uccelli migratori, rivela la sua natura di approdo sicuro circoscritta all'interno di aree fortemente antropizzate,  qui sono  molte le varietà di rapaci che vi trovano rifugio, la fauna in generale, caratterizzata prevalentemente da daini, cervi, volpi, cinghiali e da molte altre specie, può ancora sperare in una sopravvivenza al riparo dalle eccessive ingerenze umane, aggirandosi indisturbatamente  in questo meraviglioso polmone verde .
la via Francigena alle Sette Querce
La cronaca di questa gratificante giornata all'interno della Riserva di Montefalcone termina qui, ma vale la pena, prima di concludere, anche ricordare che a pochi passi dalla Riserva, nella zona delle Sette Querce transitava in epoca medievale la via Francigena, che da Altopascio attraversando l'area delle Cerbaie, si immetteva nel Valdarno inferiore, facendo avvicinare passo dopo passo i pellegrini partiti dal nord Europa alla Città Eterna.




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