Era dal 1921, anno della
sua prima edizione, che la bella terra di Toscana è rimasta
pazientemente in attesa che le sue strade finissero un giorno sotto i
riflettori planetari per l'appuntamento ciclistico più atteso
dell'anno: il Mondiale Uomini Elite; ieri, domenica 29 settembre
2013, alle ore 10:00 quell'attesa è finita.
I giorni che hanno
preceduto l'evento clou dei Campionati del Mondo di ciclismo su
strada, hanno visto una settimana intensa di gare e di emozioni e
dell'immancabile strascico di polemiche per gli inevitabili disagi
alla viabilità che manifestazioni di questa grandezza portano con
se, ad ogni modo tutto è filato liscio; ma torniamo a noi, la
Toscana, terra per le quali le parole si sprecano, regione
affascinante con la sua ricchissima storia, le sue grandi città
d'arte, i piccoli e incantevoli borghi disseminati nelle campagne, i
paesaggi dalle mille sfaccettature, della buona cucina e del buon
vino, tutti tratti distintivi che ne fanno uno dei luoghi
d'attrazione turistica fra i più visitati al mondo; e poi
parallelamente alla Toscana degli itinerari classici c'è questa
Toscana, quella che ha creato un sodalizio con le due ruote, quella
in cui la bellezza, talvolta aspra delle sue colline, ha abbracciato
come in un binomio inscindibile la fatica della bicicletta, quella in
cui piccoli uomini sono stati forgiati da queste strade e che da qui
se ne sono andati, in giro per il mondo, per ritornarvi da giganti:”
Bartali, Magni, Martini, Nencini, Bitossi, Cipollini, Ballerini,
Bartoli, Bettini e molti altri ancora”; e poi ci sono i semplici
appassionati, quelli cioè che pacificamente invadono le strade nei
fine settimana, quelli che non vincono ne medaglie ne un titolo sulle
prime pagine dei quotidiani sportivi, quelli che devono far
conciliare la vita d'ogni giorno con il fuoco sacro della passione,
quelli che in sella non ci salgono neppure più gravati da altri
impegni ma che con altrettanta energia sacrificano volentieri il poco
tempo libero a far crescere le giovani generazioni con i valori sani
dello sport per strapparli magari a chissà quali inciampi cui la
vita gli riserverebbe e infine a coloro che senza prendere un
centesimo mettono in piedi eventi con le poche risorse che le varie
società ciclistiche dispongono, sovente senza ricevere mai un
grazie, anzi!.
E' anche a tutti costoro
che con un pizzico di romanticismo, vorrei pensare che fosse dedicata
questa storica giornata.
Dicevamo dunque che sono
occorsi più di novant'anni perché il sogno di tanti ciclisti
toscani divenisse realtà, un premio meritato e che ha trovato il suo
epilogo in una giornata da lupi, con un cielo che fin dal tardo
pomeriggio di sabato 28 settembre non prometteva nulla di buono,
promessa peraltro avallata già da qualche giorno dai vari bollettini
meteo che indicavano acqua a catinelle... e acqua è stata, e pure a
catinelle!! Il tracciato è noto a tutti, partenza dalla splendida
città di Lucca e passaggi sugli scollinamenti di Montecarlo prima e
San Baronto poi per lasciar campo libero agli atleti di giocarsela
nella parte finale nel circuito iridato della meravigliosa Firenze.
Chi ha seguito la gara
sui canali Rai con la lunghissima diretta televisiva sa già come è
andata a finire, resta per i tifosi italiani il rammarico per il
quarto posto di un grandioso Vincenzo Nibali e un autentico grazie da
indirizzare a tutta la squadra azzurra per aver combattuto con la
testa e con il cuore e dimostrando un carattere indomabile nonostante
che la sorte non ci abbia agevolato per niente con una sequenza
incredibile di cadute! 272 km di pioggia battente hanno, per la
cronaca, incoronato il portoghese Rui Costa come nuovo Campione del
Mondo, seguito in ordine di podio dagli spagnoli Rodriguez e
Valverde.
Ciò detto vorrei
chiudere queste mie parole soffermandomi su una delle località
attraversate dai corrdiori lungo il percorso mondiale, tanto cara per
gli innumerevoli appassionati dell'empolese-valdelsa e del valdarno
inferiore, e non solo naturalmente! Ne avevo fatto cenno poche righe
sopra e mi riferisco alla mitica salita del San Baronto.
Fin dagli albori di
questo sport, per gli appassionati del circondario, la salita del San
Baronto ha assunto un valore simbolico, vuoi per la vicinanza, per la
centralità rispetto a vaste zone densamente popolate, la facile
raggiungibilità, le molteplici varianti che essa offre per
raggiungerne la cima con le relative e differenziate pendenze, vuoi
per la vista di cui si gode da lassù, o semplicemente perché è a
portata di tutti; le quote sono poco più che collinari, niente di
minimamente paragonabile agli interminabili passi alpini e neppure
agli insidiosi valichi appenninici, per tutta questa serie di ragioni
sulle strade del San Baronto ci si trova davvero chiunque, ciascuno
accomunato da quell'unica grande passione che è la bicicletta, dal
principiante al campione, dal goffo pedalatore all'elegante
scalatore, insomma la salita del San Baronto è una naturale
catalizzatrice di ciclisti, una vera istituzione locale che da ieri e
divenuta mondiale, ricevendo la giusta consacrazione, un sigillo
permanente che premia ognuno di tutti coloro che nel tempo e nello
spazio, con dedizione e sudore l'hanno percorsa lungo ogni suo metro,
domenica 29 settembre 2013 si scriveva un'altra pagina di storia del
ciclismo e chiunque fosse stato lassù, sotto quella gorgogliante
distesa di nubi nere, una fitta pioggia e i fulmini che illuminavano
un giorno che sembrava notte, può a buon diritto sentirsi parte di
essa, domenica all'apice dello scollinamento erano davvero in tanti
ad attendere l'arrivo della carovana iridata, uomini e donne, vecchi
e bambini, sportivi o semplici appassionati, insomma uno spaccato
variopinto d'umanità che ha raccolto il testimone da un passato per
trasmetterlo alle generazioni future; domani sarà un nuovo giorno e
forse i ricordi sbiadiranno lentamente sotto il peso degli affanni
della quotidianità, ma sia come sia l'importante è stato esserci.
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