martedì 12 febbraio 2013

I MAGNIFICI 7

scritto da Fabio Cappelli

Domenica 10 febbraio. 
Accolti da una fredda ma soleggiata mattinata, ci ritroviamo alla spicciolata tutti davanti il Blu bar di Ponte a Elsa (sponda pisana), per un'escursione off road sulle nostre belle strade di collina; oggi siamo in sette, numero suggestivo direi! Questi, in rigoroso ordine alfabetico i partecipanti:" Adriano, Andrea, David, David, Fabio, Giacomo, Nicola". 
Il programma vorrebbe come meta ideale di oggi "Toiano alle Botra", ma fin da subito dobbiamo fare i conti con i tempi necessari a compiere tutto il giro e quelli ristretti ai quali sono vincolati alcuni dei presenti per far rientro a casa... poco male, l'incredibile quantità di strade, strade bianche, sentieri e single track presenti nella zona, garantiscono la possibilità di improvvisare al meglio un itinerario che si adatti alle esigenze di ciascun componente dell'allegra brigata!
Anche se l'ipotesi Toiano è stata accantonata, puntiamo comunque dritti verso quella località, non si sa mai!! quindi si inizia a salire alla volta delle piscine cercando di rispettare due criteri: "1 percorrere la via più breve in direzione Toiano, 2 stare alla larga da strade impraticabili per via del fango"; l'ascesa alle piscine scalda animi e muscoli, i piedi sono congelati ma per il resto non ci si può certo lamentare, i tessuti termici trattengono alla perfezione il calore del corpo e tutto intorno non soffia neppure un filo di vento.
Oltrepassate le piscine e giunti a Calenzano, scopriamo che oggi si svolge anche una gara podistica, accadrà che per un bel tratto dovremmo piacevolmente condividere la stessa strada con coloro che alle ruote preferiscono le scarpette.
In verità quando transitiamo noi il grosso dei podisti è già sfilato, capita comunque di incrociare ancora qualcuno che con spirito di abnegazione, infischiandosene di tempi e classifiche, fa la propria corsa; come i podisti anche noi imbocchiamo la via di Marzana, e sempre in ugual modo, più o meno a metà della stessa svoltiamo a sinistra su strada sterrata in discesa, contraddistinta, specie nel tratto finale da una forte pendenza e che conduce alla sottostante valle detta di Cafaggio.
Abbiamo appena il tempo di giungere in piano che già dinnanzi a noi ci si para un'altra bella greppa che tormenta i quadricipiti, è "l'erta di Corniano", qui si oltrepassa anche il 20%, comunque poco male, senza troppi patemi si sale ognuno al proprio ritmo, la fatica ad ogni modo è ben ripagata nel finale, a Corniano infatti, presso la casa vacanze è allestito il ristoro della gara dove un sempre brillante Giglioli senior ci accoglie e ci invita a rifocillarci delle golosità che riempiono i vassoi sui tavoli, ne approfittiamo per immortalare l'attimo fuggente incaricando proprio il Giglioli di scattare anche una foto.
Fig.1. Sosta a Corniano - foto di gruppo
Pausa finita; Gello, la Via dell'Artista e Calenzano sono le tappe successive che ci beviamo in un sorso, e da qui si sale per Collegalli, all'altezza del bivio Collegalli-Sughera dobbiamo definitivamente riporre nel cassetto l'idea di raggiungere Toiano, la morsa del tempo stringe e dobbiamo procedere per altre vie! 
Fra salite e discese arriviamo al Leccio della Vecchia, e da qui, imboccato uno dei tanti sentieri che portano in Barbinaia procediamo verso questa stupenda valle che tutti noi biker's (e non solo) ci auguriamo non venga mai irrimediabilmente compromessa da interventi umani; lasciando dietro la Barbanaia e la vena di polemica che l'accompagna, ci troviamo davanti la quarta importante asperità del tour odierno, la salita che dai ruderi della pieve di Barbianaia porta a Bucciano, che dopo il ripristino del fondo risulta molto meno difficile da affrontare sotto il punto di vista tecnico, non di meno, un terreno soffice e le pendenze dure, ne rendono la scalata sicuramente impegnativa.
Scollinato Bucciano ci fiondiamo giù per la via del cimitero, un single track semplice e insidioso al tempo stesso, tanto più che le ultime pioggie hanno contribuito a renderlo fangoso e viscido, uno dietro l'altro arriviamo in piano, a La Serra iniziano i primi saluti, Andrea e David degli Svalvolati in mountain bike, dopo 3 ore e più in sella conquistano la meritata via di casa, ma se per gli Svalvolati una doccia e un piatto di pasta sono ormai vicini, per noi che proseguiamo oltre, si profila ancora un'ultima ma significativa sgropponata da affrontare, considerando infatti che una parte dei restanti dovrà andare a La Scala e l'altra a Ponte a Elsa, è unanimemente accettato il fatto che ci sarà da affrontare l'ineluttabile scoglio della salita di Pentola.
La lancetta del serbatoio è ormai per tutti sul rosso fisso, l'ascesa per il borgo di Calenzano viene cadenzata da un passo fiacco, ma in vero proprio niente di cui lamentarsi, anzi! Normale conseguenza di tanti chilometri fatti su è giù sulle colline sanminiatesi, indice di un giro non certo votato al risparmio! Il gruppo si ricompatta, ed ora siamo all'epilogo, Adriano, Giacomo e Nicola scendono verso Ponte a Elsa, io e David scendiamo invece per La Scala da via Landeschi, prima di lasciarci ci ripromettiamo di organizzare per le settimane a venire, altri begli itinerari come quelli di oggi contando sulla loro compagnia.

PS: ulteriori foto sono visionabili sul blog amico http://svalvolatiinmtb.blogspot.it/p/foto-2013.html

martedì 4 dicembre 2012

MEZCAL E LA SUA BANDA DI RAZZIATORI



scritto da Fabio Cappelli

Mezcal e i suoi seguaci, Barro e Saguaro, sono stati avvistati l'ultima volta per la via di Collegalli, la testimonianza è stata riportata da un malcapitato pedalatore della domenica, al poveretto è stata razziata la propria bici, e come se non bastasse lo hanno obbligato a scattare questa foto da far girare ovunque, dettandogli addirittura le taglie! Il tutto condito   da un fare sardonico, confidando nel fatto di non essere mai acciuffati, prendendosi oltremodo gioco dello sventurato; poi con la stessa velocità con cui si erano fiondati sull'ignara vittima, così si sono dileguati nel folto della macchia.    







giovedì 29 novembre 2012

CICLOTARTUFANDO 2012




scritto da Fabio Cappelli

Fig.1. Il gruppo si riunisce in piazza del Sombrero (foto di Sonia Gemignani)
Fig.2. Alcuni componenti dell'escursione (foto di Sonia Montagnani)
Diciamolo subito, quella di domenica scorsa 25 novembre, è stata una girata in bici veramente atipica; in calendario c'era Ciclotartufando 2012, un'escursione in mountain bike organizzata dal CAI di Pontedera sulle splendide colline nei dintorni di San Miniato, proprio nel giorno in cui nel centro storico della città medievale giungeva al suo epilogo anche la mostra mercato del tartufo bianco.
Fig.3. Veduta panoramica di San Miniato.
Dunque ho premesso che è stata una giornata atipica, è lo è stata fin dall'inizio, da quando la sveglia per scendere giù da letto non è suonata, al suo posto ha suonato invece il telefono! All'altro capo del filo c'era l'amico Michele che nell'avvisarmi che erano le 9:00 (ora prevista della partenza), mi chiedeva quanto tempo c'avessi per giungere al punto di ritrovo (vale a dire in piazza del Sombrero a San Miniato Basso), a quell'affermazione un brivido freddo mi è scivolato lungo la schiena, non ricordo esattamente cosa gli ho farfugliato nell'orecchio, di fatto fra il confuso e l'incredulo son saltato come un grillo giù da letto, ho fatta colazione con l'imbuto, mi sono imbacuccato in tre balletti, e dopo aver buttato un po' d'olio sulla catena son saltato in sella e …. via!
Fortunatamente niente di compromesso, il caso ha voluto che l'itinerario prestabilito passasse a poche centinaia di metri da casa mia, quindi, anche con un po' di anticipo, ho atteso che il gruppo mi venisse incontro; a far da apri pista era Alessandro che, membro del CAI-Pontedera ha rivestito nella giornata odierna il ruolo di accompagnatore designato della comitiva.
Fig.4. La Chiesina di San Genesio.
All'altezza del cavalcavia della FIPILI di via Trento, dopo il meritato abbajone da parte dei miei compagni abituali di pedale, che per l'occasione sono stati Attilio, Michele e Stefano B., abbiamo proseguito verso gli scavi archeologici di San Genesio, il gruppo, composto da circa una ventina di partecipanti, si è dimostrato molto eterogeneo, in sintonia con lo spirito più ecumenico che la mountain bike è in grado di attrarre a se; la giornata, meteorologicamente parlando, è stata davvero gradevole, senza un filo di vento, con temperature miti e un bel sole in cielo, un clima se vogliamo anomalo per il mese di novembre, ma tant'è a noi non è dispiaciuto!
Giunti a San Genesio, contravvenendo fortunatamente a quello che il tracciato originale imponeva, abbiamo attraversato la Tosco Romagnola e imboccato immediatamente la via di Montorzo, aggredendo, su un bel pezzo di sterrato, la collinetta verso il podere del Grillo e su fino a Calenzano, percorrendo di fatto il tratto non ufficiale ma a dire il vero “autentico” (secondo l'itinerario di Sigerico) della via Francigena; la viottola, che passa tra filari di viti, presenta in alcuni tratti pendenze aspre, che qualcuno ha dovuto affrontare piede a terra.
Giunti a Calenzano, il gruppo, allungato in fila indiana, ha proceduto per le piscine di San Miniato, da li verso il Poggio Tagliato, costeggiato a gas aperto Canneto per poi ricompattarsi all'inizio della via della Dogana, da li abbiamo proceduto verso la suggestiva via di Meleto.
Chi conosce la via di Meleto avrà sicuramente avuto modo di apprezzarne i magnifici scorci che spaziano da San Gimignano alle Alpi Apuane, la strada si snoda lungo un crinale che fa da spartiacque fra i comuni di Castelfiorentino e San Miniato, essa è totalmente sterrata, e non è un breve tratto! Il color rosa pallido della strada, il verde austero dei cipressi, il grigio delle colline d'argilla e l'azzurro del cielo, regalano in questo tratto di pedalata la classica effige da cartolina che ha reso la nostra regione unica nel mondo, per qualcuno si inizia ad entrare nel vivo del giro, gli amanti delle ruote grasse si esaltano lontano dalle lingue nere di catrame, alcuni invece, pur godendo dei luoghi iniziano a sentire il peso sulle gambe, in realtà non siamo ancora a metà giro, e in scaletta lo spettacolo prevede delle salite di prima categoria, e tutte nel finale... ci sarà da soffrire!
Fig.5. Foto di gruppo in località Campriano.
Comunque il morale è alto e oggi la parola “fretta” è bandita dal dizionario! Si prosegue imperterriti, prossimo snodo cruciale sono le case sparse di Campriano, dove, in attesa che tutto il gruppo rientri, ci dedichiamo a qualche fuori programma e ad alcune foto che immortaleranno questa giornata per i posteri; inoltre queste brevi pause ci consentono di familiarizzare, e scopro così che ci sono persone di Buti, di Pardossi, di Pontedera etc, autentici sostenitori del viver sano e del contatto con questa bella e troppo bistrattata natura, tutti compagni di viaggio magari d'un sol giorno ma che hanno contribuito con la propria presenza, le loro parole e le loro azioni a rendere una giornata di autunno inoltrato altrimenti anonima, in una giornata fuori dall'ordinario.
La traversata prosegue, percorsa tutta la via di Meleto svoltiamo per Gello, Michele che per esigenze d'orario non può continuare, insieme ad altri amici di Ponte a Elsa, fra cui Adriano, si avviano verso casa, per tutti gli altri però Ciclotartufando 2012 continua; Alessandro ci indica la strada da prendere e da Gello puntiamo decisi, complice anche la bella ed eccitante discesa, verso Collebrunacchi, primi a scendere siamo io e Francesco, un quindicenne che in compagnia del babbo ha deciso di prendere parte a questa iniziativa, e devo dire che il ragazzo ha buone carte da giocare, resistenza e tecnica non gli mancano, con un allenamento mirato si potrebbe levare tante soddisfazioni! Finita la discesa ci lasciamo dietro lo sterrato, e su asfalto proseguiamo alla volta dell'incantevole borgo di Cusignano, lo attraversiamo e ci precipitiamo nella sottostante valle di Cafaggio, dove a mezza discesa incrociamo col suo completo grigio a scritte blu Mr. Stefano M., che, intento a farsela in salita non regge alla tentazione, e messo da parte il proposito di giungere fino in cima fa dietrofront e si unisce almeno per un po' a noi!
Pilerno ci accoglie con la sua bella vallata verdeggiante, in località Volpaio ricomincia lo sterrato, una bella salita di media difficoltà attende di essere conquistata, qualcuno ingaggia battaglia a suon di scatti sulle pedivelle, qualche altro invece se la sorseggia con tutta tranquillità, poco più avanti, in località Capo di Vacca i primi del gruppo si fermano ad attendere gli altri, mentre Stefano M., in sella già da almeno un paio ore ci lascia e fa ritorno a casa.
Foto.6. Ristoro presso la Fattoria di San Quintino.
La prossima sosta, questa preventivamente messa in agenda è alla fattoria di San Quintino, dove ad attenderci sarà un ristoro; quando arriviamo ci accoglie un corpulento e gentile signore con barba folta e maglia verde, scendiamo di bici famelici, nel frattempo su una tavola già apparecchiata egli porta vassoi con panini e fettunte, nonché bottiglie di vino novello; è un vero toccasana, dopo almeno due ore in sella la stanchezza inizia a farsi sentire, e ingerire alimenti sostanziosi e genuini è proprio quel che ci vuole per ripartire a tamburo battente! Anche in questo frangente, la sosta diventa motivo per scambiar due parole e così capita che un signore mi si avvicina e chiede conferma della mia identità, non mi sembra una faccia nuova ma nell'immediato non realizzo, costui si chiama Domenico, lo avevo incontrato alcuni mesi prima proprio durante un' uscita in mtb, ci eravamo ripromessi di riandarci qualche volta insieme ma non si era più presentata l'occasione propizia, poi, senza accordi di sorta il caso ha voluto che fossimo qui oggi insieme!

Fig.7. Attimi al ristoro (foto di Sonia Montagnani)
Terminata la sosta, rifocillati e baldanzosi e avendo a malincuore salutato Maurizio e il suo amico dei Glemas che nel frattempo prendono la via di casa, noi altri si scende da San Quintino, chi ha fatto scorta di carboidrati ha fatto bene! Fra pochissimi chilometri ci si parerà dinnanzi la fantomaica salita di Pentola, un'erta breve, asfaltata ma con pendenze che si attestano intorno al 20%! Io la conosco ed è indubbio che saperlo è un bel vantaggio, altri invece avranno oggi il loro battesimo del fuoco, per chi ha un allenamento improvvisato questa è una salita che può fare male; infatti iniziandone l'ascesa il gruppo si allunga inesorabilmente, ognuno sale al meglio che può, i ritmi diventano blandi per tutti, si viene su a non più di 7-8 km/h, alcuni scendono e spingono!
Fig.8. Alcuni dei presenti a Ciclotartufando 2012.
Quando anche l'ultimo componente della spedizione si riunisce al gruppo, torna nuovamente il tempo del bel paesaggio, imbocchiamo infatti, poco prima di entrare nella frazione di Calenzano, la via sterrata che conduce in località Marzana, da questa bella strada bianca, che passa lungo tutto il crinale di una serie di colline che si susseguno, si ha una splendida panoramica di San Miniato, ed ecco così che sembra quasi di toccar con mano la Rocca federiciana, poco più in basso la Torre di Matilde e poi tutte le mura degli edifici della cittadella antica; ma questa immagine appagante per la vista farà sicuramente balenare nella testa di qualcuno un'inquietante dilemma, “ma noi dobbiamo arrivare fin lassù?” risposta:“Si”.
Lasciate ogni speranza o voi che pensate che le fatiche sian finite”, dopo Pentola c'è ancora una sfida da superare, essa porta il nome di erta del Cenni, anche qui, come per la precedente salita, le pendenze non ci vanno di scartino, con l'aggravante che la via è sterrata e con un fondo in condizioni proibitive, io vado del mio passo e mi affianco a Sonia, una coriacea componente del CAI-Pontedera che ha prestato le sue gambe, (che per sua stessa ammissione sono più votate alle scarpinate in montagna) alla bicicletta, e se è giunta fino qui può ritenersi a buon diritto soddisfatta, adesso infatti quei circa 45 km preventivati dall'organizzazione stanno volgendo al termine, in cima alla salita del Cenni, anche uno dei protagonisti della mattinata, il volenteroso Attilio, si stacca dal gruppo per tornare verso casa, i restanti proseguono per San Miniato, in piazza Bonaparte si spendono le ultime parole ufficiali di Ciclotartufando 2012, qualcuno di li a poco se ne andrà verso Montopoli, l'inesauribile Stefano B., vista anche ormai l'ora tarda, decide di lasciarci per puntare subito verso una bella doccia calda in quel di La Scala, io decido di continuare ancora per un po', accompagno i superstiti di questa avventura fin quasi a San Miniato basso, fra gli ultimi saluti ci congediamo con la speranza di ripetere il prossimo anno con lo stesso spirito una 2° edizione di Ciclotartufando 2013.

hanno partecipato:

Adriano e gli amici da Ponte a Elsa
Alessandro da Isola
Attilio da Ponte a Elsa
Domenico da La Scala
Francesco e suo babbo da Montopoli
Maurizio col suo amico del gruppo dei Glemas da Montopoli
Michele da Ponte e Elsa
Sonia e tutto il gruppo CAI di Pontedera e dintorni
Stefano M. da Ponte a Egola
Stefano B. da La Scala

martedì 23 ottobre 2012

SVALVOLATI MA CON LA TESTA SULLE SPALLE

scritto da Fabio Cappelli




E' di domenica 18 novembre una bella uscita in mtb con due degli elementi di punta del gruppo degli Svalvolati in mountain bike, questo è infatti il nome che si sono dati questi nuovi e intraprendenti amanti delle ruote grasse che risiedono in Ponte a Egola.
Da qualche tempo infatti, nel panorama locale della mtb si sono affacciati, fra i numerosi gruppi e singoli che sempre più spesso scelgono di percorrere sentieri e strade bianche del comprensorio, anche questi amici che amano il contatto con la natura, la buona compagnia e qualche bella ora passata su una bici piegati sul manubrio.
Si chiamano Svalvolati è vero!! Ma sono ragazzi con la testa sulle spalle, domenica erano appunto in due Andrea e David, gli avevo garantito un giro tranquillo, e del resto era quello che avevo in programma, poi, all'ultimo istante si è aggregata una vecchia quanto temibile conoscenza dell'off road sanminiatese....Stefano M.; a quel punto gli schemi sono saltati, e nel rispetto che si deve a chi come lui ha qualche luna e molti chilometri in più sulle spalle, ho lasciato con piacere che il ruolo di condottiero passasse nelle sue mani.
Aggregandoci un po' alla spicciolata, domenica il gruppo contava i seguenti componenti, oltre a sottoscritto e ai già citati Andrea, David e Stefano M., erano altresì presenti sia una conoscenza ormai consolidata dei pedalatori del week end che è naturalmente David A.F. e un neo-fanatico dei rapporti corti... Attilio! Che da solo con la sua loquacità fa metà del gruppo!
Affidato quindi lo scettro del comando a Stefano, ho sperato che non ci sarebbe andato giù troppo peso; avendo infatti sperimentato in tempi non sospetti i suoi ritmi, ho temuto che ci avrebbe sacrificati un po' tutti, ma nella realtà è rimasto entro gli argini di una girata abbordabile, e, ad essere sinceri è stato un tracciato bello e inusuale, molti dei sentieri infatti era tantissimo che non li facevo neppure io, mentre per qualcuno del gruppo erano addirittura una novità assoluta.
L'incontro clou è stato all'interno del single track detto degli Stalloni, dove abbiamo incrociato Filippo e il suo gruppo di irriducibili mastini intenti a togliere di mezzo un grosso tronco di pino che ostruiva il normale transito attraverso quella burella; il piacevole imprevisto ha dato il tempo di scambiare qualche battuta, qualcuno di noi si è pure prodigato nel fornire un aiuto, e una volta eseguita l'operazione di riapertura ci siamo rimessi subito in sella per non far ghiacciare i muscoli e continuare, ognuno secondo le proprie tabelle di marcia, il giro messo in programma.
Il giro come dicevo è risultato all'altezza di tutti, ma nella realtà non ci siamo fatti mancare nulla, dalle discese alle salite, dai tratti pedalabili a quelli molto più tecnici, l'intero percorso si è sviluppato lungo una serie assai varia di diverse e divertenti situazioni, il fondo nel complesso è risultato essere in un ottimo stato di percorribilità, eccezion fatta per qualche pozzanghera qua e la, il terreno era ben battuto e senza troppe insidie.
......si dice che quando il tempo passa via veloce, è un tempo trascorso felicemente, e mi sembra che a fine giro la sensazione fosse proprio questa.

mercoledì 10 ottobre 2012

LA FRANCIGENA: UNA VIA CHE UNISCE


Fig.1. Foto di gruppo alla pieve di Coiano sulla via Francigena


scritto da Fabio Cappelli



La Scala di San Miniato - Domenica 7 ottobre 2012:“C'è più gente oggi sulla Francigena che sulla FIPILI!?” Forse, nella giornata odierna, questa affermazione sarà scappata di bocca a qualcuno, che trovandosi a passare in quel suo segmento compreso tra Campriano e Coiano ha visto un intenso quanto inusuale andirivieni di persone! Effettivamente, devo ammettere che anche io stesso, che in quel tratto di strada bianca ci sono passato tante volte, non ero mai stato testimone di un numero così nutrito ed eterogeneo di cristiani tutti in una volta; piccini e grandi, donne e uomini, a piedi, in bicicletta o a cavallo, tutti intervenuti per onorare un appuntamento in calendario già da qualche tempo, che ha visto unire le forze di vari enti locali per dar modo alla gente di conoscere il territorio in cui vive e dar lustro ad un'istituzione millenaria, come lo è la via Francigena.
Ed ecco appunto che l'uomo si riappropria di una cosa per lui assai preziosa, autentica, concreta e insostituibile, che c'era già prima di noi e ci sarà anche dopo..... la Terra! E devo dire che è ben augurante osservare che siano in tanti a volersi riavvicinare a questa culla primordiale, poiché forse, il paradosso, è che più si sta a contatto con la Terra e più ci si sente ricchi d'umanità, sarà anche perché vicino ad essa si percepisce la limitatezza umana, facendo allo stesso tempo riguadagnare alle cose il loro giusto ordine e il loro giusto valore all'interno della nostra vita.
Finita la filosofia ecco un po' di cronaca.


Sono molti coloro che, partiti da Castelfiorentino, sono andati a convergere sull'antica via dei pellegrini, ognuno col proprio mezzo, ognuno col proprio passo, e mentre questo pacifico esercito marciava verso il punto nodale della pieve di Coiano, anche noi, da San Miniato, in sella alle nostre mountain bike abbiamo puntato dritti verso quell'obiettivo.
La partenza ufficiosa fissata per le ore 8:30 dal piazzale Trieste di La Scala, ne ha vista una seconda, questa volta ufficiale, per le ore 9:00 da piazza Buonaparte in quel di San Miniato, con la fusione di 3 realtà locali, la più cospicua proveniente da Ponte a Elsa, e le altre da La Serra e La Scala; potete star certi che il Granduca Leopoldo, assiso sul suo piedistallo, era compiaciuto nel vedere tanti biker's gironzolarglisi attorno e in procinto di dar vita a questa bella iniziativa; con i quadricipiti già caldi dopo aver affrontato l'ascesa del Poggio, e con qualche minuto di ritardo sul rullino di marcia, ci siamo avviati verso la meta prefissata, la Pieve di Coiano, la giornata non è, meteorologicamente parlando bellissima, nuvoloni si rimescolano grigi in cielo e si frappongono fra noi e il sole, ma tutto sommato la temperatura e gradevole e tra le foglie non passa un filo di vento; le ruote artigliate iniziano a rotolare fra asfalto e selciato, usciamo fuori dal centro storico di San Miniato, il gruppo che siamo riusciti a mettere insieme è vivace e variegato, ottimo connubio fra pedalatori e passionisti, fra noi ci sono veterani e nuove leve.
Poco oltre il Poggio Tagliato abbiamo svoltato a destra per iniziare lo sterrato, questo pezzo di strada per quanto inflazionato, è sempre bello da fare, in cima allo scollinamento infatti, la visuale che si apre è davvero appagante per gli occhi, qui siamo in località Capo di Vacca, si continua a salire ancora per un po', poi di nuovo una strada in terra battuta sul crinale, ancora pochi chilometri e la via Francigena, che mai, da quando siamo partiti da San Miniato abbiamo lasciata, convergerà in località Campriano, con la via di Meleto, dal quale stanno giungendo gli amici del gruppo Vallerbike di Castelfiorentino.
L'incontro previsto, almeno per il momento non ci sarà, giunti infatti a Campriano sfiliamo senza trovare anima viva, mentre all'altezza del trivio Castelfiorentino-Coiano-San Miniato, “raccattiamo” gli ultimi due amici che faranno toccare alla nostra comitiva il numero massimo di 16 biker's; ora siamo al completo, non resta che dirigerci verso la meta, e cosi è! Poche pedalate e siamo ai piedi della scalinata che porta alla bella, quanto trascurata, pieve di Coiano, che questo sia un punto di ritrovo non coglie di sorpresa nessuno, molte sono infatti le auto parcheggiate, e un tavolino con due membri della Misericordia locale, prodighi nel darci informazioni, non lasciano spazio ai dubbi, il punto di ritrovo è li. Si ok ma la gente? Dove sono tutti, e più che altro, dov'è l'altro gruppo di biker's con il quale ci dovremmo incontrare?
Qui non si vede e non si sente nessuno! Attendiamo qualche istante, poi l'impazienza di qualcuno ha il sopravvento... non resta che ripartire lasciando sfumare così quest'incontro tanto decantato, peccato, un'occasione persa! Il viaggio riprende, ed ora la strada, sempre sterrata, inizia a farsi davvero bella, non solo! Più proseguiamo e più si iniziano a vedere, prima alla spicciolata, poi in gruppi sempre più consistenti, ivi inclusi quelli a cavallo, file interminabili di persone che ci passano accanto! Sono tantissime, ci salutano in maniera amichevole; gli scenari cambiano continuamente, dalla strada bianca si passa al sottobosco in terra battuta, per giungere, immersi nel verde intenso delle colline, ad un viottolo in cui a malapena si riuscirebbe a passare in due affiancati.
Fig.2. la via Francigena in val d'Orlo.
Terminato questo lungo pezzo di sterrato e abbandonando, per adesso, anche la via Francigena, rifacciamo capolino sulla strada asfalta della via dell'Orlo, qui il gruppo subisce la sua prima scissione, una parte infatti prosegue verso sinistra e quindi per Castelfiorentino, anticipando il rientro a casa, l'altro gruppo, del quale il sottoscritto fa parte, prosegue a destra in direzione Corazzano; dobbiamo rifare il punto del percorso da seguire, varie sono le proposte, alla fine prevale quella di risalire dall'erta che ci riporta verso Coiano, la salita è impegnativa e fa una certa selezione, si arriva su col gruppo allungato, per giungere di nuovo ai piedi della Pieve, è qui, che con stupore e sorpresa, vediamo arrivare uno alla volta, i componenti del gruppone di Castelfiorentino che avevamo, in precedenza, dato per dispersi; chi pedalando, chi spingendo la propria mtb nell'ultimo strappetto prima dello spiazzo asfaltato, arrivano tutti coloro che hanno aderito a questa singolare iniziativa.
Ci fermiamo a far due chiacchere con loro, socializziamo mentre qualcuno ha avuto la brillante idea di imbandire un tavolino con vassoi pieni di cantuccini e bruschette, bravi! E del resto nessuno ha fatto segreto di apprezzare la cosa, vista la rapidità con il quale sono stati spolverati! Abbiamo preso anche spunto dal momento per immortalare quest'attimo a memoria perenne dei posteri scattando qualche foto, infine, salutati i nostri “colleghi di sellino”, ci siamo riavviati verso casa... si ho detto verso casa, ma il giro è proseguito con ancora davanti diversi chilometri e salite, ed ecco a voi il resto!
All'andata il trivio che ci aveva dato due componenti da sommare al resto del gruppo, ora se li riprende e con gli interessi, sono in tre infatti, all'altezza di questo snodo, che sotto gli occhi incuriositi di cavalli e cavalieri, decidono di defilarsi dal gruppo per tornare a casa lungo la via più breve.
Siamo meno ma pur sempre in nove, e sempre con ancora energia da spendere, si arriva a Gello, e attraversando una veloce discesa sterrata, fra panorami sulla valle e passaggi nel bosco, arriviamo dopo una serie di curve e controcurve da cardiopalma, nella frazione di Corazzano; qui qualcuno si è esaltato, e se dopo il suo battesimo del fuoco non ha proprio promesso amore eterno alla mountain bike, almeno un anellino di fidanzamento glielo ha comprato!
Attraversiamo il ponticello dietro l'abitato di Corazzano, e percorso tutto lo sterrato di fondovalle, ai piedi della salita di Balconevisi c'è spazio per un altro saluto a Maurizio, Ivan e Riccardo Magno che ci hanno tenuto compagnia in questa mattinata d'inizio ottobre; è a questi punti che mi salta in testa un'idea perversa, un'idea dal nome Romilda!! Nessuno dei superstiti di quest'uscita sa cosa ho in serbo per loro! Essi mi precedono, e all'altezza del Genovini, dando per certe le mie intenzioni piegano verso sinistra, li faccio illudere ancora qualche secondo, poi indico con la mano di andare a destra, mi guardano e mi seguono disorientati, li faccio entrare per una stradina sterrata, che forse nessuno di loro conosce, finché appare alla nostra vista Romilda appunto, che non è un'avvenente ragazza dalle curve sinuose e vestita in abiti succinti (magari), no proprio non lo è! Si para dinnanzi a noi una collina, tagliata da una “strada” appena accennata fra i campi con fondo insidioso e pendenze taglia gambe! Qualcuno è incredulo sul fatto che si debba e si possa veramente passare da li, ma per dissipare ogni dubbio apro per primo le danze.
La difficoltà pratica nell'affrontare Romilda è, oltre ad una buona preparazione fisica, l'essere anche dotati di una discreta componente di tecnica di guida; la viottola, perché di questo tratta, sale lungo la linea di massima pendenza di un poggetto, essa è solcata da rivoli profondi formati dalle piogge, in alcuni tratti questi rivoli si incrociano, rendendone difficile l'attraversamento, costringendo spesso a mettere il piede a terra, inoltre vanno affrontate delle contro pendenze ed infine non è neppure una salita così breve, specie se si considerano l'entità delle pendenze, che oltrepassano tranquillamente il 20%!
Ad ogni modo nessuno cede, ognuno giunge in vetta salutato anche dalle incitazioni di una coppia di turisti tedeschi che, trovatisi li per caso, non si aspettavano di veder sbucare gente, per giunta in bici da quella stradella!
Ma non è finita!
Dopo la salita, ora ci attende la discesa, all'altezza di Moriolo infatti imbocchiamo il single track omonimo, perfettamente percorribile, questo è, (a parte per il sottoscritto) una novità assoluta per tutti, faccio strada, uno dopo l'altro tutti seguono la mia scia, chi con fare deciso chi un po' più titubante si scende verso il fondo valle.
Il transito attraverso questa burella che s'infila in una macchia di modeste dimensione, non è per nulla facile, essa è caratterizzata da discese ripide, sentieri stretti ed esposti su profondi canali d'acqua, rapidi cambiamenti di direzione, questi fattori sommati insieme, rendono ostico il passaggio, però quando si inizia a prenderci confidenza, diventa davvero elettrizzante, che quasi si spererebbe in un impianto di risalita tipo pista da sci per fare in modo che il divertimento non finisse subito!
Ora il giro volge al termine, nonché le energie, questo l'elenco degli ultimi rimasti che si accingono ad affrontare l'ultima fatica di giornata, in ordine alfabetico per cognome essi sono: “Adorni Fontana, Bia, Cappelli, Musetti, Scali Jr, Scali Sr.” ed ora passo a presentare anche l'ultima fatica: “erta del Cenni”.
L'erta del Cenni, consigliata da Scali Sr, è una strada totalmente sterrata che se qualcuno di voi avesse interesse a documentarsi sui dettagli, potrà farlo sul post Salite/Discese sempre questo blog.
La stanchezza, almeno per quel che mi riguarda inizia a farsi sentire, un giro di pedale dietro l'altro e i metri verso casa sono sempre meno, e quando si intravede la fine di questa greppa, si può affermare che la via verso una doccia calda è ormai spianata; resta, nell'arco di quattro ore di pedalata in gruppo, la soddisfazione di aver passato del tempo sereno in compagnia di persone con le quali condividere una passione che ci porta a conoscere una innumerevole quantità di angoli nascosti del nostro affascinante territorio, speriamo di replicare quanto prima!


mercoledì 3 ottobre 2012

PREGHIERA DEL CICLISTA



scritto da Michele Musetti

Carissimi appassionati ciclisti e non,

non posso esimermi nel proporvi, qui di seguito, le magnifiche righe dell'autentica "Preghiera del ciclista", gentilmente preparata, proposta e donata in occasione della benedizione dei ciclisti nella mattina del 30 settembre 2012 presso il Santuario della Madonna di Montenero a Livorno; e anche quest'anno, come ogni anno (e ne sono passati ormai cinque dalla mia prima volta), che in concomitanza di tale ricorrenza, ho deciso di offrire alla fede, la "sofferenza" di 137 km (tanto dista infatti il Santuario da casa mia, fra andata e ritorno) alla velocità media di 30.3 km/h!.  
Fig.1 - I nostri eroi Michele, Attilio e Andrea
Nel compiere quest'impresa sono stato supportato dall'aiuto di 2 gregari d'eccezione, l'impavido Attilio e l'eroico Andrea che hanno superbamente collaborato alla riuscita di un grande evento atletico e culturale all'insegna della simpatia che li contraddistingue. 
Siamo partiti alle 7:30 con brutti presagi meteo visto i nuvoloni minacciosi che imperversavano, ma soprattutto dopo che la sera prima eravamo andati a nanna con la compagnia di tuoni e fulmini, tuttavia mai dubitare della divina provvidenza, la quale al contrario di quanto anzidetto, ci ha regalato una giornata spettacolare e soleggiata. 
Siamo arrivati a Montenero alle ore 9:45 scortati da un folto gruppo di ciclisti (25/30) acciuffati per caso durante il passaggio lungo l'Arnaccio, ci siamo fidati di costoro e della loro presunta  conoscenza dei luoghi, e la nostra fiducia non è stata affatto mal riposta, essi infatti ci hanno regalato la possibilità di godere di scorci panoramici di una città di Livorno lungo strade a noi ignote e che altrimenti avremmo senz'altro evitato. 
Dopo una breve sosta per mangiare, bere, fare due foto di rito e dedicare qualche minuto alla Madonnina, ci siamo rimessi in cammino, e, aiutati questa volta, sempre casualmente, da un nuovo gruppo di "colleghi" composto di circa 20 unità, questi ci hanno scortato fino a Pontedera dopo una gran prova di valore che ci ha visto sudare le pene per riacciuffarli, e poter così fruire delle loro scie; alle ore 12:30 circa eravamo già a sotto la doccia .
Vi regalo queste parole che ci hanno veramente toccato, perché esse rispecchiano il nostro stato d'animo ogni volta che saliamo sulle nostre amate bici, è come se qualcuno avesse scrutato nel profondo dei nostri pensieri e avesse tradotto in versi quello noi non saremo in grado di esprimere in maniera altrettanto efficace.



PREGHIERA DEL CICLISTA

Grazie Signore,
per avermi fatto conoscere e amare la bicicletta
che mi fa sentire libero sulle strade del mondo.

Fa' o Signore
che la fatica del pedale non sia solo evasione
ma più motivo di ringraziamento
per le bellezze della natura che attraverso.

Aiutami Signore
a trovare il comportamento e le parole adatte
per chi incontro stanco e sfiduciato
come trovo il buon rapporto sulle dure salite
che affronto con coraggio anche se ho forza limitata.

Spero Signore
che tu mi aiuti a finire bene la corsa
per meritare il Tuo giusto premio.

Affido questa speranza alla Tua Madre Santa
che mi protegga sempre con tutti i miei cari.