domenica 21 settembre 2014

SVALVOLATI IN MTB: IL GRUPPO SI ALLARGA

Scritto da Fabio Cappelli

 
Fig.1. Gli Svalvolati sul prato della Rocca a San Miniato


San Miniato 20 settembre 2014

In questo primo pomeriggio l'ampio prato della Rocca, scaldato da un gradevole sole settembrino e calpestato di quando in quando dagli ovattati passi di qualche turista in visita alla città delle venti leghe, si è prestato volentieri alle foto di rito che le circostanze richiedevano; infatti prendendo a pretesto la presentazione delle nuove maglie del team di biker's Svalvolati in MTB, e, cosa ben più importante dell'ingresso ufficiale degli amici del Panda nel gruppo medesimo, i nostri, in pompa magna, quasi al completo e vestiti dei colori ufficiali hanno pensato bene di salire con i propri ferri del mestiere sulla sommità del colle più alto di San Miniato.
Artefice dell'iniziativa non poteva ovviamente che essere Andrea, che con ostinata tenacia ed inesauribile passione ha saputo trasformare, nel volgere di appena tre anni, uno sparuto manipolo di amici in un gruppone ben assortito, affiatato e in continua espansione, nelle file degli Svalvolati c'è posto per tutti, e tutti sono benvenuti! Ci sarebbe da buttar giù una carta d'identità sui connotati più rappresentativi di questa giovane realtà locale, conosciuta anche oltre i confini del nostro comune, ma preferisco sottrarmi a questa impegnativa stesura aspettando che magari qualcuno degli Svalvolati stessi lo faccia al posto mio.
Ma ritorniamo invece a tutti i damerini tirati a lucido in questa “passerella” di fine estate! Chi si era illuso di riscendere i gradini sotto l'ombra della Torre di Federico II e tornarsene bello pulito a casa si sbagliava di grosso, era sottinteso che al termine delle interminabili pose davanti alla fotocamera, avremmo dovuto, e aggiungo di buon grado, spogliarci degli abiti della festa per tornare a vestire i panni ben più appropriati di cinghiali di bosco, pronti ad impastare le casacche di sudore e polvere, e così come da programma, ha preso il via l'immancabile giro per i sentieri del circondario, facendo ricadere la scelta su di un classico della nostra zona, un'autentica spina dorsale della sentieristica del comprensorio, la Via Francigena, la quale veramente non delude mai, oltre il crinale Sanminiatese in direzione Roma infatti, strade e panorami si sublimano con, all'orizzonte, una distesa senza fine di verdi e rotonde colline.
La nota dolente invece, per quel che mi riguarda, è che purtroppo la mia corsa è stata compromessa dopo pochi chilometri da problemi di natura tecnica che fra Coiano e via d'Orlo mi hanno costretto a dare forfait, peccato perché fino a quello momento ne era valsa davvero la pena, guardiamo però il lato positivo, è stata se vogliamo l'occasione per fare un gradito ritorno in luoghi che conosco bene ma che ultimamente ho (volutamente) trascurato per volgere la mia attenzione altrove in cerca di nuove prospettive lungo vie inesplorate, cosa che per altro ho fatto, non di rado, proprio in compagnia degli Svalvolati!!

lunedì 1 settembre 2014

CIAO ALFREDO


introduzione di Fabio Cappelli

Ho trovato nella posta una mail di Michele Musetti che con grande sensibilità ha pensato bene di girarmi uno frammento tratto dal libro "la vita è una ruota" del decano del ciclismo italiano che recentemente ci ha lasciati, Alfredo Martini; Alfredo che è stato a lungo il CT della nazionale era forse l'ultimo grande nome di una generazione di ciclisti immortali che hanno reso epica la storia di questo sport, con lui se n'è andato un testimone di tempi mitici di un'epoca caratterizzata da imprese leggendarie.
Nel ringraziare Michele per questo suo ennesimo contributo al blog, concludo volendo credere che queste semplici e toccanti parole di Alfredo Martini restino un testamento spirituale per il presente ed il futuro di un mondo, quello della bicicletta, troppo spesso portato ad esempio negativo tra polemiche strumentali e facili attacchi, omettendo di trasmetterne invece il valore più autentico, l'essenza più sana e pulita che essa rappresenta.  Ciao Alfredo



"Se guardo indietro, penso che la bicicletta e il ciclismo mi abbiano dato più di quello che io ho dato a loro. Avrei voluto dare il doppio, ma bisogna saper accettare i propri limiti, con onestà. Cento anni fa era un mezzo, spesso anche di lusso, per andare a lavorare. Così si sapeva che cosa volesse dire pedalare, in salita e in discesa, sullo sterrato o fra i sassi, la mattina presto o la sera tardi. E i corridori sentivano che la gente gli era vicina, partecipe, entusiasta. Oggi, un secolo dopo, la bicicletta si sta rivelando sempre più importante. E' la chiave di movimento e lettura delle grandi città. Un contributo sociale. E non ha controindicazioni. Fa bene al corpo e all'umore. Chi va in bici, fischietta, pensa, progetta, canta, sorride. Chi va in macchina, s'incattivisce o s'intristisce. La bicicletta non mi ha mai deluso. La bicicletta è sorriso, e merita il premio Nobel per la Pace". 


LA PANIA DELLA CROCE



scritto da Fabio Cappelli
 



     Questa è la piccola cronaca di un'escursione a piedi, un secondo tentativo a distanza di un pugno di anni per conquistare i 1858 m slm della Pania della Croce; per gli amanti delle scarpinate in quota o agli appassionati di geografia è facile che questo nome dia già delle indicazioni precise sulla vetta al quale faccio riferimento, per tutti gli altri lettori invece suonerà del tutto nuova, anche se l'avrete vista un'infinità di volte, iniziamo quindi col circoscrivere l'area, siamo in Garfagnana, o meglio siamo all'interno del Parco Regionale delle Alpi Apuane; che per chi abita come me a San Miniato e volge lo sguardo in direzione Nord-Ovest non sarà difficile individuare il gruppo della Panie, rispettivamente composto da destra verso sinistra dalla vetta della Pania Secca, l'Uomo Morto e, appunto, la Pania della Croce.
Fig.1 Il gruppo delle Panie vista da Sud.
     Per iniziare il lungo e impegnativo cammino che conduce alla sommità del monte dovete giungere in località Piglionico nel Comune di Molazzana (LU), luogo isolato e immerso in un oceano di fitta boscaglia dove per altro è necessario, per chiunque vi voglia accedere con mezzi motorizzati, pagare un ticket, la strada, inizialmente asfaltata termina su fondo ghiaioso in prossimità di un piccolo sacrario dedicato ai partigiani, da qui in poi bisogna proseguire a piedi armati di tempo, pazienza, fiato e buone gambe.
Fig.2 il sentiero nel bosco

    La camminata di per se stessa non presenta particolari difficoltà tecniche, ne tratti pericolosi, tuttavia è opportuna la prudenza specie se ci sono dei bambini! Inizialmente il sentiero è quasi pianeggiante, e prima di inoltrarsi nel bosco lascia ancora intravedere degli scorci panoramici delle alture e vallate circostanti, poi dopo poche centinaia di metri la vegetazione inghiotte i suoi visitatori entro un sentiero che sale aspro nelle pendenze e tortuoso nell'andamento, intervallato solo di quando in quando da spiazzi pianeggianti che possono essere utili per idratarsi e riprendere fiato; l'ombra e la quiete degli alberi, nonostante le fatiche dell'ascesa sono di per se stessi motivo di rigenerazione dello spirito, sembra quasi che i loro fusti, verticali come i denti di una pettine abbiamo, al nostro passaggio, il potere magico di strinare via e alleggerirci dai gravosi fardelli che la frenetica vita di ogni giorno ci rovescia sulle spalle.

     Terminato il bosco un altro suggestivo spettacolo si spalanca dinnanzi a noi, gli alberi svaniscono di colpo per lasciare il posto a vellutati prati d'erba, su sentieri ben visibili la scalata continua con pendenze sempre piuttosto dure, mentre a sinistra e a destra si stagliano grigie e massicce le vette della Pania Secca e della Pania della Croce, e davanti, in mezzo, il profilo inconfondibile e antropomorfo dell'Uomo Morto, sotto di cui è adagiato il Rifugio E.Rossi alle Panie!

     Dopo circa un'ora di passi svelti fra rocce, terriccio ed erba è giusto regalarsi una bella pausa presso il rifugio a quota 1609 m slm, una piccola ed accogliente struttura in pietra e legno in grado di offrire al visitatore un luogo dove rifocillarsi, una terrazza priviligiata che domina la Garfagnana; per i tanti che giungono fin qui, il rifugio stesso è un punto di arrivo presso il quale sostare che, specie nella belle giornate di sole garantisce attimi di puro relax distesi sui prati tutti attorno, ma per chi invece decide di proseguire per quota 1858 non siamo solo che a metà del guado, alta e in lontananza infatti svetta ancora piccola la croce all'apice della Pania; la roccia è di un colore grigio chiaro e un sole accecante illumina un sentiero erto e tormentato, appena visibile all'occhio, segnalato qua e la dai simboli del CAI, il tempo necessario a portare a termine l'impresa è stimato in almeno un'altra ora; diversamente dal tratto in bosco, dove i piedi erano sufficienti a salire, qui servono anche le mani, in alcuni tratti infatti la morfologia del sentiero è così estrema da dovervisi quasi arrampicare! La salita non presenta pericoli particolari ne tratti esposti, tuttavia è imperativo non abbassare la guardia, una svista potrebbe provocare cadute anche rovinose; allo stato attuale dell'arrampicata non è dato ancora sapere quale sarà lo scenario che ci attende in cima, poiché ci si inerpica all'interno di una gola naturale che preclude buona parte dell'orizzonte circostante, tutto sommato la cosa non è neppure così negativa, si vengono a creare in tal modo i presupposti di quell'attesa tipica che precede il grande evento, quella suspence e quell'eccitazione che si provano prima di spacchettare un regalo o di rompere l'uovo di cioccolato o prima di un incontro speciale! Ma il viaggio non è finito e sarà allora e solo allora che sapremo se ne è valsa la pena, se è andata "o bene bene o male male!" Ancora qualche metro è l'enigma sarà sciolto, manca poco e finalmente lo sguardo potrà godere di una visuale a tutto tondo, un altro sforzo e les jeux sont fait!  
    
Fig.3 Panorama
Ed eccolo la, di un blu sbiadito che sfuma all'orizzonte, piatto ed immenso... il mare, tagliato a metà dal riflesso del sole, vi si scorgono alcune isole dell'Arcipelago e le navi che vi transitano, e poi la Versilia che sembra quasi di poterla toccare con un dito, più in la le insenature delle Cinque Terre, le cave di Carrara da dove Michelangelo fece estrarre il pregiato marmo per le sue opere immortali, l'inquieta e spartana terra di Lunigiana, l'Appennino Reggiano di cui si può solo immaginare la pietra Bismantova, la schiera al completo delle Alpi Apuane, e poi la Garfagnana, l'Appennino tosco-emiliano, il Valdarno e la valle del Serchio con le pianure puntinate di case che sembrano briciole perdute su una tovaglia stesa, il Monte Serra solitario e frastagliato ad impedire ai lucchesi la strada di Pisa, e giù e via, fin dove l'occhio vola più lontano fra realtà e suggestione fra visto e immaginato; da quassù la Toscana, come una carta geografica in scala 1:1 sembra srotolarsi sotto nostri i piedi, purtroppo la visibilità non è ottimale, non di meno quanto ci è dato di guardare lascia senza parole, e a queste altitudini l'essere umano dinnanzi a tanta grandezza, dovrebbe veramente riflettere sulla sua condizione di ospite di passaggio su questa benevola e fragile nave chiamata Terra.
   
Fig.4 La croce in vetta alla Pania
  Il crinale che separa gli ultimi passi dalla croce che sancirà anche la fine dell'ascesa è lungo ormai solo poche decina di metri, ai fianchi si aprono profonde vallate ora di roccia ora di macchia arborea, ancora un passo e finalmente eccoci ai piedi della croce, un assemblaggio di tubi arrugginiti tramite flange imbullonate che domina in altezza qualunque altra cosa nel raggio di decine e decine chilometri, sotto di essa omini di pietra sono stati ammonticati qua e la e bandierine tibetane si animano tremolanti sotto l'anelito del vento, ora non resta altro che concedersi qualche minuto di meditazione nel silenzio sublime della natura e prepararsi, senza troppa fretta, a intraprendere la lunga via del ritorno.

domenica 6 aprile 2014

2^ GRANFONDO DI FIRENZE 30 MARZO 2014



  

prefazione di Fabio Cappelli



Ogni tanto arrivano! Di quando in quando, mentre meno te lo aspetti, come le ormai rare rondini di primavera, o i dischi di Mina! Sono come messaggi chiusi in una bottiglia e affidati all'immenso oceano del web, sono perle dense di vivida sofferenza e immensa soddisfazione, nascono con le gocce di sudore stillate da ogni poro della pelle, da ogni spasmo muscolare appuntati come spilli nella memoria del nostro prode “Capitano”.

In questa bottiglia è arrivato un messaggio da sorseggiarsi piacevolmente come un thè pregiato; intanto c'è un amico, Michele, che ogni volta butta il cuore oltre l'ostacolo, che fa di un'esperienza, di questa esperienza un resoconto al quale tutti possono attingere, trovare ispirazione, carpire consigli o semplicemente riconoscersi dentro di essa, c'è poi un percorso baciato recentemente dalla storia del ciclismo, in queste strade l'iride mondiale ha impresso per sempre il suo sigillo indelebile col passaggio dei suoi più grandi campioni con l'edizione 2013 del Mondiale, e poi c'è lei... Firenze, capoluogo di questa stupenda terra di Toscana, città culla della rinascimento, fulcro universale d'arte e di cultura, i suoi tetti rossi, la cupola del Brunelleschi, la torre di Arnolfo e Ponte Vecchio, hanno riempito i televisori di mezzo Mondo offrendo ai telespettatori uno spettacolo di bellezza incommensurabile ! Michele scrive come se facesse una deposizione, unisce a dei dettagli di natura tecnico-pratica un cocktail di emozioni e piccoli aneddoti che faranno sentire il lettore dentro la gara. Io mi fermo qui e vi lascio alle sue parole









vissuto, ideato e scritto da Michele Musetti

Alè alè alè alè vai vai vai .. s’udia arrancando sull’ardita erta di via
Salviati
a zig zag procedevo onde evitar l’umiliante pied’a terra e rimediar dunque
losca figura al cospetto di cotanta gente che affollava l’ormai mitica
salita
mondiale, ma da combattente ferito da crampi e da orgoglio portai a termine
quella gloriosa e stupenda avventura…..

Domenica 30 marzo sveglia ore 6:00 anche se realmente sarebbero state le
5:00
visto che nella notte era scattata l’ora legale, e giù dal letto per una
colazione leggera, gli ultimi preparativi, la vestizione e la partenza in
macchina (con l’amata bici caricata la sera prima) in direzione di Firenze
zona
Cascine, punto dal quale oltre 2000 ciclisti si erano dati appuntamento per
una
lotta senza precedenti.
Il mio numero di pettorale era il 1625 e mi ero ripromesso di presentarmi
in
griglia quanto prima per non essere sempre fra gli ultimi e precludermi
così la
possibilità di accodarmi eventualmente a gruppi con dichiarati obiettivi di
classifica.
Ebbene ho notato che la GF di Firenze non inizia realmente dal momento in
cui
gli speaker dell’ organizzazione sanciscono il via ai nastri di partenza,
ma
posso testimoniare che le prime bagarre si sviluppano in FI-PI-LI. Avete
capito
bene, in superstrada, inondata fin dalle ore 7:00 da carovane di ciclisti
in
macchine dentro le quali si intravedono benissimo le specialissime
superleggere
arrocchettate nelle relative bauliere.
Arrivo in zona Isolotto, breve capatina al bagno del bar di turno per le
ultime necessità corporee scaturite probabilmente dalla tensione
agonistica.
Preparazione bici e via in griglia. Durante il percorso di avvicinamento in
griglia ho avuto, tra l’altro, il piacere di incontrare un conoscente,
anch’
egli in fase di preparazione, appartenente al gruppo di Santa Maria
“Empolivecchio” destinato poi a fare una gran bella prova nel percorso
lungo,
che comprendeva tra le altre avversità anche i passi del Giogo e della
Futa! Li
mortacci.!..
Bene! Torniamo a noi. Tutto come da programma, ore 8:10 in griglia tra i
primi
degli ultimi, ma con la possibilità di riagganciare fin dalle prime battute
gruppi convintissimi che mi precedevano.
L’organizzazione aveva più volte ricordato, sia su web sia nei minuti
precedenti la partenza che i primi 10 km avevano il solo scopo di
trasferimento
per godersi la passerella lungo le vie del centro storico fiorentino con
tranquillità senza rischiare di tirarci subito il calzino, con sfuriate,
scatti
e volate negli stretti passaggi della città gigliata fino allo Start
ufficiale
posto all’inizio della salita per Fiesole.
Dando ascolto a tali raccomandazioni infatti e come peraltro immaginavo
eccoti il via ufficiale ed eccoti nell’ aria un rumore di pneumatici che
stridevano a cattivo sull’ asfalto, con razzi che mi sfioravano a destra e
a
sinistra. Questa volta non mi sono tirato indietro, e mi sono buttato nella
mischia con l’intenzione di rimanere aggrappato ai gruppi di vertice e
cercar
in tutti i modi di fare una prova da protagonista. Mi fiondavo sul pavè
cittadino con veemenza inaudita e disprezzo del fair play a tutti gli
effetti.
Turisti, passanti, tifosi, appassionati ci applaudivano e ci incitavano.
Era
uno spettacolo nello spettacolo. Piazza del Duomo, via Tornabuoni, i
lungarni,
luoghi magnifici tutti a nostra disposizione. Un serpentone colorato e
variegato che che si districava lungo le vie storiche più importanti della
città. Riuscivo a vivere l’emozione dell’evento in contemporanea
all’adrenalina
sportiva che ne scaturiva.
Ma eccoci all’ inizio della salita per Fiesole, salita che poi continuerà
fino
allo scollinamento di Le Croci. Stavo bene e salivo in scioltezza col 50-21
(forse questo rapportone me lo sono poi ritrovato indigesto a fine gara)
con i
battiti a 160 sverniciando diversi antagonisti, elevandomi a essere
superiore
nei loro confronti, ma con tanti altri che mi riportavano poi alla realtà
surclassandomi nettamente. Così fino a Le Croci riuscendo ad aver mantenuto
quella posizione che mi ero prefissato. Inizio la discesa dove onestamente
ho
delle lacune tecniche e mentali che mi inducono a giocare in difesa e
cercar di
limitare il gap che questa specialità mi riserva. Diversi davanti a me
spariscono a poco a poco curva dopo curva, ma raggiunta la pianura mi resi
conto di esser riuscito a restare alle calcagne di un folto gruppetto che
mi
avrebbe poi aiutato ad affrontare il percorso pressoché pianeggiante, ma
non
esente da vari intervalli ondulati passando dall’ autodromo del Mugello
prima e
percorrendo la strada che costeggia il lago di Bilancino dopo.
Anche se il gruppo che si era formato appariva convinto nella
collaborazione
fra i vari componenti con cambi a intervalli regolari che indicavano la
volontà di voler quantomeno provare a riprendere i gruppi di vertice, se ne
notavano i limiti atletici in quanto la velocità si stabilizzava intorno ai
39/40 km/h e con quell’ andatura era scontato il dilagar del distacco da
chi ci
precedeva. Bivio percorso lungo / corto, il gruppo di circa 40/50 unità si
disgrega e per il corto rimaniamo circa in 30. La collaborazione procede
ancora
e a un certo punto lungo la strada che costeggia il lago possiamo notare in
lontananza, ma parecchio più avanti, pressoché dalla parte opposta della
sponda
(penso a circa 10 minuti) il gruppo di testa con le vetture e le moto al
seguito. Quello era il nostro obiettivo. Tutti ce ne accorgemmo e così si
sprecavano i commenti….dai si ripigliano! …non sono mica tanto
lontani!....ma
poi anche…fino lì ci posso anche arrivare, ma poi mi butto in acqua! …..
stiamo calmi si deve ancora affrontare la salita di Pratolino!.. e così
via..
Certo per me era già una gran bella soddisfazione trovarsi a metà corsa
alle
costole del gruppo di testa…Non mi era mai capitato di essere così tanto
vicino
al cuore di una competizione ciclistica, e me la godevo tutta!!….ma il
distacco
continuava ad aumentare.
Si prospettava all’ orizzonte la salita di Pratolino, culmine dal quale poi
saremmo scesi in picchiata verso Firenze dove ci aspettava il suicidio di
massa
chiamato via Salviati…. Sapevo che si trattava di un muro ostico, ma
cosi!...
Un passo alla volta. Prima Pratolino. All’ inizio dell’ ascesa riuscii a
mantenere, per un buon tratto, una discreta andatura restando con i
migliori
del gruppo, ma col passare del tempo i miei limiti di resistenza fisica si
riproponevano crudelmente come sempre. Inizi di crampi ogni dove mi stavano
terrorizzando, ma cercavo di far finta di niente e continuavo incosciente
nella
mia azione. Brutto errore! Sempre più forti i morsi ai polpacci e al retro
coscia…cercavo di dargli respiro scalando i rapporti, ma quando poi ti
ritrovi
col 36/28 e insisti nel voler scalare ancora, bè allora sei arrivato alla
frutta! Come si dice in gergo hai fatto la botta. Butti l’ancora e speri in
un
qualsiasi miracolo, percepisci il minimo alito nel vento contrario anche se
non
si muove foglia, speri in un minimo tratto di strada che possa spianare e
farti
riprendere fiato e preghi e preghi ancora di arrivare in cima il prima
possibile per poter recuperare la condizione fisica sfruttando la
successiva
discesa, ma più il tempo passa e più vai piano e più vai piano e più ci
vuole
per arrivare in cima, è un serpente che si morde la coda…E ancora non
sapevo
cosa mi aspettasse realmente! Mi vedevo risuperare da tanti, tanti
ciclisti
che avevo fatto fessi! e che pensavo di non rivedere più. In pratica mi
stavo
rimangiando tutto il bel lavoro fatto fino a quel momento. Pazienza,
pensai, ma
poi fanculo esclamai! e dai ancora i crampi, spingevo con la gamba destra
perché avevo i morsi a sinistra, e poi al contrario…e mi continuavano a
superare.. Finalmente il gran premio della montagna e via per la
discesa…..Non
mi ero mai sentito così realizzato come in quel momento…Mentre scendevo non
senza difficoltà pensavo a via Salviati, ultima asperità, ma non ero tanto
preoccupato in quanto dopo molti km di discesa avrei sicuramente recuperato
le
forze per fare quei terribili e soli 600 metri. Pensavo male. Dopo un
percorso
di 90 Km. fatti a tutta e finita questa discesa curva secca a dx
e….ihiihihi…..
cos’è ? una parete di cui non si vedeva la cima. La via era gremita di
gente
ai suoi lati. Ciclisti che procedevano a piedi, altri ritti sui pedali in
precario stato di equilibrio, altri che procedevano a zig zig, era un campo
di
battaglia ed io in prima linea!!! Provai a mantenere per un po’ il 36/24,
ma
dopo 2/3 metri cloc il 28 (mitico fidato alleato!) avevo fatto appena 20/30
metri e procedevo a 10 km/h e i crampi ricominciarono subito ad
accompagnarmi. O mamma! o come fo ad arrivare in queste condizioni fino in
cima? Intanto un ciclista che mi stava affiancando gettò la spugna e
dicendo:
Basta gli vo in c..! si fermò e scese. I crampi diventarono sempre più
presenti
fino a sfociare spaventosamente nel retro coscia sinistro. Volendo
assecondare
il mio orgoglio piuttosto che mettere il piede a terra davanti a quella
coltre
di gente, presi la decisione di procedere a zig zig occupando tutta la sede
stradale e putando letteralmente la gente prima di un lato e poi dell’altro
lato della strada. Sono sempre stato in conflitto sullo scendere o sul
continuare. C’è stato un istante in cui ho fermato i pedali, ma poi ho
ripreso
subito a far girare le gambe….intravedevo l’arrivo ed ero sempre pervaso
dalla
voglia di scendere, ma picchia e mena riuscii ad arrivare all’ obbiettivo
prefissato..Passando sotto la torre della speaker, ella ebbe un filo di
compassione e volle premiare la mia fatica con: vogliamo fare un ulteriore
grandissimo applauso a questi atleti che ce l’ hanno messa davvero
tutta!!...
io accennai ad un sorriso, ma i crampi anche alle sopracciglia (vi giuro)
mi
negarono anche un piccolo cenno di ringraziamento per
quell’incoraggiamento…..
Soddisfazione immnensa!! Poco dopo l’arrivo trovai lo stand della red bull
dove la offrivano a gratis….ma guarda! Mi cacciarono come fossi stato un
ubriacone da bar: via ora basta via vai vai !….. Staccai il gomito dal
tavolo
che mi reggea la testa poggiato sulla guancia a storcer la bocca e
barcollando
mene andai…
Partecipanti circa 2000. Classificato 341° su 1006 del percorso corto 95Km.
Mi sono già iscritto per l’anno prossimooooo!!!!!!!

mercoledì 26 febbraio 2014

PRIMA DI TUTTO LA SICUREZZA




di Fabio Cappelli

La bella stagione si avvicina, febbraio volge al termine e le prime avvisaglie della Primavera bussano alle porte di un Generale Inverno che quest'anno, in verità, non ha mai veramente intimorito per via delle sue temperature che si sono dimostrate nettamente al di sopra delle medie del periodo; in compenso il gelo ha lasciato spazio a piogge torrenziali che hanno trasformato le nostre campagne in immensi acquitrini; augurandoci, giunti a questo punto, che il peggio sia passato, vale la pena iniziare a pianificare un calendario di escursioni in giro un po' ovunque nella nostra bella regione.
Premesso quanto sopra, mi preme affrontare a tal proposito un tema spesso relegato in secondo piano dai molti amici biker's; questi infatti, presi come sono dall'euforia di pregustarsi l'ebrezza di vertiginose discese a capofitto giù per sentieri e single track, dimenticano il principio cardine che li deve guidare in ogni uscita, la “sicurezza”, volendo intendere cioè con questo termine tutta quella serie di accorgimenti atti a prevenire, limitare o risolvere le situazione di pericolo alle quali ci si espone montando in sella.
Laddove quindi vi apprestiate ad affrontare sentieri ignoti, distanti da casa, in località delle quali non avete punti di riferimento affidabili (ma anche per una semplice e ordinaria uscita domenicale), conviene tenere ben presente i punti di seguito riportati:

  1. fatevi un elenco delle cose utili: prima ancora di qualsiasi escursione compilate un vostro elenco personalizzato di cose indispensabili, o anche solamente utili ( “*” vedi esempio) dopodiché in maniera molto semplice ed immediata, scorrendoli uno ad uno, potrete così agevolmente selezionare quelli di cui avrete davvero bisogno in quella uscita, e quelli che potranno esserlo in altre escursioni; credetemi, è antipatico, dopo aver passato molto tempo in auto per giungere nel luogo di partenza, accorgersi, solo al momento in cui iniziamo a prepararci per salire in sella, che ci si è dimenticati qualcosa a casa!!
  2. mettete sempre il casco: il casco è un salvavita, vien da se che ogni altra considerazione è superflua.
  3. le escursioni si eseguono in gruppo: a parte il fatto che questo tipo di esperienze è oltremodo piacevole da condividere con gli amici, è molto rischioso avventurarsi in luoghi poco conosciuti e scarsamente frequentati da altre persone, solo in compagnia di noi stessi.
  4. pianificate l'itinerario nei dettagli: non improvvisatevi degli esploratori, in alternativa affidatevi a persone la cui conoscenza dei luoghi è certa.
  5. dite dove andate: se non resistete alla tentazioni di andare da soli, non partite almeno senza lasciar detto a qualcuno di fiducia dove state andate, con buona approssimazione anche sull'itinerario che intendete affrontare.
  6. controllate le previsione meteo per evitare spiacevoli sorprese.
  7. rispettate il codice della strada
  8. verificate lo stato di manutenzione della vostra mountain bike. Controllate che il telaio non abbià criticità strutturali di rilievo, accertatevi che le viti siano ben strinte, controllate la catena, i mozzi, l'usura dei pneumatici etc.
  9. portate con voi uno zaino con la seguente attrezzatura di base: cellulare (carico!!), soldi, smaglia catena, kit antiforature (bombolette gonfia e ripara, pompetta per gonfiare, camera d'aria, levette per togliere i copertoni...), set di chiavi multiuso, kit pronto soccorso, fischietto, k-way e/o giubbino antivento, alimenti, piccola torcia.
  10. coscienza e buon senso. Per tutto quanto non contemplato qui sopra provvedete a mettere in movimento i vostri neuroni per non essere vittime di spiacevoli sorprese.



"*"
abbigliamento di ricambio
acqua
bagnoschiuma
bandana
barrette energetiche
bevanda energetica
bomboletta gonfia e ripara
borraccia
calzini estivi
calzini invernali
camera d'aria
cappuccio
cardiofrequenzimetro
casco
ciclocomputer
faretto
fascia per il collo
fazzoletti di carta
giubbino anti-vento
gps
guanti estivi
guanti invernali
k-way
kit di pronto soccorso
kit per forature
maglia a maniche corte
maglia a maniche lunghe
occhiali
pantaloncini corti
pantaloncini lunghi
pompetta
salviette
scarpe
smaglia catena
soldi
t-shirt termica
trousse di chiavi assortite
zaino

lunedì 18 novembre 2013

CICLOTARTUFANDO 2013




scritto da Fabio Cappelli

 
Come da calendario, domenica 17 novembre ha avuto luogo la seconda edizione di Ciclotartufando a San Miniato, anche quest'anno l'organizzazione è stata curata dal CAI di Pontedera che nelle persone di Alessandro Taverni, noto professionista del comprensorio sanminiatese che ha vestito per l'occasione gli abiti di guida ufficiale dell'evento e Sonia Montagnani pontederese DOC nonché provetta escursionista d'alta quota prestata per un giorno alle ruote grasse, ha visto come luogo di ritrovo il piazzale del Sombrero a San Miniato Basso.
Contrariamente allo scorso anno la mia sveglia stavolta è suonata puntuale, niente imprevisti ne sorprese dell'ultimo minuto, quindi, così come prestabilito, alle 8:20 da La Scala, io e mie amici David, Michele e Stefano ci siamo diretti nel luogo prestabilito per unirci all'allegra brigata, appena giunti in loco è stata una piacevole sorpresa constatare che il numero dei partecipanti, rispetto alla prima edizione, è più che raddoppiato, una rapida conta indica una cinquantina di partecipanti, ma forse la cosa più bella è vedere la notevole frammentazione di persone che vi partecipano, bambini e over 60, donne e uomini, ex campioni e soggetti alle prime armi, tutti uniti dalla passione per la bicicletta e la natura, mi guardo un po' intorno e vedo tante facce nuove vicine ad altre che già conosco, anche quest'anno ci sono Francesco con suo babbo, Maurizio dei Glemas di Montopoli spalleggiato a questo giro anche dal figlio, molti componenti del CAI Pontedera, e poi ci sono Stefano “Daccordi” (che riconoscerò solo più avanti a giro iniziato), il nutrito gruppo di Ponte a Elsa e tanti altri ancora.
Contrariamente ai bollettini meteo consultati la sera precedente, che promettevano sole, il cielo si è invece dimostrato particolarmente avaro dei tanto sospirati tiepidi raggi essendo rimasto completamente velato per gran parte del giro, ma bando alle ciance la pedalata ha inizio...pronti via! Si parte!! Alle 9:00 in punto il serpentone variopinto, come una nave ferma nel porto, molla finalmente gli ormeggi a guadagnarsi il mare aperto; quest'anno, e ritengo sia un bene, non sono state distribuite le anonime pettorine arancioni che appiattivano l'identità dei singoli partecipanti, ognuno invece ha portato con la propria maglia colorata uno spicchio di vivacità sulle strade di questa uggiosa giornata autunnale.
La prima asperità a cui il gruppo è andato incontro, a pochi chilometri dalla partenza, è stata la salita di Bauli, che dalla valle omonima, imboccata poco prima all'altezza della Catena, s'impenna improvvisamente per ricongiungersi alla soprastante strada delle Colline; fin da subito non ci siamo fatti mancare nulla fra intoppi tecnici, inspiegabili ritiri e un'inevitabile lunga sosta che tuttavia non hanno minimamente scalfito il morale dei tanti prosecutori, continuando il tour per la vicina via di Paesante; scollinato il promontorio e giunti nella piana de La Serra abbiamo imboccato la fangosa via delle Gronde, da qui, il gruppo, allungatissimo, si è di nuovo inerpicato per una classica strada di campagna di questa zona, via Mugnana e Scorno.
Ricompattate le schiere in località Moriolo, dove due biker's in erba hanno dato prova delle loro indubbie doti tecniche e di coraggio buttandosi a capo fitto giù per un ripido ciglione, abbiamo avuto modo di incrociare sul nostro cammino anche il gruppo degli MTB 100%, biker's locali che hanno fatto della mountain bike una filosofia di vita sotto la guida sicura del loro team leader ed amico Filippo G.; ripartiamo! Viriamo in una stretta curva a gomito per via Bramasole, una bella strada sterrata adagiata su un crinale dal quale s'intravede ogni tanto la valle dell'Egola, dopo una serie di continui saliscendi fra profonde pozze d'acqua e spessi tappeti di foglie arriviamo in località Collebrunacchi, di qui in discesa, lungo una sinuosa, quanto viscida strada asfaltata andiamo a riprende lo stradone di fondo valle Genovini-Corazzano, anche qui il tempo necessario per serrare le fila e si riparte svoltando a destra per poi piegare nuovamente dopo poche centinaia di metri, stavolta a sinistra, per località Fornacino.
A questo punto Alessandro è costretto, un po' per gli orari obbligati, un po' per un cielo malandrino che a tratti rovescia su di noi una pioggerellina fine quanto insidiosa, a prendere decisioni che porteranno inevitabilmente a rimaneggiare il giro pianificato inizialmente, viene quindi deciso, con buona pace di chi odia le salite ostiche, di arrampicarci a Gello passando per la greppa che costeggia la stupenda Pieve di San Giovanni a Corazzano, questa via inizialmente asfaltata si aggrappa sulla collina con pendenze velenose, poi spiana su strada sterrata circa un chilometro più in su, per poi inclinarsi nuovamente su un fondo dissestato fino allo scollinamento; l'acido lattico avvelena i muscoli, sparpagliati in piccoli gruppetti, con le gambe tagliate dalla stanchezza, arrancando chini sul manubrio, tutti i prodi ciclonauti arrivano in vetta.
Qui Michele M. ci lascia, non senza aver dato prova come sempre è accaduto, delle ormai risapute doti di grandi capacità atletiche e soprattutto di una importante duttilità mentale, passando dalla più amata bicicletta da corsa, alle estemporanee ma mai disdegnate uscite in mountain bike, lo salutiamo lasciandolo sulla via del ritorno in compagnia di un suo compaesano, noi invece proseguiamo all'interno di un gruppo sempre più schiccolato verso San Quintino, li ci aspetta un agognato quanto meritato ristoro, passiamo davanti alla fattoria di Mellicciano e poi giù fino all'imbocco della Francigena, proseguiamo fino all'altezza di Campriano, poi dopo aver oltrepassato una modesta salita procediamo per località Capo di Vacca; qui transitiamo per quella che io ritengo essere una delle strade di crinale più suggestive e panoramiche della zona, dinnanzi a noi infatti si parano i profili frastagliati delle Alpi Apuane e gli Appennini massicci e smussati, sulla nostra destra giace la Valdelsa, contornata dalle colline empolesi e più in la il Montalbano, a sinistra i poggi di San Miniato che culminano col colle più alto che custodisce il centro storico della città, teatro fra l'altro in questi giorni della Mostra del Tartufo Bianco da cui questa iniziativa mutua il nome, poi lo sguardo si perde nell'inconfondibile skyline dei monti pisani fino ad un immaginario orizzonte che si perde verso il mare.
Finalmente a San Quintino! Una bella e gentile ragazza ci accoglie, sorride e finalmente anche un raggio di sole si fa spazio tra le nuvole, davvero una bella coincidenza! Uno dopo l'altro arriviamo presso l'imponente struttura che è anche una delle fattorie più conosciute del comprensorio, veniamo invitati dalla ragazza ad entrare all'interno di una reception dove in una stanza adiacente, dall'aspetto caldo e accogliente, è allestito un tavolo imbandito di prelibatezze, vassoi colmi di fette di pane, pezzi di schiacciata, salame, soppressata, formaggi ed olive si parano dinnanzi ai nostri sguardi increduli, senza farci pregare troppo apriamo le danze, una selva di mani si allunga verso il tavolo, in un brusio di bocche piene le mascelle si stringono come morse, viene offerto anche del vino che scalda subito gli animi, in men che non si dica i vassoi vengono ripuliti, le facce che pochi minuti prima erano entrate contrite e stanche per le fatica ora sono rilassate e soddisfatte, ci prendiamo il tempo di scattare qualche foto di gruppo poi dopo aver ringraziato per la cortese accoglienza, carichi e rifocillati riprendiamo la strada andando incontro al finale di giro.
Percorriamo qualche centinaio di metri a ritroso, incrociamo di nuovo la via Francigena per dirigerci verso il Poggio Tagliato, è qui che prima di ritrovare la strada asfaltata un componente della spedizione è vittima di una brutta caduta senza fortunatamente conseguenze per il diretto interessato ma che lascia segni pesanti sulla bicicletta, per lui che pare ineluttabilmente condannato a un ritorno lento e in solitudine Ciclotartufando sembra destinato a finire qui! Poi dal gruppo qualcuno si fa avanti, con un minimo d'intraprendenza e un pizzico di fortuna si riesce, se non a riparare, quanto meno a gestire l'imprevisto per assicurargli un ritorno comodo all'auto, quindi tutti in sella e si riparte!!
L'orologio ormai segna le ore 13:00, Stefano B., che ha voluto onorare anche quest'anno con la sua presenza la seconda edizione di Ciclotartufando, all'altezza di Calenzano scende verso casa, lo attende un pomeriggio allo stadio a tifare Empoli, non avuto modo di salutarlo, quindi spero di rivederlo presto in sella in qualche altra bella uscita domenicale, si sgancia anche Fabio F., un amante del fuori strada conosciuto in questo frangente, che giunto in corrispondenza della frazione sopracitata ci saluta perché casa sua è li a venti metri, noi superstiti proseguiamo alla volta di San Miniato, anche qui un po' alla spicciolata ci ricompattiamo, ormai siamo all'epilogo dell'escursione, incuneandoci uno dietro l'altro in fila indiana lungo il single track della Francigena poco sotto il Comando dei Carabinieri, arriviamo in men che non si dica a San Miniato Basso, in attesa che tutti rientrino mi soffermo a parlare con Stefano “Daccordi” B. e un'altro biker di cui non conosco il nome, nel frattempo arriva di buona lena anche David A.F., che non ha mollato fino alla fine, tosto e indomabile, la sua presenza è sinonimo di affidabilità, se parte di sicuro non cerca scorciatoie verso la via di casa, se parte arriva in fondo... sempre! E pensare che fino a poco più di un anno fa in bicicletta non c'era quasi mai salito, anche io e lui ci sganciamo dal gruppo per far ritorno a casa.
A questo punto non mi resta che inviare i saluti a tutti i partecipanti che hanno contribuito a rendere un successo l'edizione 2.0 di Ciclotartufando; vorrei concludere permettendomi di sottolineare che, vista la positiva risposta proprio da parte dei presenti, possibile preludio negli anni a venire di un sempre maggior successo di questa bella iniziativa, è auspicabile un'interpretazione più in linea con le esigenze dei ciclo-amatori da parte degli organizzatori, con la certezza che queste parole sapranno essere tradotte nella maniera giusta chiudo questo intervento con un arrivederci a Ciclotartufando 2014. 

PS: da qualcuno dei presenti a Ciclotartufando che ringrazio, ho già ricevuto alcune foto dell'escursione, chiunque ne possegga di altre le può inviare alla mia mail.

venerdì 15 novembre 2013

IL VESTITO NUOVO DEGLI SVALVOLATI

Fig. 1. la maglia ufficiale degli Svalvolati in MTB.



Sotto il veemente impulso del loro leader Andrea, gli Svalvolati in MTB di Ponte a Egola, operosa frazione del Comune di San Miniato hanno trovato una giusta sintesi di linee e colori per quella che d'ora in avanti sarà il completo ufficiale del gruppo.
La maglia così come riportata nella fig.1. è ovviamente integrata da pantaloncini corti con imbotitura anatomica; del completo, su richiesta, ne è stata realizzata anche una versione invernale.